La dieta africana spegne le infiammazioni in due sole settimane. Cosa mangiare: lo dice uno studio

Più alimenti ricchi di fibre e cibi fermentati, meno rischi per la salute: è la ricetta suggerita da una ricerca condotta in Tanzania e pubblicata sull’autorevole rivista Nature Medicine

di Redazione Salus
16 aprile 2025
Un pasto tipico tanzaniano

Un pasto tipico tanzaniano

Uno studio internazionale condotto in Tanzania e pubblicato dall’autorevole Nature Medicine ha evidenziato che la dieta tradizionale africana, basata su verdure ricche di fibre e alimenti fermentati, ha la capacità di spegnere i processi infiammatori nell’organismo, al contrario di quella occidentale che invece tende a scatenarli. E la cosa più interessante è che gli effetti a vantaggio del sistema immunitario e del metabolismo paiono manifestarsi già dopo due sole settimane di cambio di alimentazione, per poi mantenersi nel tempo.

Come sono state confrontate dieta africana e occidentale

La ricerca, coordinata dal Radboud University Medical Center di Nijmegen (Olanda) e dalla KCMC University di Moshi (Tanzania) con il supporto di esperti di Bonn e Firenze, ha coinvolto 77 uomini sani, provenienti da aree sia urbane sia rurali del Paese africano.

I partecipanti allo studio sono stati suddivisi in quattro gruppi: i maschi del primo hanno abbandonato la loro dieta africana per seguire un regime alimentare occidentale per due settimane; quelli del secondo gruppo hanno fatto l’opposto, passando dalla dieta occidentale a quella africana tradizionale sempre per due settimane; un terzo gruppo ha mantenuto la dieta seguita in precedenza, ma ha aggiunto ogni giorno una bevanda fermentata a base di banana; mentre l’ultimo gruppo (di controllo) ha proseguito con le solite abitudini alimentari, senza alcuna aggiunta né modifica.

I risultati non lasciano dubbi

I ricercatori hanno analizzato la risposta del sistema immunitario, i livelli di infiammazione nel sangue e l’attività metabolica dei partecipanti all’inizio e alla fine delle due settimane di dieta, ripetendo poi i controlli a distanza di altre quattro settimane.

Ma già dopo 14 giorni non c’erano dubbi sui risultati: chi aveva abbandonato la dieta occidentale per abbracciare l'alimentazione africana mostrava un netto miglioramento dei marker infiammatori nel sangue e della risposta immunitaria. Mentre chi aveva fatto l’opposto si ritrovava con diversi parametri negativi, indice di infiammazioni in corso e cattivo metabolismo, e una riduzione della capacità del sistema immunitario di reagire all’attacco di virus e batteri.

Ulteriore dato a vantaggio della dieta africana: in alcuni soggetti gli effetti benefici sono stati riscontrati anche a distanza di quattro settimane dalla fine dello studio, a certificare il fatto che anche cambiamenti a breve termine nella dieta possono avere conseguenze durature per la salute dell’organismo.

I cibi della dieta africana tradizionale

Quali sono gli alimenti tipici della dieta africana che possiamo implementare nella nostra dieta, ancora meglio se in sostituzione dei cibi industriali? Ecco la lista stilata dai ricercatori: verdure a foglia verde e ortaggi in generale; cereali integrali (come miglio, sorgo, mais non raffinato); legumi, a partire da fagioli e lenticchie; frutta fresca e frutta secca; alimentati fermentati (tra cui bevande a base di banana, mais o miglio, che possono essere reperite anche online).

Le infiammazioni, “nemici silenziosi”

Tanti sono gli studi scientifici che mettono in guardia dai rischi per la salute indotti da una dieta basata su cibi industriali, poiché favorisce lo sviluppo di infiammazioni nell’organismo: “nemici silenziosi” che hanno la capacità di favorire nel medio-lungo periodo l’insorgenza di patologie croniche come artrite reumatoide e ipertensione, oltre che di aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e tumori.

Un problema che riguarda da lungo tempo il mondo occidentale, ma che - avvertono gli autori di quest’ultima ricerca - sta ormai interessando anche le popolazioni africane, perché la crescente urbanizzazione e il rapido sviluppo economico stanno portando in diverse aree a una crescente diffusione del modello alimentare occidentale, con fast food e cibi industriali che stanno prendendo il posto dei pasti cucinati in casa con ingredienti naturali acquistati nei mercati locali.

Per la salute dell’uno come dell’altro Continente, il professor Quirijn de Mast, autore principale dello studio, sottolinea quindi l’importanza di riscoprire le diete tradizionali: “I nostri risultati mostrano quanto possa essere potente una dieta sana, basata su più fibre e meno alimenti processati, anche in tempi molto brevi. E quanto dannosa possa essere una cattiva alimentazione, anche per poco tempo”.