Martedì 23 Aprile 2024

Truffa informatica da 1 milione di euro, clienti della banca raggirati per estorcere i pin

Rubavano le lettere con i nuovi bancomat dai centri postali di Bologna, Padova e Peschiera Borromeo (nel Milanese). Intercettavano i pin e svuotavano i conti correnti

Truffa dei bancomat

Truffa dei bancomat

Roma, 30 novembre 2021 – Rubavano le buste dei nuovi bancomat e carte di credito spedite dalle banche, entravano in possesso dei pin raggirando i clienti e poi prelevavano contanti da 500 a 5mila euro. Un giro di truffe ben articolato che avrebbe fruttato alla banda oltre un milione di euro.

È il metodo escogitato da una banda di quattro persone che, con base a Roma e Caserta, hanno messo a segno una raffica di 40 colpi rubando le lettere dai centri di smistamento postale di Padova, ma risultano degli ammanchi simili anche da Bologna e Peschiera Borromeo, nel Milanese.

La banda è stata identificata dopo lunghe indagini iniziate a luglio 2020 e, nelle ultime ore, la Procura di Roma ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre dei quattro malviventi per l’ipotesi di reato di truffa aggravata in concorso, frode informatica, ricettazione, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di pagamento sottratte dal circuito postale.

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Gli investigatori del commissariato Appio, con il coordinamento del gruppo reati informatici della Procura di Roma, passando al setaccio ogni singola telefonata e operazione bancaria, sono arrivati a individuare almeno quattro italiani presunti componenti della banda. Durante la fase delle indagini uno dei presunti responsabili veniva fermato mentre trasportava circa 300 buste dello stesso istituto di credito interessato dalle indagini, con all'interno bancomat e carte di credito, nascoste nel cofano del motore dell’auto. Si ritiene che il giro d'affari possa essere stato superiore al milione di euro.

Indagini iniziate dalla denuncia di una donna anziana

La vicenda ha inizio a luglio 2020, quando un'anziana romana si rivolge al Commissariato Appio Nuovo per denunciare una serie di prelievi non autorizzati sul suo conto, con cui erano stati sottratti circa 12mila euro.

Il tutto era avvenuto a seguito di una telefonata ricevuta dalla vittima: una donna, presentarsi come dipendente di una nota banca, di cui la vittima era cliente, paventando alcuni problemi con l'invio del nuovo bancomat, era riuscita a convincere la vittima a fornirle il codice pin della sua nuova tessera, che la donna anziana aveva ricevuto pochi giorni prima. Già dai primi accertamenti è emerso che il fatto denunciato al commissariato Appio non era un caso isolato.

Ricostruita una fitta rete di truffe

Sono 40 gli episodi ricostruiti dagli investigatori, messi a segno su tutto il territorio nazionale con lo stesso “modus operadi”. Il gruppo criminale riusciva a intercettare le lettere inviate dalla banca – che era sempre la stessa – ai loro clienti e poi a rubarle dai centri di smistamento postale di Bologna, Padova e Peschiera Borromeo, il più grande hub della Lombardia. È ancora in fase di accertamento il metodo usato dai tre per entrare in possesso delle lettere contenenti le nuove tessere bancomat e carte di credito destinate ai clienti.

Con in mano le tessere, iniziavano a chiamare i clienti ben sapendo che erano già entrati in possesso del pin, cercando di estorcere la combinazione di 5 numeri. Chi non voleva fornire il pin a voce veniva invitato a digitarlo sul proprio telefono cellulare, questo perché sul telefono del truffatore era istallato un “dual tone multi-frequency”, ovvero un sistema di codifica, usato in telefonia per decriptare codici numerici sotto forma di segnali sonori in banda audio.

Bonifici su conti correnti di appoggio

Dopo aver acquisito i pin, la truffa veniva completata con un'ulteriore mossa ancora più articolata: per sfruttare il più possibile la disponibilità di conti correnti particolarmente nutriti ed evitare quindi di fermarsi al semplice prelievo consentito dal plafond, spostavano mediante bonifici somme di denaro verso conti correnti più poveri, sempre appartenenti allo stesso istituto di credito, di cui era stata sottratta la carta di pagamento elettronico, insieme alle carte bancomat delle vittime.

Tali conti correnti, il cui iban era riportato sulla carta stessa insieme al nominativo del correntista, venivano utilizzati quali meri conti di transito. Successivamente, da questi, una volta accertato il movimento bancario, procedevano al prelievo di altre somme.

Tutte le operazioni illegali venivano compiute con cellulari e dispositivi elettronici obsoleti, contenenti all'interno schede sim acquistate con documenti falsi. Gli apparecchi, di fatto uso e getta, servivano al gruppo per contattare le vittime e per comunicare tra i componenti del gruppo durante le varie fasi: furto, prelievo e bonifico.