Con il sostegno di:

Alcuni scienziati hanno creato un embrione senza cellule uovo e spermatozoi

L'embrione sintetico è cresciuto partendo da una coltura di cellule staminali di topo, con un approccio che in futuro potrebbe consentire di risolvere diversi problemi di natura etica

05/08/2022

Un gruppo di scienziati del Weizmann Institute of Science, in Israele, è riuscito a far crescere degli embrioni ‘sintetici’ di topo partendo solo da una manciata di cellule staminali. L’eccezionale risultato, descritto sulla rivista Cell, è stato raggiunto senza l’impiego dei quelli che sono comunemente considerati gli elementi imprescindibili per lo sviluppo di un mammifero: un ovulo, uno spermatozoo e un utero naturale.

Dando seguito ad alcuni esperimenti condotti in precedenza, che avevano ad esempio portato alla progettazione una sorta di utero artificiale, il team guidato dal genetista Jacob Hanna ha messo a punto una tecnica per coltivare le cellule staminali di topo in una piastra di Petri e riprogrammarle allo stadio embrionale precoce. Questo tipo di cellula ha il vantaggio di essere totipotente, ossia di possedere la capacità di dividersi e differenziarsi in tutti i tipi di cellule specializzate che compongono l’organismo.

“Finora, nella maggior parte degli studi, le cellule specializzate erano difficili da produrre o risultavano aberranti, e tendevano a formare un’accozzaglia invece che un tessuto ben strutturato”; ha spiegato Hanna in un’intervista rilasciata a IFLScience. “Siamo riusciti a superare questi ostacoli liberando il potenziale di auto-organizzazione codificato nelle cellule staminali”.

Una volta nell’utero-incubatrice, l’embrione nato dalle cellule staminali è stato in grado di sopravvivere per diversi giorni, raggiungendo le dimensioni di un chicco di riso. Al suo interno erano visibili, tra le altre cose, un cuore pulsante, il sistema circolatorio, il cervello e il tratto intestinale. In tutto si sono sviluppati 50 embrioni su 10 mila; una percentuale piuttosto piccola che spingerà i ricercatori ad approfondire ulteriormente quali siano i fattori che spingono le staminali ad assemblarsi con successo.

Secondo gli autori, in futuro questo nuovo approccio potrebbe rivelarsi particolarmente utile per superare alcuni dei dilemmi etici che circondano la ricerca sullo sviluppo embrionale. “La nostra prossima sfida è comprendere in che modo le cellule staminali sappiano cosa fare, come si trasformino in organi e come trovino la strada verso i punti che gli vengono assegnati all’interno di un embrione”, ha concluso Hanna.