Giovedì 18 Aprile 2024

Vaccino Pfizer e seconda dose posticipata: a Roma ricorso al Tar e sciopero della fame

Lo slittamento ai 42 giorni del richiamo ha portato un gruppo di cittadini a fare ricorso al Tar. E il sindacalista Francesco Iacovone ha iniziato una protesta ancora più dura

Roma, ricorso al Tar e sciopero della fame contro il richiamo Pfizer posticipato

Roma, ricorso al Tar e sciopero della fame contro il richiamo Pfizer posticipato

Roma, 15 Maggio 2021 - 42 giorni sono troppi. Per questo motivo un gruppo di cittadini ha depositato un ricorso al Tar del Lazio, per manifestare il loro dissenso contro la decisione di spostare il richiamo della seconda dose del vaccino Pfizer da 21 a 42 giorni. E il sindacalista Francesco Iacovone ha iniziato una protesta ancora più dura: lo sciopero della fame.

"Quanto accade in queste ore è a dir poco Kafkiano - ha detto Iacovone - l'assessore D'amato apre le prenotazioni per i 40enni e lascia scoperti fragili e anziani che non potranno accedere alla seconda dose nei tempi previsti dalla Pfizer, e dalle approvazioni degli enti regolatori Ema e Aifa", ha dichiarato il sindacalista Francesco Iacovone.

Sciopero della fame

Francesco Iacovone è un sindacalista del Cobas nazionale. Ha annunciato che smetterà di mangiare a oltranza fino a quando la seconda dose del vaccino Pfizer non sarà somministrata dopo 21 giorni, almeno per i fragili: "Mentre gli avvocati Nicola Elmi e Vincenzina Salvatore, legali che stanno assistendo il gruppo di cittadini in attesa del richiamo vaccinale, mi comunicavano di essere al Tar per il deposito del ricorso, cominciavo lo sciopero della fame a oltranza. Perché se qualcuno vuole minare la mia salute è giusto che quel qualcuno sia io. Perché se qualcuno vuole togliermi questo diritto costituzionale io rispondo con una protesta nonviolenta e determinata. Perché quanto sta perpetrando la Regione Lazio è una violenza inaccettabile sul bene più prezioso che ho".

"I furbetti saltavano la fila mentre mia madre moriva per il Covid"

Il sindacalista ha poi ricordato il caso della madre, deceduta a causa del Covid-19 lo scorso 21 marzo: "Mia madre se l'è portata via il Covid il 21 marzo di quest'anno, avrebbe compiuto 80anni ieri. Una malata oncologica con un tumore aggressivo ai polmoni che non ha avuto il vaccino in tempo - prosegue Iacovone - mentre era costretta ad affrontare le radio e le chemio terapie in ospedale con i rischi di contagio connessi, tutto per i ritardi sui vaccini. E mentre i furbetti di tutta Italia saltavano la fila. E' stata buttata dentro un container per 2 mesi al cimitero, come una cassetta di frutta. Perché questo non è un Paese civile neanche nella morte".