Aprirsi per ricevere conforto: non respingiamo la tristezza

Alberto Penna Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman, la tristezza è una delle emozioni fondamentali. Viene attivata nel momento in cui...

di ALBERTO PENNA
18 maggio 2025
Alberto Penna Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman, la tristezza è una delle emozioni fondamentali. Viene attivata nel momento in cui...

Alberto Penna Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman, la tristezza è una delle emozioni fondamentali. Viene attivata nel momento in cui...

Alberto

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Secondo lo psicologo statunitense Paul Ekman, la tristezza è una delle emozioni fondamentali. Viene attivata nel momento in cui subiamo una perdita. Questo termine, perdita, racchiude alcune situazioni rilevanti delle nostre esistenze: il lutto di una persona cara, la separazione da una relazione importante, il trasferimento di un amico in un’altra città. Anche quando una relazione va in crisi proviamo tristezza.

Ho usato l’espressione “viene attivata” di proposito, in quanto la tristezza si accende a prescindere che noi ce ne accorgiamo o no. Per quanto noi vogliamo respingere un’emozione, è la situazione di vita che schiaccia il tasto. Se abbiamo una perdita, arriva la tristezza. Questo perché le emozioni non si possono sopprimere, ma solo ignorare. Non siamo maghi: non è che se vogliamo far sparire una cosa, questa sparisce senza lasciare traccia.

L’unica scelta che abbiamo è come possiamo utilizzare l’emozione che compare, tristezza inclusa.

Partiamo dallo scenario di una tristezza che ci permettiamo di ascoltare e poi di esprimere. Questa comunicazione cosa provoca nei nostri interlocutori? Chi ci è vicino si sentirà di darci una mano, un sostegno, un conforto. Anche se la tristezza viene causata da una separazione che non possiamo contrastare (per esempio se veniamo lasciati), la vicinanza di un amico la alleggerisce e non ci fa sentire soli.

Per noi uomini questo percorso non è facile, in quanto è più frequente che ci vergogniamo di sentire la tristezza. Siccome la vergogna è a sua volta un’emozione non facile da reggere, agisce come un inibitore delle altre. Se ci vergogniamo di qualcosa, normalmente la nascondiamo. Potremmo quindi essere portati a non volerla esprimere.

In questo secondo scenario saranno pochi o nessuno quelli che conosceranno il nostro stato interiore sofferente, per cui sarà difficile ricevere vicinanza e conforto. Quindi saremo anche soli di fronte a questo fatto avverso della vita.

Il risultato finale di questi due scenari è molto diverso. Nel primo caso avremo ottenuto vicinanza e conforto, nel secondo lontananza e solitudine. Che si aggiunge alla tristezza di partenza.

Detta così quest’ultima non sembra una scelta tanto utile e saggia, eppure è più frequente di quanto possiamo immaginare. Nell’idea di apparire forti di fronte alle avversità della vita, sono proprio le persone che resistono alla tristezza a pagare il prezzo più alto.

Di solito questo percorso porta ad un corollario in più, la comparsa della rabbia o dell’irritazione, perché il peso della tristezza e del dolore non possono essere fatti sparire.

Il paradosso di questo percorso delle emozioni è che mostrando, a chi scegliamo, la nostra vulnerabilità, otterremo come risultato finale una riconquista più efficace del nostro equilibrio in tempi più brevi e una maggiore intensità delle relazioni che abbiamo intorno.

Se l’evoluzione ci ha dotato delle emozioni, avrà avuto le sue buone ragioni. Ignorarle non è saggio, anzi di solito è pericoloso.

* psicologo

e psicoterapeuta

di coppia e familiare