Dal sapore delicato e ricche di calorie e grassi buoni, possono purtroppo nascondere grosse insidie per alcuni pazienti particolarmente sensibili alle loro componenti
A volte, all’interno del proprio piano alimentare sviluppato da un nutrizionista, è possibile trovare anche le arachidi, un tipo di frutta secca dalle mille proprietà e dall’alto contenuto calorico che, di norma, viene consigliato in dosi ridotte come spezzafame a metà mattinata o nel pomeriggio. È comunque cruciale avvisare il nostro dietista di fiducia rispetto alla presenza di eventuali allergie in questo senso, altrimenti rischiano di essere dolori.
L’allergia alle arachidi è una delle forme di allergia alimentare più comune e potenzialmente grave. Anche una piccola quantità di arachidi può scatenare una reazione allergica, che va da sintomi lievi come prurito e orticaria a reazioni severe come l’anafilassi, che può essere letale se non trattata immediatamente.
Le arachidi contengono proteine, le cosiddette proteine di riserva, che il sistema immunitario di alcune persone identifica erroneamente come pericolose, scatenando una risposta difensiva esagerata. Il problema è che esse mantengono la loro stabilità non solo quando vengono riscaldate ma anche quando vengono attaccate dagli acidi dello stomaco. Ecco perché le arachidi possono provocare reazioni allergiche indipendentemente dal fatto che siano consumate crude, tostate o cotte.
C’è anche un elemento di rischio in più da non sottovalutare e che rende questo problema ancor più pericoloso: non è infatti raro che all’interno di prodotti che ufficialmente non contengono questi ingredienti siano comunque presenti dei rimasugli di tale alimento, come pezzi del guscio, a seconda delle modalità di produzione dei vari stabilimenti.
Poiché possono generare reazioni fisiche molto violente anche in quantità estremamente limitate (corrispondenti a pochi grammi) le arachidi sono uno dei principali allergeni che causa l’anafilassi. Si tratta pur sempre di casi isolati e piuttosto rari, ma non c’è da escludere la possibilità che un individuo fortemente allergico possa aver bisogno di un ricovero ospedaliero.
Proprio alla luce della diffusione di questa allergia, e dei problemi anche severi che può generare, la comunità scientifica ha iniziato ad attivarsi per identificare delle soluzioni, per così dire, preventive.
Sembra infatti, secondo alcuni studi recenti, che piuttosto che eliminare del tutto l’alimento in età adulta si potrebbe in realtà pensare di iniziare a consumarlo fin da piccoli, proprio per iniziare ad abituarsi alle sostanze in esso contenute.
Una ricerca rivoluzionaria pubblicata su Nejm Evidence dal gruppo di ricercatori guidato dal professor Gideon Lack del King’s College di Londra suggerisce infatti una strategia opposta: introdurre le arachidi nella dieta dei bambini fin dalla prima infanzia potrebbe sortire effetti positivi per i pazienti. Il professor Lack, a proposito, ha sottolineato che “decenni di consigli per evitare le arachidi hanno reso i genitori paurosi nell’introdurre le arachidi in tenera età. Abbiamo chiare prove che l’introduzione precoce delle arachidi nell’infanzia possa indurre una tolleranza a lungo termine e proteggere i bambini dalle allergie fino all’adolescenza”.
Questo cambiamento di paradigma è supportato proprio da evidenze scientifiche che mostrano come l’introduzione controllata e graduale delle arachidi nei primi anni di vita possa effettivamente ridurre il rischio allergico.
Come sempre, è importante evitare il fai da te e affidarsi ad un parere esperto, che potrà eventualmente dare il nulla osta per un’introduzione graduale dell’alimento nella dieta del bambino, ovviamente solo dopo un’attenta visita.
Di fondamentale importanza è il monitoraggio di qualunque reazione sospetta: essere pronti a intervenire in caso di reazioni allergiche e avere a disposizione i farmaci prescritti dal medico può letteralmente salvare vite.