Pane, burro e marmellata: la merenda perfetta

E se a tavola il bambino è inappetente? Un tocco di curcuma rende la pietanza più gustosa

di CIRO VESTITA -
23 gennaio 2022
Little girl having breakfast

I ’bambini delle rondini’ è il triste appellativo dato ad un’infanzia sfortunata che per ben quattro secoli ha subito le disavventure della miseria e della crudeltà. Tempo fa la Val Venosta nulla aveva della ricchezza odierna, nata grazie ad un turismo sfolgorante. Mentre infatti nel resto d’Italia splendeva il Rinascimento, le valli dolomitiche vivevano il periodo più buio della loro storia.

 

La miseria e la fame assediavano le famiglie del posto, che da ottobre a maggio dovevano fare i conti con ghiaccio e neve che vietavano loro qualsiasi forma di agricoltura. Ed ecco che le mamme disperate affidavano i figli a beceri mercanti che all’inizio dell’inverno portavano bambini e ragazzini in Svevia per poi riportarli in patria in primavera, un po’ come accadeva alle rondini. Tornavano stremate queste creature, con qualche soldo in tasca, ma ahimé spesso le ragazzine con un bimbo in grembo.

 

Ma vicende assurde avvenivano anche nel sud Italia, in particolare in Sicilia, terra ricca di zolfo (chiamato Gialla Superiore), minerale molto richiesto in quel periodo. Ma a cercare lo zolfo (chiamato Gialla Superiore) nelle anguste miniere sicule non era né la nobilità né il clero: erano bambini di otto – dieci anni, chiamati Carusi, vittime non solo della fame ma anche delle continue esplosioni di gas grisou nei sotterranei.

 

«La zolfara mi terrorizzava, al confronto la guerra in Spagna mi pareva una gita» fa affermare Leonardo Sciascia a uno dei suoi personaggi nel racconto ’L’antimonio’. Ancora più triste l’osservazione del medico militare piemontese Alfonso Giordano il quale, incaricato delle visite militari di leva, annotò come nessun ragazzo che aveva lavorato nelle solfatare fosse in grado di fare il soldato viste le deformazioni di questi giovani, che andavano dalla scoliosi ai piedi torti.

 

Ma quello che accomunava questi bambini disgraziati, sia quelli della Val Venosta che quelli del sud era l’alimentazione infame, che questa gentaglia riservava a questi disgraziati. Il pasto dei Carusi, ad esempio, era mezzo chilo di pane al giorno ed una C di olio (fosse stata una O sarebbe stato uno spreco). Mai frutta mai verdura. Risultato: una mortalità altissima per denutrizione e malattie correlate.

 

Al giorno d’oggi siamo passati da un estremo ad un altro. I nostri bambini vengono ipernutriti da madri ansiose, cosa che non fa bene soprattutto se il bambino non brucia le calorie in eccesso con una buona attività motoria. Ma quello che duole è soprattutto la scomparsa di spuntini e merende ideali; come dietologo consiglio tantissimo ai bambini pane e pomodoro in estate, pane burro e marmellata in inverno. E se qualcuno storce il naso sentendo parlare di burro, ricordo che è recente uno studio della Tuft University, secondo il quale un uso costante e corretto di burro fin dalla infanzia protegge il soggetto dalla insorgenza del diabete di tipo 2.

 

Esiste viceversa una fascia di piccolini i quali sono (spesso per stress all’interno della famiglia) fortemente disappetenti. Un grande aiuto può arrivare per questi soggetti dall’uso di spezie; un pochino di paprica o curcuma, ad esempio, oltre a dare sapidità ai cibi colora fortemente l’alimento rendendolo più invitante. Cosa che funziona molto bene anche con gli anziani disappetenti: quando l’acqua della pasta bolle aggiungete un pochino di curcuma o di paprica: il sapore è celestiale ed il colore arancione molto invitante.