Estorsione, usura e minacce di morte a chi non pagava il debito: sei arresti ad Anzio

I fatti sono avvenuti tra il 2015 e il 2019. Dopo la denuncia di un commerciante è scattata l’operazione dei carabinieri di Anzio coordinati dalla Procura di Velletri

L'intervento dei carabinieri

L'intervento dei carabinieri

Roma, 29 Giugno 2021 – Soldi prestati che poi venivano richiesti indietro con tassi da usura, conditi da minacce di morte a chi non riusciva a pagare il debito. E quando non era possibile restituire il denaro, allora veniva chiesto un nuovo prestito per coprire il nuovo debito contratto sopra al debito originale. Un circolo vizioso che alla fine un commerciante ha avuto il coraggio di denunciare, portando all’arresto di sei persone per usura e estorsione da parte dei carabinieri di Anzio, nell’area metropolitana di Roma.

I fatti tra il 2015 e il 2019

L’operazione dei militari del comune sul litorale romano ha permesso di eseguire, questa mattina intorno alle 7, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Velletri su richiesta della Procura locale. Si tratta della fase conclusiva dell’indagine che ha portato a far scattare le manette per sei soggetti che, tra il 2015 e il 2019, a seguito di piccoli prestiti richiedevano ai debitori interessi con tassi usurari. Tre sono stati portati in carcere mentre gli altri tre si trovano ai domiciliari.

Al denaro prestato in contanti, talvolta richiesto per tentare di salvare l’attività commerciale di famiglia, seguivano nel tempo le richieste di restituzione che spesso si trasformavano però in minacce di ritorsione fisica o addirittura di morte rivolte sia alle vittime che ai loro familiari. Intimidazioni che venivano estese anche alle attività commerciali mettendo una tale pressione da indurre i debitori a cedere alle richieste estorsive o a contrarre ulteriori debiti per coprire i primi.

Denuncia e perquisizioni

Una delle vittime ha però trovato il coraggio di denunciare quanto stava vivendo raccontando tutto ai carabinieri. Rivelazioni che hanno permesso ai militari di far scattare le indagini che hanno portato poi alla scoperta del modus operandi della banda. Contemporaneamente, sono state eseguite alcune perquisizioni domiciliari presso le abitazioni degli indagati.

Oltre alle residenze sono state controllate anche le sedi delle società riconducibili ai soggetti arrestati per acquisire elementi di prova relativi alle ipotesi di reato di autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, infedele e omessa dichiarazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.