Roma, 7 novembre 2023 – È accusata di tortura, rifiuto d’atto d'ufficio e violenza privata l’Asl Roma 1 che ha rifiutato la richiesta di suicidio assistito di Sibilla Barbieri, l’attrice romana che si è spenta in una clinica svizzera dopo una lunga malattia. Sono due gli esposti contro l’Asl presentati questa mattina dalla famiglia della 58enne, malata oncologica da dieci anni e ormai in fase terminale. Questa mattina il figlio Vittorio Parpaglioni si è autodenunciato ai carabinieri per avere accompagnano la madre in Svizzera, insieme all'ex senatore Marco Perduca.
Cappato: “Violenza di Stato”
Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni parla di “violenza di Stato” e chiede al governatore Rocca di chiarire quanto accaduto all’Asl capitolina: “C'era un'urgenza nel sottrarsi a una fine che lei non voleva. Non c'è un'altra definizione che quella di 'violenza di stato’. Sibilla Barbieri ha dovuto subire una violenza da parte dello stato italiano”, dice Cappato. E aggiunge: “Sibilla aveva i requisiti per accedere alla morte volontaria in Italia. Quel respiratore a cui non era attaccata con continuità era lo stesso di Dj Fabo”.
Il racconto del figlio
“Gli ultimi giorni di vita di mia madre sono stati estremamente strazianti e non dovevano esserlo così tanto perché si è spinta fino al limite e fino all'ultimo secondo”, racconta il figlio dell’attrice, Vittorio Parpaglioni. “Questo ha fatto sì – continua – che avessimo tutti più sofferenza e difficoltà. Nonostante questo, mia madre era ed è tutt'ora, chissà dove, una donna decisa e determinata fino all'ultimo momento. Non ha mai tentennato rispetto alla sua voglia di autodeterminarsi di essere libera fino alla fine. Il motto, quindi, è giusto: liberi fino alla fine”.
“Mia madre è rimasta sempre una madre, fino all'ultimo. Non hai mai pesato su di noi. Il viaggio in Svizzera è stato l'ultimo momento di raccoglimento con lei e una volta arrivati in clinica ci eravamo già detto tutto. Non avevamo più bisogno di parlarci con le parole, ma solo di guardarci”, conclude Parpaglioni.
Gli esposti contro l’Asl: ecco perchè
La famiglia di Sibilla Barbieri questa mattina ha presentato ai carabinieri “due esposti contro l'Asl Roma 1”. Uno è stato presentato dalla sorella di Sibilla e dalla sua mamma; l'altro da Vittorio, la sorella e i figli, affinché la magistratura rilevi i possibili reati. “Noi abbiamo rilevato – spiega Filomena Gallo, legale difensore e segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, alla quale Sibilla era iscritta da anni – il rifiuto d’atto d'ufficio, la tortura e (per la sola figura di Vittorio) la violenza privata. Questi sono reati che si configurano nel momento in cui l'azienda sanitaria non ha fatto quello che doveva fare”. “Tutto ciò è la diretta conseguenza dell'ignavia del legislatore italiano che sceglie di non scegliere. L'unica volta che ha provato a emanare una legge lo ha fatto con una cattiva proposta di legge che per fortuna non è andata avanti”, aggiunge l’avvocato della famiglia Barbieri.
Se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn clicca qui