Violenze in carcere, agenti minacciati con uno striscione su cavalcavia di Roma

“52 mele marce? Abbattiamo l'albero!” è il messaggio scritto dal movimento anarchico e appeso sul cavalcavia

L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere

L'esterno del carcere di Santa Maria Capua Vetere

Roma, 3 luglio 2021 – “52 mele marce? Abbattiamo l'albero!”. È il messaggio di minaccia apparso questa mattina su un cavalcavia di Roma, uno striscione firmato dal movimento anarchico contro i 52 agenti della polizia penitenziaria implicati nei pestaggi dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano.

Violenze avvenute il 6 aprile 2020, in questi giorni sono stati raggiunti da misure cautelari i 52 poliziotti coinvolti nei pestaggi. Sospesi dal Dipartimento penitenziario altre 25 persone, tra cui due vice direttori del carcere e il vice comandante della Polizia Penitenziaria.

Lo striscione è stato rimosso, ma rimane alto il clima di tensione. “Per la nostra incolumità – spiega l'agente che ha trovato lo striscione, estraneo ai fatti - ci stanno consigliando di recarci al lavoro indossando non la divisa ma abiti civili, visto che nei giorni scorsi alcuni agenti della polizia penitenziaria sono stati oggetto di insulti per strada”.

C'è paura e tensione anche negli ambienti della Polizia penitenziaria. “Non siamo tutte mele marce - sottolinea l'agente - è giusto che chi ha sbagliato paghi, ma tra noi ci sono tantissimi colleghi che onorano la divisa e che ora temono per la propria incolumità».

Il sindacato: “Troppa attenzione mediatica rischia di generare pericoli”

Il sindacato dalle polizia penitenziaria chiede di abbassare i riflettori, per evitare il pericolo di ritorsioni. “Lo striscione apparso contro la Polizia Penitenziaria è solo uno dei segnali di pericolo che deve far riflettere chi continua a pubblicare foto nomi e indirizzi di persone appartenenti ad un'istituzione dello Stato che in questo processo pubblico rischiano la reazione di appartenenti alla criminalità mentre vanno giudicati nelle aule di giustizia». A sottolinearlo sono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario regionale per la Campania dell'Unione dei Sindacati della Polizia Penitenziaria (Uspp).

“Troppa attenzione mediatica - aggiungono - rischia di generare pericoli anche per la tenuta del sistema carceri dove fino a prova contraria è la polizia penitenziaria a mantenere l'ordine, la sicurezza e la legalità che non può essere considerata solo all'interno delle mura perimetrali dei penitenziari ma anche per l'intera società pubblica”.

Il 7 luglio ci sarà un incontro con la ministra della Giutizia, Marta Cartabia, per un confronto sui “nodi cruciali per la credibilità del Corpo”. Moretti e Auricchio lanciano un appello: “Chiediamo a chi ha la responsabilità politica e amministrativa, provvedimenti a tutela di chi svolgendo correttamente il proprio lavoro fa un servizio pubblico e non può rischiare a causa di azioni che, se accertat,e andranno punite con un regolare processo nelle aule del tribunale e non in piazza”.

Episodi di depistaggio

Tra gli episodi di depistaggio emersi nell'indagine sulle violenze nei confronti dei detenuti commesse dagli agenti della Penitenziaria, secondo l'accusa ci fu anche il tentativo di modificare i video delle telecamere interne per falsare la rappresentazione della realtà del 6 aprile 2020, giorno dei violenti pestaggi. Protagonisti, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, i massimi funzionari dell'amministrazione penitenziaria in Campania, ovvero l'allora comandante Pasquale Colucci e il Provveditore campano Antonio Fullone, il primo ai domiciliari, il secondo sospeso.