Alimenti raffinati stuzzicano il palato, difficile farne a meno
Carboidrati e grassi processati stimolano la produzione di dopamina nel cervello con un meccanismo gratificante
Patatine, popcorn, biscotti, bevande gassate e snack zuccherati: sono un po’ come le ciliegie: uno tira l’altro. Ma, a differenza dei golosi frutti estivi con poche calorie e tanti sali minerali e vitamine, il cosiddetto cibo ultra-processato infarcito di additivi e coloranti, alla lunga e in quantità massicce, può comportare problemi, dall’incremento di peso all’aumento del rischio di patologie cardiache. Da una nuova ricerca pubblicata sul British Medical Journal emerge che, talvolta, scatta una vera e propria dipendenza.
Dipendenze
Lo studio è stato guidato dal Ashley Gearhardt dell’Università del Michigan. Già nel 2009 l’esperta ha creato la Yale Food Addiction Scale, una scala ad hoc per misurare la dipendenza dai prodotti ultra-lavorati. Gearhardt ha spiegato di aver riadattato ai prodotti alimentari molto elaborati e lavorati industrialmente dei criteri diagnostici usati di solito per sostanze come gli alcaloidi.
I parametri includono un consumo eccessivo e prolungato nonostante le conseguenze negative sull’organismo, la perdita di controllo, desideri intensi e sintomi di astinenza. In base al metodo applicato da Gearhardt e dal suo team, se una persona aveva registrato due o più sintomi nell’ultimo anno, accompagnati da “un significativo disagio o uno stato di compromissione”, ciò veniva classificato come dipendenza alimentare.
Dopamina
Un altro autore dello studio, Chris van Tulleken, ha spiegato: “Certi prodotti non rendono dipendente chiunque, indistintamente. Quasi il 90% delle persone può provare alcol senza sviluppare una relazione problematica; molti possono provare sigarette, o persino cocaina”. Allo stesso modo, non tutti coloro che consumano cibi ultra-processati svilupperanno una dipendenza, ma, secondo gli studi attuali, tendenzialmente lo farà un soggetto su sette, che non riuscirà a farne a meno.
“Quando le persone sperimentano una forma di dipendenza alimentare, questa è quasi sempre legata ai cibi ultra-processati”. Hanno aggiunto i ricercatori: “I carboidrati o i grassi raffinati provocano livelli di dopamina extracellulare nel cervello simili a quelli osservati per le sostanze in grado di creare dipendenza”. Sulla base di questi parallelismi comportamentali e biologici, gli alimenti che contengono alti livelli di questi elementi, risultano ottimi candidati a provocare assuefazione.
Mix di ingredienti
Gli scienziati non hanno identificato una sostanza chimica specifica responsabile della dipendenza alimentare. “Non è una sola molecola che crea dipendenza”, ha dichiarato Van Tulleken. “Le persone possono essere dipendenti, per esempio, dalla cola dietetica, dalla pizza con bordo ripieno o dalle barrette di cioccolato”. Gli studiosi, cioè, concordano sul fatto che è improbabile che sia una singola sostanza chimica, come il saccarosio, la colpevole a favorire una dipendenza in una persona, ma che essa sia dovuta soprattutto all’interazione di più ingredienti presenti in un cibo ultra-lavorato.