Sparatoria a Roma: tre donne uccise e feriti a Fidene per una lite di condominio

"Vi ammazzo tutti", le urla dell'omicida prima della strage. I colpi mortali esplosi nel corso di una assemblea condominiale in via Monte Giberto. Fermato il killer: l'arma sottratta da un poligono. I nomi delle vittime e il bollettino medico

Roma, 11 dicembre 2022 - È rimasto in silenzio il 57enne Claudio Campiti dopo essere stato fermato e portato in caserma dai carabinieri. L'uomo, che questa mattina ha ucciso tre donne e ferito quattro persone che partecipavano alla riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Giberto a Fidene, si trova nella caserma del Nucleo Radiomobile di Roma in attesa del decreto di fermo. Le tre vittime, a quanto si apprende, sarebbero state raggiunte all'altezza del torace dai colpi esplosi da Campiti con una pistola semiautomatica Glock 45 portata via poco prima dal poligono di tiro di Tor di Quinto. La procura di Roma ha disposto il sequestro del poligono. È stato dimesso il 65enne colpito da un malore durante la sparatoria, l’uomo era stato portato d’urgenza all’ospedale Pertini. “Non ha avuto complicanze ed è stato dimesso”, ha spiegato l’assessore regionale alle Sanità, Alessio D'Amato.

È stato trasferito in un ospedale della Capitale, a bordo di un’ambulanza scortata da tre auto dei carabinieri: verrà sottoposto a una tac e le sue condizioni verranno esaminate dai medici. Campiti è stato interrogato a lungo, ma è rimasto in silenzio per tutto il pomeriggio.

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Sommario

 

La strage

Un'azione compiuta con freddezza e precisione, di chi conosce le armi. L'arma dopo aver esploso 4 o 5 colpi si sarebbe poi inceppata. In quel momento alcune delle persone presenti sono riuscite a bloccare Campiti consegnandolo poi ai carabinieri. In totale nel gazebo erano presenti una trentina di consorziati. È stato ferito al volto l’uomo che ha fermato il killer: “l’eroe della giornata” di oggi, come l’ha definito l’assessore Alessio D’Amato: è fuori pericolo, i medici hanno emesso una prognosi di 20 giorni.

Tre morti e quattro feriti. È il bilancio pesantissimo della una sparatoria di Fidene. Le vittime sono tutte donne. I feriti sono il 67enne che ha fermato il killer, ricoverato al Policlinico Gemelli, raggiunto al volto dagli spari; una donna di 80 anni, colpita al torace, che si trova al Policlinico Umberto I; al Policlinico Sant'Andrea si trova invece una donna di 50 anni, la più grave, raggiunta dai proiettili al cranio. All'Ospedale Pertini è stato ricoverato infine un 65enne colto da malore durante la sparatoria e adesso in stato di choc. Ecco il bollettino medico dei feriti

Pistola sottratta al poligono di Tor di Quinto

È stato sequestrato il poligono di Tor di Quinto dove Claudio Campiti si è recato questa mattina portando poi via una pistola semiautomatica Glock 45 con cui, poco dopo, ha aperto il fuoco nel gazebo di via Monte Giberto a Fidene, uccidendo tre donne. Accertamenti sono in corso per valutare eventuali responsabilità a carico dei gestori. Il sequestro è stato eseguito dai carabinieri, su disposizione della procura di Roma.

L’arma usata per la strage era stata “sottratta” dal killer al poligono di Tor di Quinto, evidentemente con l’intenzione di uccidere. "Il responsabile delle armi è sempre il presidente del poligono, nessuna pistola può 'lasciare' la struttura a meno di una clamorosa svista. Mi chiedo, a Tor di Quinto sono state controllate il numero delle armi a fine turno?”. A dirlo è Giorgio Prandini, presidente del poligono di tiro di Codogno, uno dei piu' importati d'Italia.

"Per sparare al poligono basta un'autocertificazione e un certificato prestampato del medico di base. Se una persona non è ritenuta idonea ad ottenere il porto d'armi dalla questura, al poligono di tiro non viene comunicato”, continua Prandini. Sulle autorizzazioni a frequentare il poligono di tiro "a noi basta l'autocertificazione e l'ok del medico di base – spiega Prandini – forse è una leggerezza, ma la legge 110 prevede questo".

