Il latte crudo è pericoloso? Medici contro le fake news: “Sembra sano, ma può essere contaminato”
Gli ultimi casi di cronaca riportano l’attenzione sul consumo di latte appena munto: “Da evitare sotto i 5 anni e sopra i 65”. Cosa fare per non correre rischi. Differenza con quello pastorizzato, fresco o a lunga conservazione

Latte crudo o pastorizzato?
Il latte crudo è un alimento davvero sicuro? A riportare il dibattito sulla sicurezza del lattte appena munto (e non pastorizzato) è il caso di Zoe Anne Guaiti, la 39enne al sesto mese di gravidanza deceduta insieme al bimbo che portava in grembo per choc settico iperacuto.
Febbre alta, dolori addominali e poi lo shock settico. L'ipotesi circolata è che possa essere implicato il latte crudo – come nel caso di Mattia Maestri, il bimbo di 4 anni in comadal 2017 per aver mangiato un pezzetto di formaggio in una malga – anche se dopo l’autopsia l’Asl ha ribadito: “Nessuna relazione tra la morte della donna e la presenza di Escherichia coli da consumo di latte crudo”.
Eppure, se nel caso della 39enne il latte non c’entra, continuano ad essere troppi gli episodi di bambini finiti in ospedale in condizioni molto gravi. Medici ed esperti, come il virologo Roberto Burioni, hanno più volte messo in guardia sui pericoli di bere latte crudo. “Significa correre un rischio grave ed evitabile – ha ribadito nuovamente Burioni via social – meglio non farlo, con la salute non si scherza”.

Cosa dicono i ‘medici anti fake’
“Il latte crudo può essere molto pericoloso. A meno che prima di berlo non lo si faccia almeno bollire, operazione che però contrasta con l'attributo 'crudo' per cui lo si preferisce”. A mettere in guardia sono i medici anti-fake news del portale 'Dottore, ma è vero che...?', curato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo).
"Il rischio non riguarda solo il latte, ma anche formaggi, latticini, yogurt, gelati e qualunque altro prodotto sia realizzato con questa materia prima non pastorizzata", spiegano i medici.
Cos’è la pastorizzazione
“La pastorizzazione è infatti il processo con cui, attraverso l'esposizione al calore per un tempo adeguato, si possono uccidere tutti i batteri presenti nell'alimento". Il latte appena raccolto da mucche, pecore o capre "può essere contaminato con germi che infettano l'animale – dicono – o sono presenti sulla sua cute o nelle mammelle, germi che provengono dalle loro feci o sono portate da insetti o roditori, sono presenti nel secchio, sulle mani o sugli abiti del mungitore o comunque nella stalla”.
Latte fresco o a lunga conservazione? La differenza
Maggiore è l'igiene dell'ambiente in cui avviene questa procedura, minori sono i rischi, che però non spariscono del tutto. “Per renderlo sicuro, prima di essere immesso in commercio, il latte viene quindi sottoposto all'interno di impianti industriali rigidamente controllati a un processo che può essere di pastorizzazione tradizionale – ad alta temperatura in un tempo breve per il ‘latte fresco', o più lungo per ottenere il latte a 'lunga conservazione' (Uht) – eventualmente dopo essere stato microfiltrato, così da conservare le proprietà organolettiche del latte fresco".
Cosa si intende per ‘latte crudo’
Il prodotto che arriva al consumatore senza essere passato attraverso queste procedure è detto latte crudo. "La sua vendita è consentita in Europa dal 2004, ma solo a determinate condizioni. Prima di tutto, come si è detto, che il consumatore sappia di doverlo bollire: per questo dal 2008 è obbligatorio in Italia che questa raccomandazione sia scritta ben chiara sulle etichette e sui distributori automatici che in alcune parti di Italia permettono ai produttori di raggiungere direttamente i consumatori", informano i medici anti-bufale.
Queste macchine devono inoltre garantire una refrigerazione adeguata e costante, e il latte in esse contenuto deve essere sostituito ogni giorno e una volta acquistato, deve essere consumato in giornata.
Il latte crudo fa bene?
Ma la domanda di molti è: il latte crudo fa bene? "Secondo i suoi sostenitori – analizzano gli esperti Fnomceo – questo alimento sarebbe più ricco di vitamine, enzimi e micronutrienti che possono essere alterati dal processo di pastorizzazione. I batteri vivi che contiene, inoltre, aumenterebbero la varietà di specie nel microbiota intestinale, potenziando il sistema immunitario e tenendo così a bada eczemi e allergie. Qualcuno sostiene anche che possa facilitare la digestione e aggirare l'intolleranza al lattosio.
Rischi documentati: batteri pericolosi per la salute
Secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta, non ci sono tuttavia prove scientifiche a supporto di un vantaggio nutrizionale del latte crudo su quello pastorizzato, mentre ne sono “ben documentati i rischi".
Per esempio, "tra i batteri contenuti nel latte crudo, oltre a quelli benefici per la salute, se ne possono talvolta trovare di molto pericolosi, come Campylobacter, Salmonella, Listeria monocytogenes e particolari sottotipi di Escherichia coli capaci di produrre tossine".
Cosa succede: i sintomi più comuni
“In molti casi questi germi – continuano – possono provocare diarrea, vomito e crampi addominali, oppure, come accade con la brucellosi, mal di testa, dolori ossei e muscolari, ma soprattutto febbre. Se la malattia provocata da varie specie di brucella non viene diagnosticata e curata con antibiotici, il rialzo della temperatura può durare per settimane e mesi, con un tipico andamento ondulante, caratterizzato da periodi di malessere più marcato, alternati a fasi di remissione”.
Condizioni ancora più gravi legate all'assunzione di latte crudo "sono forme di paralisi transitoria (sindrome di Guillain-Barré) e la sindrome emolitico-uremica, una grave trombosi generalizzata che colpisce soprattutto i bambini piccoli, provocando insufficienza renale, talvolta ictus e danni ad altri organi, tanto da mettere a rischio la vita.
"Per questo – concludono i medici – il latte crudo è da evitare soprattutto sotto i 5 anni, sopra i 65, nelle persone immunodepresse e nelle donne in gravidanza, tutte categorie che possono avere difese insufficienti a respingere l'attacco dei germi presenti nella bevanda considerata al naturale”.