Giornata dell’intolleranza al lattosio: sintomi, cause e test per scoprirla davvero
Il 14 aprile è l’occasione per fare chiarezza su un disturbo spesso ignorato, che colpisce 6 persone su 10. Come riconoscerlo evitando gli errori più comuni. Differenza tra allergie e intolleranze

Giornata nazionale dell'intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio è sempre più diffusa, tanto che in molti preferiscono optare per prodotti vegetali o ‘lactose free’. Ma il dubbio c’è: siamo di fronte ad una moda o esiste un fenomeno emergente? Lunedì 14 aprile – Giornata nazionale dell’intolleranza al lattosio – è l’occasione giusta per capire meglio meglio cosa c’è dietro a questo disturbo che, solo in Italia, colpisce 6 persone su 10. I sintomi restano ancora poco conosciuti. Infatti, a fronte del 60% degli italiani allergici o intolleranti al lattosio, solo il 15% sospetta di esserne affetto. A fare chiarezza su sintomi e segnali d’allarme è Mauro Minelli, immunologo clinico e allergologo, docente dell'Università Lum.
Ecco come scoprire se si è intolleranti davvero. Ma attenzione: “Ricorrere all’autodiagnosi può complicare la situazione”. La differenza tra intolleranza e allergia.
Sintomi e cause dell’intolleranza al lattorio
“Considerando che, nelle persone con specifica intolleranza, l'ingestione di lattosio abitualmente provoca dolore addominale, diarrea, nausea, gonfiore e flatulenza, è buona norma sottoporsi ad un test dedicato non invasivo e per nulla pericoloso, tanto da poter essere effettuato anche da bambini e donne in gravidanza", spiega l'immunologo Mauro Minelli. La causa principale dell’intolleranza è la mancanza di un enzima necessario a digerire il lattosio.
Lattasi, l’enzima che serve a digerire il lattorio
La lattasi è un enzima che digerisce il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. È prodotta dal corpo e si trova nell'intestino tenue. È la mancanza della lattasi, quindi, a creare il disagio lamentato da tantissime persone. In realtà non si tratta di una vera e propria allergia, visto che la reazione nel corpo non dovuta a meccanismi immunitari: è invece causata da una minore produzione della lattasi, l’enzima necessario a digerire il lattosio.
La lattasi è uno zucchero, costituito da glucosio e galattosio. Avendo una struttura chimica complessa, il lattosio non può essere assorbito direttamente dall’intestino, ma deve essere scisso attraverso il lavoro della lattasi.
Il test per scoprire il deficit di lattasi: come si fa
Per capire se si è intolleranti al lattosio basta un semplice test non invasivo, che può essere fatto anche a casa. “Si chiama 'breath test' – spiega Minelli – ed è un esame che consiste nel fare espirare i pazienti in un sacchetto una prima volta prima dell'assunzione di lattosio e poi ogni 30 minuti nelle 3 ore successive”.
"Grazie ad una specifica apparecchiatura sarà possibile misurare il picco di gas idrogeno nell'aria espirata prima e dopo l'assunzione di lattosio. In caso di deficit di lattasi – continua l’esperto – il lattosio non può essere digerito e quindi viene fermentato dai batteri del colon, provocando la produzione di gas".
"Ogni altro test è da considerarsi inadeguato a diagnosticare un'intolleranza al lattosio, incluso l'esame genetico", avverte Minelli.
Il rischio dell’intolleranza secondaria
“Tante sono le persone che decidono di escludere questo zucchero dai loro schemi alimentari, comportandosi da intolleranti pur senza esserlo o, magari, senza averlo opportunamente documentato". Ma attenzione, esiste un rischio. Tale scelta, che talvolta discende proprio da una valutazione genetica del tutto impropria per il lattosio – mette in guardia Minelli – potrebbe paradossalmente indurre la comparsa di un'intolleranza secondaria, conseguente proprio ad un'astinenza inutilmente prolungata dal latte e dai suoi derivati”.
