Allergie crociate nei bambini: il fenomeno in aumento che preoccupa pediatri e genitori

Un disturbo che manda in tilt il sistema immunitario. Ecco come riconoscere i primi sintomi e prevenire l’aggravamento. Ne soffre fino al 40% dei ragazzini in età pediatrica

di VALERIA PANZERI
9 aprile 2025
Allergia crociata: sintomi e cure

Allergia crociata: sintomi e cure

Le ‘allergie crociate’ rappresentano un fenomeno complesso ma sempre più frequente, soprattutto in età pediatrica. Riguardano reazioni allergiche innescate da sostanze apparentemente diverse tra loro, come i pollini e alcuni alimenti di origine vegetale, che condividono strutture proteiche simili.

Questo tipo di risposta immunitaria è in forte aumento può coinvolgere anche neonati e bambini piccoli, richiedendo particolare attenzione da parte dei genitori e dei pediatri per prevenire complicazioni.

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Che cosa sono le allergie crociate?

Le allergie crociate sono il risultato di una ‘confusione’ del sistema immunitario, che riconosce come minacciosi due allergeni diversi ma strutturalmente simili. Nel caso specifico, il sistema immunitario di una persona sensibilizzata a un certo tipo di polline potrebbe reagire in modo simile anche a certe proteine contenute in frutta, verdura o altri alimenti vegetali.

Questo succede perché il nostro organismo riconosce solo alcuni frammenti di proteine – detti epitopi – e se questi frammenti sono presenti in allergeni diversi, come un polline e un frutto, il sistema immunitario può attivarsi erroneamente anche contro l’alimento. Ad esempio: chi è allergico alle graminacee può manifestare reazioni anche con grano, melone, piselli, patate, arance, pomodoro, peperoni e arachidi. Un altro grande classico è la reazione incrociata tra polline di betulla e mela, spesso causa della cosiddetta Sindrome Orale Allergica (SOA).  

I sintomi: come riconoscere i segnali nei bambini

Nei bambini le manifestazioni di allergia crociata possono variare da lievi a severe. I sintomi si sovrappongono spesso a quelli delle allergie respiratorie, già ben conosciute in età pediatrica. Sintomi più comuni: prurito a labbra, palato e gola; gonfiore a labbra e lingua; rossore o lesioni nel cavo orale; congiuntivite, rinite e tosse; disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea); orticaria o rush cutanei; difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, shock anafilattico La Sindrome Orale Allergica (SOA) è una delle prime manifestazioni da tenere sotto osservazione. Si presenta soprattutto in soggetti già sensibilizzati ai pollini, con sensazioni di formicolio o bruciore nella bocca subito dopo aver mangiato certi frutti o verdure crude.  

Un problema in crescita

Secondo i dati della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), fino al 40% dei bambini sotto i 14 anni presenta una qualche forma di allergia. L’incidenza è in aumento, spinta da numerosi fattori ambientali e comportamentali: inquinamento, alimentazione scorretta, stress, fumo (attivo e passivo), uso eccessivo di farmaci e igiene ambientale eccessiva.

Un ruolo fondamentale è giocato anche dalla genetica: se uno o entrambi i genitori soffrono di allergie, il rischio per i figli aumenta considerevolmente. Tuttavia, è l’esposizione ambientale che sembra essere decisiva nell’attivazione della risposta allergica.

Diagnosi precoce: la chiave per intervenire in tempo

Individuare un’allergia crociata nei bambini non è sempre immediato, soprattutto perché alcune reazioni alimentari si manifestano anche diverse ore dopo l’assunzione del cibo. I segnali a cui i genitori devono prestare attenzione includono: presenza ricorrente di eczema; episodi di vomito o diarrea dopo l’ingestione di certi alimenti; sintomi respiratori stagionali (legate alla fioritura). Il primo passo è sempre un consulto con il pediatra, che potrà indirizzare la famiglia verso un allergologo pediatrico per test specifici e valutazioni approfondite.

Prevenzione primaria

"E' scientificamente provato che interventi precoci sulla dieta e sulle abitudini di vita delle future mamme e dei bambini entro le prime 4 settimane dalla nascita riducono il rischio di sviluppare allergie nel corso della crescita" spiega Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù. Ecco i comportamenti consigliati nell'ambito della prevenzione, soprattutto primaria: allattamento al seno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita, se possibile; smettere di fumare, già durante la gravidanza: il fumo è un potente fattore di rischio per lo sviluppo di malattie allergiche, nei neonati a rischio allergico (es. con familiarità), quando il latte materno non è disponibile, si possono utilizzare formule idrolizzate a basso potere allergenico. L’introduzione nella dieta di probiotici e prebiotici (es. yogurt, latte fermentato) può supportare il sistema immunitario e ridurre la predisposizione alle allergie, soprattutto per quanto riguarda la dermatite atopica, come indicato anche dalle linee guida della World Allergy Organization. Un ambiente pulito ma non eccessivamente sterile è preferibile: evitare tappeti, moquette, peluche in camera da letto e mantenere bassa l’umidità ambientale. In bambini con eczema, prestare attenzione particolare all’igiene e alla qualità dell’aria  

Comportamenti sicuri e vaccini antiallergici per i piccoli pazienti

Durante i periodi di maggiore presenza di pollini nell’aria, è consigliabile che i bambini allergici evitino di consumare gli alimenti correlati a quel polline. Se durante l’assunzione di un alimento si manifestano prurito alla bocca o fastidi alla gola, è opportuno interrompere subito l’assunzione e consultare un medico. In alcuni casi selezionati, è possibile ricorrere alla vaccinazione antiallergica (immunoterapia specifica), che può ridurre sia i sintomi respiratori che quelli alimentari legati all’allergia crociata.  

Test di ultima generazione e corretta presa in carico

I genitori, in collaborazione con pediatri e allergologi, giocano un ruolo fondamentale nel monitoraggio, nella gestione quotidiana e nella prevenzione delle reazioni allergiche, proteggendo così la salute dei più piccoli fin dai primi giorni di vita. Vi sono diverse strutture, in Italia, in cui team multidisciplinari indagano già dal primo mese di vita il quadro allergologico del neonato. 1 bambino su 50 è allergico a uno o più alimenti e, nel 16% dei casi, in forma grave: proprio per questa categoria di piccoli allergici all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù è stato introdotto l’innovativo test di attivazione dei basofili (BAT test), che permette di simulare in laboratorio le reazioni allergiche senza esporre il paziente a rischi. Si tratta di uno strumento che fornisce informazioni cruciali sulla potenziale gravità della risposta dell’organismo a un alimento ed integra gli strumenti oggi disponibili al Bambino Gesù per valutare la presenza di un’allergia alimentare: i test cutanei (prick test), il dosaggio delle IgE nel sangue, ovvero gli anticorpi specifici che innescano la reazione allergica e il test di provocazione orale che consiste nella somministrazione di allergeni sotto la supervisione del medico, oggi considerato il gold standard per la diagnosi di allergie alimentari. "Grazie a questo nuovo, importante strumento diagnostico – spiega il prof. Fiocchi – possiamo definire con maggiore precisione il profilo di rischio di ciascun bambino e individuare la strategia terapeutica più adeguata, che oggi include l’evitare gli alimenti a cui si è allergici, la desensibilizzazione orale ovvero l’introduzione pilotata dell’alimento, tramite specifici preparati, per innalzare la soglia di tolleranza e, in alcuni casi selezionati, terapie avanzate come il farmaco Omalizumab che mantiene innocue le IgE circolanti nell’organismo".