Con il sostegno di:

Acquaticità neonatale, dai 6 mesi in poi la scelta ideale

Un neonato può fare esercizio fisico? Certo che sì, la risposta sta nell’acqua

01/09/2023 - di Valeria Panzeri
Acquaticità neonatale

L’acquaticità neonatale, negli ultimi anni sempre più diffusa, è un regalo di qualità che le famiglie possono fare ai piccoli: un investimento sul loro sviluppo e cognitivo, fisico ed emotivo di alto livello. A sei mesi non soltanto si può già iniziare a fare sport, ma è fortemente consigliato per una serie di benefici che tale pratica regala al bebè.

 

Dai 6 ai 36 mesi: i corsi di acquaticità neonatale coprono questo importante range di età. Perché, se da un lato, sappiamo quanto i neonati siano delicati, dall’altro bisogna considerare che le esperienze che vengono loro proposte nei primissimi anni di vita sono preziose per la loro formazione e sviluppo. Un’offerta ricca e variegata di attività – vissute in totale sicurezza – non potrà far altro che arricchire e stimolare il bimbo. L’acqua è l’elemento perfetto per i primi movimenti dei neonati: già dai sei mesi, nonostante non sappiano ancora camminare, avranno facoltà di muoversi in questo contesto senza rischiare traumi fisici. Molti infanti adorano la sensazione che provano quando vengono immersi, perché ritrovano un ambiente familiare, che riporta al ventre materno. I neonati riescono anche a rimanere sott’acqua per pochi secondi senza ingoiarla perché, nei bambini molto piccoli, è presente il cosiddetto “riflesso di apnea”, uno stimolo involontario che porta alla chiusura automatica della glottide quando vengono immersi in acqua, impedendo quindi al liquido di penetrare nei polmoni.

 

I bambini che praticano corsi di acquaticità vengono divisi per fasce di età – fino ai 36 mesi – ed entrano in piscina con la mamma o il papà, che saranno a loro fianco, guidati da un istruttore esperto, sperimentando un rapporto di fiducia reciproca. A ogni età del bambino corrispondono esercizi e attività divertenti e piacevoli, fatte a corpo libero o con strumenti come salvagenti, tappeti, tubi. L’attività in acqua soddisfa l’aspetto ludico, la socializzazione e la facilitazione del raggiungimento delle tappe neuro-motorie e della consapevolezza spaziale. Non a caso il nuoto è considerato lo sport più completo per antonomasia per la sua capacità di sviluppare tutti i distretti anatomici, dalle braccia alle gambe passando per il tronco, in modo uniforme. Facendo lavorare i muscoli senza sforzi eccessivi.

 

Diversi studi scientifici hanno confermato gli innumerevoli benefici del nuoto, anche in età neonatale. Uno studio di quattro anni su oltre 7000 bambini della Griffith University in Australia ha rilevato che i bambini nuotatori erano più avanzati nello sviluppo fisico e mentale rispetto ai loro pari non nuotatori. Nello specifico, i bambini dai 3 ai 5 anni che nuotavano erano 11 mesi in anticipo rispetto agli altri per quanto riguarda le abilità verbali, sei mesi in avanti in quelle matematiche e due mesi avanti nell’alfabetizzazione. Non solo, anche 17 mesi avanti nelle capacità di ricordare e 20 mesi avanti nella comprensione delle direzioni. E poi ci sono le competenze sociali: i bambini interagiscono tra loro e con l’istruttore e iniziano così a imparare a lavorare in gruppo. Inoltre, apprendere divertendosi, aumenta l’autostima nei piccoli, favorendo l’indipendenza.

 

Vi è un altro motivo, altrettanto importante, per cui l’approccio in sicurezza con l’acqua deve essere valutato anche nei neonati. Imparare a familiarizzare, e nel tempo gestire, questo elemento, può metterli a riparo da rischi futuri. Nuotare e conoscere l’acqua – oltre che le proprie capacità e limiti in relazione ad essa – è un’arma in più che le famiglie possono schierare contro il rischio di annegamento infantile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, in occasione della Giornata mondiale della prevenzione dell’annegamento, che cade il 25 luglio, ha spiegato: “Chiunque può annegare, ma tutti possono fare qualcosa per salvare vite.” Iscrivere a un corso di nuoto i bambini, per imparare competenze di base di nuoto, infatti, riduce notevolmente il rischio. Sempre l’Oms raccomanda, sia nel caso in cui i vostri piccoli sappiano nuotare, sia in quello in cui non abbiano ancora competenze adeguate, di non perderli mai di vista quando si immergono in acqua.

 

Il tempo speso in piscina sarà anche un’ottima alternativa a schermi e device ai quali, purtroppo, secondo le più recenti ricerche scientifiche, i bambini di pochi mesi già si interfacciano. Dallo smartphone alla TV, l’uso dei video nei piccini di un anno si associa a ritardi di sviluppo della comunicazione e della capacità di trovare soluzioni alle difficoltà a 2 e a 4 anni. Motivo in più per insegnare loro che esistono alternative più salutari e costruttive: perché le buone abitudini, si sa, si imparano sin da piccoli.