Il bollettino medico

"La signora che si trova all'Umberto I sta bene. Farà il decorso qui, anche con un supporto psicologico, e quando sarà il momento sarà dimessa. Ha un foro di entrata e uscita di un proiettile. La persona più grave è la donna che si trova al Sant'Andrea. Ha due figli ed è stata operata verso le 14. Ora si trova in rianimazione, costantemente monitorata. L'uomo al Pertini non ha complicanze. Era un sospetto infarto. Infine, l'altro uomo (l’eroe che ha fermato il killer, ndr) portato al Gemelli ha 20 giorni di prognosi, ma è fuori pericolo di vita. È stato l'eroe della giornata, colui che ha avuto una ferita al volto a causa del proiettile (procuratasi cercando di disarmare l'autore degli spari, ndr)".

Questo il bollettino medico sui feriti della sparatoria di questa mattina di Fidene. A darne notizia l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, al termine della visita alla ferita ricoverata all'Umberto I e prima di recarsi al Sant'Andrea. "La signora qui da noi è in condizioni stabili – ha aggiunto Federico Venuta, direttore unità toracica dell'Umberto I – è stata trasferita nella nostra unità dopo essere stata medicata dai colleghi di accettazione. Ha una ferita che è stata disinfettata. Non ci sono lesioni di organi interni: è stata colpita la spalla destra e la situazione è per il momento è sotto controllo. Appena possibile la manderemo a casa".

"Sono venuto all'Umberto I per far visita alla donna più anziana ferita nella sparatoria di questa mattina, è vigile e orientata, affidata alle cure dei medici e completerà il decorso qui, anche con un supporto psicologico", ha detto D'Amato al termine della visita. "La paziente più grave è la donna ricoverata in rianimazione al Policlinico Sant'Andrea – conclude – è stata operata ed è costantemente monitorata. Domani andrò in visita al paziente ricoverato al Policlinico Gemelli".

I precedenti

Il triplice omicidio di Fidene è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi di sangue innescati negli anni da liti condominiali. La vicenda era ben nota alle cronache locali, anche se confinata nel novero delle proteste formali – almeno fino ad oggi – da parte di chi si riteneva non soddisfatto di come venivano gestite le faccende quotidiane di quello che potrebbe definirsi un "condominio allargato". Nessuno, mai, avrebbe immaginato che la vicenda potesse avere un epilogo di tale portata.

Sindaco di Acrea: “Aveva ricevuto un contributo dal Comune”

Ad Ascrea, uno dei Comuni della provincia di Rieti dove insiste il consorzio, il sindaco Riccardo Nini, in carica da poco più di un anno, rivela di non aver mai parlato personalmente con Campiti, ma conferma che il 57enne era di fatto residente sul territorio. "Da quello che sappiamo, il Comune in passato ha contribuito a sopperire ad alcune carenze economiche, ad esempio per realizzare l'allaccio alla fognatura della sua abitazione – spiega il primo cittadino del borgo reatino – ma che io sappia quei lavori non sono poi mai stati realizzati, per cui, come Comune, abbiamo richiesto indietro il contributo. Chi ha avuto modo di parlare di persona con lui riferisce che l'uomo era una persona educata e cordiale. Come Comune, ci siamo subito messi in contatto con l'autorità giudiziaria, mettendoci a disposizione per quanto di nostra competenza". Da quanto si è potuto apprendere, le vittime non risiedevano, fisicamente, nell'area del consorzio, mentre è da valutare la residenza di Campiti, che risulterebbe proprio all'interno del consorzio tra Ascrea e Roccasinibalda, in una delle abitazioni del nucleo residenziale non ancora terminata.

Le vittime

Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano. Sono le tre vittime della sparatoria di questa mattina nella periferia nord della capitale.  Uccise a bruciapelo nel corso di una riunione condominiale. Tutto si è svolto in pochi terribili attimi. L'omicida "È entrato nella sala, ha chiuso la porta e ha urlato vi ammazzo tutti e ha cominciato a sparare", come ha raccontato una testimone che era presente alla riunione del onsiglio di amministrazione del Consorizio Valleverde a Fidene durante la quale Claudio Campiti, 57 anni, ha ucciso le tre donne ferendo altre quattro persone. I feriti sono stati trasportati in quattro diversi ospedali della capitale. 

Perse un figlio dieci anni fa Claudio Campiti, l'uomo fermato per la strage avvenuta questa mattina durante la riunione di un consorzio fuori da un bar a Fidene. La sua vita è stata segnata dall'incidente di montagna in cui morì il figlio Romano, pochi giorni prima di compiere 15 anni, nel 2012. Il ragazzo si schiantò contro un albero con uno slittino, su una pista della Croda Rossa in Alto Adige. Claudio Campiti da allora aveva condotto una battaglia per la sicurezza delle piste da sci.

