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Microbiologi clinici, pesa l’eredità della pandemia

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Oltre mille professionisti iscritti all’Associazione microbiologi clinici italiani, Amcli, riuniti a congresso a Rimini, hanno discusso dell’eredità lasciata dalla pandemia, la prevenzione di nuove infezioni virali, i progressi nella lotta all’antibiotico-resistenza, l’innovazione riguardo alle infezioni nel paziente trapiantato e gli aggiornamenti sulle infezioni a trasmissione materno-fetale.

 

“In questi anni – ha scritto Pierangelo Clerici, presidente Amcli – abbiamo collaborato con le Istituzioni per mettere a regime il sistema di monitoraggio e di gestione dell’emergenza”. Sono 45 in Italia i laboratori autonomi di microbiologia clinica oggi attivi.

 

“I superbatteri resistenti agli antibiotici – avverte il numero uno dei microbiologi italiani – rappresenteranno la minaccia più grave per la salute pubblica dei prossimi anni. Nella diagnosi dovremo prediligere un approccio genomico, al fine di sottoporre il paziente a trattamenti mirati efficaci”. Decisiva una più stretta collaborazione con i medici di famiglia, e campagne informative rivolte alla collettività e al mondo produttivo, affinché si comprenda bene l’utilizzo appropriato degli antibiotici.

 

Un altro dei temi affrontati al congressi di Rimini riguarda la tubercolosi, una infezione causata dal micobatterio tuberculosis complex (Mtbc). Si stima che circa un quarto della popolazione mondiale sia venuta in contatto col micobatterio, la maggior parte (oltre il 90%) non svilupperà la malattia tubercolare, ma i soggetti fragili dal punto di vista immunologico sono a maggior rischio. La TBC colpisce tipicamente i polmoni, ma può interessare tutti gli organi e gli apparati (forme extrapolmonari). È trattabile con combinazioni di almeno 3-4 antibiotici specifici per 4-6 mesi. Nel caso insorgano resistenze a questi farmaci il trattamento diventa molto più complesso.

 

“Oggi sono disponibili terapie che riescono a curare l’85% dei casi di tubercolosi resistente, con regimi di 6-9 mesi”, spiega Daniela Maria Cirillo, presidente della Società europea di micobatteriologia, ESM, capo dell’unità patogeni emergenti dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Il numero di persone che si infettano (come pure il numero di decessi causati dalla tubercolosi conclamata) può essere ridotto anche affrontando alcuni determinanti della tubercolosi come la povertà, la denutrizione, l’infezione da HIV, il fumo e il diabete”.

 

Per la prima volta dopo decenni, sono disponibili diagnostici molecolari in grado di identificare non solo i micobatteri tubercolari nel campione biologico ma anche di predire la resistenza ai farmaci e di identificare ceppi particolarmente trasmissibili. Abbiamo anche nuovi farmaci che permettono di ridurre i tempi di trattamento e di evitare la terapia iniettiva.

 

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