"E questo perché l'enzima lattasi, fisiologicamente presente nella mucosa intestinale e deputato alla digestione del lattosio, se non utilizzato per molto tempo potrebbe inattivarsi. A questo si aggiunga che, nel caso in cui fosse presente una condizione di disbiosi fermentativa (un'alterazione della flora batterica intestinale, ndr) non basterà eliminare il lattosio dalla dieta per risolvere i problemi intestinali, ma saranno molti altri gli zuccheri da limitare o da escludere almeno fino a quando non verrà, coerentemente con il quadro clinico del paziente, ripristinata una fisiologica condizione di eubiosi".
L’esperto: “Non affidarsi alle diagnosi farlocche”
Secondo Minelli, "la gestione corretta di fenomeni complessi richiede esperienza ed è consigliabile non affidarsi all'autodiagnosi o a diagnosi farlocche, ma affidare la gestione della propria storia clinica a competenze che siano in grado di fornire indicazioni precise sulle scelte più adeguate, comprese quelle relative all'eventuale assunzione compensatoria della lattasi artificiale”.
Lattasi artificiale: è un rimedio efficace?
"Quest'ultima, infatti, potrebbe consentire l'assunzione di latte e derivati, sopperendo alla carenza dell'enzima deficitario. Ma, anche in questo caso, le precauzioni sono necessarie, perché occorre comunque assumere, pur a fronte della preliminare assunzione di lattasi artificiale, quantitativi controllati di lattosio non superiori alle 4500 Unita Fcc (Food Chemical Codex), e poi perché le forme di intolleranze al lattosio non sono tutte uguali potendo presentarsi, nei diversi individui, con gravità variabili".
Cos’è il lattosio e perché è difficile da digerire
Il lattosio è uno zucchero predominante nel latte dei mammiferi (di asina, mucca, di capra, oltre che di donna) ed è uno zucchero definito complesso in quanto composto da due zuccheri semplici (e per questo definito di-saccaride) che sono il galattosio e il glucosio.
"Relativamente agli alimenti lattosati, si può affermare che la quantità di lattosio nel cibo è inversamente proporzionale al grado di stagionatura del prodotto. Dal nostro organismo – ricorda l'immunologo – il lattosio viene assorbito dopo essere stato scomposto nei suoi due monosaccaridi (glucosio e galattosio) da parte dell'enzima lattasi, prodotto dalle cellule intestinali. Nelle persone intolleranti al lattosio si verifica una perdita totale o parziale dell'enzima lattasi che, agendo come una 'forbice', taglia in due il disaccaride. In assenza di questo 'enzima-forbice', la grossa molecola di lattosio, in ragione delle sue dimensioni, non riesce ad attraversare la parete intestinale e dunque non può essere correttamente digerita".
Differenza tra intolleranza e allergia
"Cosa completamente diversa è l'allergia al latte, determinata non già dallo zucchero lattosio, ma dalle proteine del latte: alfa-lattoalbumina, beta-lattoglobulina, caseina. In questi casi – prosegue Minelli – la reazione non è determinata da un difetto enzimatico e non si presenta con gonfiore e dolore addominale, diarrea, nausea e flatulenza, ma si genera a seguito di una reazione immunologica mediata da anticorpi specifici appartenenti alla classe delle IgE e può manifestarsi con reazioni molto severe che vanno dall'orticaria, all'asma e fino allo shock anafilattico”, chiarisce l’immunologo.
"C'è un'ulteriore differenza di non poco conto: l'enzima lattasi, eventualmente perduto, si può rigenerare; dunque l'intolleranza al lattosio può regredire. L'allergia alle proteine del latte è, invece, destinata a restare, obbligando il paziente a tenersi sempre ben distante non solo dal latte e dai suoi prodotti, ma anche dagli ambienti nei quali il latte viene prodotto e lavorato".
Intolleranza: congenita o acquisita?
Infine, "ci sono forme di intolleranza al lattosio congenite e forme acquisite. Queste ultime, il più delle volte, sono secondarie ad un danno che l'intestino può aver subito per altre cause, del tutto indipendenti dall'assunzione di latte e latticini. Tale danno, che può conseguire a problematiche allergiche (allergia al nichel) o a lesioni della barriera intestinale (intestino 'permeabile') o a disbiosi, cioè a turbe quantitative e/o qualitative delle famiglie batteriche che abitano nell'intestino, porta ad un progressivo impoverimento, nel tratto di intestino interessato, delle scorte di lattasi", conclude Minelli.