Cosa è successo

Tra i più gravi una donna di circa 50 anni è stata trasportata in codice rosso e operata all'ospedale Sant'Andrea. "La donna è giunta al Pronto soccorso "in condizioni generali gravissime", scrive in una nota la direzione sanitaria dell'ospedale. L'intervento è terminato alle 13.45 e la paziente è stata poi trasferita in rianimazione con prognosi riservata". Dei quattro feriti, spiega l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato: "uno è stato trasportato al Policlinico Gemelli (un uomo di 67 anni ferito al volto), una al Policlinico Umberto I (una donna di 80 anni ferita al torace) e una al Policlinico Sant`Andrea (una donna di 50 anni ferita al cranio), più un malore di un uomo di 65 anni presente all`evento che è stato portato in stato di shock all`ospedale Pertini". "I feriti sono stati tutti trattati: quella più grave è la donna ricoverata al Sant`Andrea in gravissime condizioni è in prognosi riservata ed è stata sottoposta ad intervento chirurgico ed ora in rianimazione. In serata mi recherò personalmente al Policlinico Umberto I a visitare l`anziana donna".

Le vittime sarebbero la segretaria del consorzio, una revisora contabile e una terza donna. La presidente sarebbe rimasta ferita, la vicepresidente incolume. Campiti, secondo fonti dei Carabinieri, non avrebbe avuto il porto d'armi, avrebbe portato via la pistola da un poligono di tiro.

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Vecchi rancori dietro il gesto sanguinoso

La tragedia sarebbe l'epilogo sanguinoso di vecchi contrasti tra condomini. Oggi si teneva una riunione per discutere di alcuni aspetti relativi alla gestione delle abitazioni di un consorzio edilizio nel quartiere Nuovo Salario, una trentina i partecipanti. Per la riunione condominiale era stata presa in affitto la sala del bar dov'è avvenuta la sparatoria.

La sala operativa del 112 ha ricevuto molte chiamate simultanee ed ha inviato immediatamente sul posto le forze dell'ordine e i soccorsi del 118. I carabinieri hanno circondato tutta l'area intorno al luogo della strage, avvenuta a Fidene, quartiere a nord-est di Roma che si sviluppa lungo il Tevere. 

Nel passato c'erano state denunce incrociate tra Claudio Campiti è il Consorzio Valleverde. L'uomo utilizzava anche un blog in cui raccontava del suo rapporto conflittuale con la struttura del Lago di Turano. Secondo alcuni consorziati l'uomo non voleva pagare le spese di gestione del consorzio.

Il sindaco di Roma: "Un fatto di violenza gravissimo"

E' successo questa mattina 11 dicembre nel corso di una riunione condominiale, la prima chiamata alla sala operativa del Nue 112 è arrivata qualche minuto dopo le 9.30. Sono seguite poi altre numerose chiamate. Ma già in seguito alla prima richiesta di intervento sono stati attivati i soccorsi. Sul posto, oltre alle forze dell'ordine, sono arrivate 4 ambulanze e un'auto medica. 

L'uomo, durante l'assemblea a un certo punto avrebbe estratto la pistola e avrebbe esploso diversi colpi di arma da fuoco in direzione delle donne, sparando a bruciapelo. L'uomo, conosciuto nella zona, 57 anni, è stato fermato e ora si trova in una caserma dei carabinieri. Sul luogo della strage, si è recato il pm di turno, Giovanni Musarò.

"Un fatto gravissimo di violenza che sconvolge la città. La mia vicinanza alle famiglie", commenta il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri in costante contatto con il prefetto. Domani si riunisce il Comitato per l'ordine e la sicurezza.

Contestata a Campiti la premeditazione

La Procura di Roma contesta il triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi nei confronti di Claudio Campiti. Nel decreto di fermo il pm Giovanni Musarò contesta inoltre il triplice tentato omicidio, in riferimento ai feriti, e il porto abuso di armi.

Il killer aveva 170 proiettili

È stato trovato in possesso complessivamente 170 proiettili e anche di un secondo caricatore l'autore della strage. In base a quanto si apprende ha sparato sette-otto colpi, altri sette erano nel caricatore dell'arma e altri 155 gli sono stati trovati addosso.

Soldi e passaporto: voleva fuggire

I magistrati contestano a Campiti anche il pericolo di fuga. L'indagato, infatti, aveva con sé al momento della sparatoria il passaporto e in uno zaino vestiti e sei mila euro in contanti.