Mercoledì 24 Aprile 2024

Roma violenta, omicidi e un sequestro lampo: il bilancio degli ultimi 40 giorni

Da Giandavide de Pau il killer del quartiere Prati, alla strage di Fidene, al rapimento di Ponte Milvio, il 2022 nella Capitale chiude nel segno della cronaca nera

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri rende omaggio alla vittime della sparatoria a Fidene

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri rende omaggio alla vittime della sparatoria a Fidene

Roma, 23 dicembre 2022 -  Il 2022 si chiude nel segno della cronaca nera a Roma, gli ultimi quaranta giorni del 2022 fotografano la faccia violenta della città: otto omicidi e il sequestro lampo a Ponte Milvio andato in scena nelle ultime 48 ore dipingono un quadro dalle tinte fosche.  

Omicidi, femminicidi, violenze avvenuti nella Capitale

Otto persone uccise negli ultimi 40 giorni. E' il 17 novembre Giandavide De Pau - conosciuto per essere l'autista personale di Michele Senese e già finito nelle carte sul 'Mondo di Mezzo' di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati - uccide tre prostitute in un'ora. A perdere la vita due cittadine cinesi: Li Yan Rong, 55 anni; Yang Yun Xia, 45 anni e una cittadina colombiana: Marta Castano Torres, 65 anni. Il quartiere Prati - dove le tre donne abitavano - vive due giorni di apprensione. 

La borghesia romana è scossa nel profondo. De Pau, dopo aver ucciso le tre donne, fugge via con i vestiti ancora sporchi di sangue. Viene arrestato dalla polizia sabato mattina all'alba. Sono passate meno di 48 ore, ma sembrano settimane. Addosso ha ancora gli stessi abiti. Emergono i particolari: le pugnalate crudeli durante i rapporti sessuali. Le tre 'S' - sesso, sangue e soldi - fanno da padrone sui giornali e nella testa della gente, rapita dalla storia.

Viene interrogato dai magistrati: dice di non ricordare nulla. Poi solo una parte: era dalle cinesi, ma non a casa della colombiana. Ad incastrarlo saranno le telecamere - l'uomo è immortalato sia in via Riboty, casa delle asiatiche, sia in via Durazzo, dove abitava Marta - e un video sul cellulare, nel quale l'uomo conserva i primi due omicidi, quelli di Li e Yang. 

La strage di Fidene

A distanza di 25 giorni dal triplice delitto, l'11 dicembre un nuovo fatto di sangue sconvolge la Capitale. Quattro donne vengono uccise nel gazebo di un bar a Fidene. Tre persone restano ferite. Una carneficina. L'autore viene bloccato sul posto dall'intervento dei carabinieri. Si tratta di Claudio Campiti, 57 anni. Poco prima aveva portato via una pistola dal poligono a Tor di Quinto dove si allenava da tempo e l'aveva usata nel modo peggiore compiendo una strage.

Gli omicidi eseguiti nel corso di una riunione di condominio tra appartenenti al Consorzio Valleverde in provincia di Rieti.  Davanti al gip Campiti ammetterà il risentimento di lunga data provato nei confronti dei consorziati. Ma prima di diventare il "killer di Fidene", il 57enne, oggi disoccupato, era stato una persona con una vita tranquilla: ex-assicuratore, una ex-moglie che lavorava per le ambasciate, i figli alla scuola francese. Una vita borghese e agiata. Poi la tragedia della perdita del figlio di 14 anni, morto nel 2012 in un incidente con lo slittino mentre era in vacanza in Val Pusteria. E' probabilmente da quel lutto che per Campiti inizia la discesa agli inferi, conclusa con i terribili omicidi. 

L'omicidio passionale

Non è finita. Notte tra il 22 e il 23 dicembre, a poco più di 24 ore dalla vigilia di Natale, un altro omicidio scuote Roma: Nazzareno Paolo Teti, 52 anni, originario di Vibo Valentia, viene ucciso con una coltellata al collo in strada a via della Borghesiana, alla periferia est di Roma. In poco tempo i poliziotti della Squadra Mobile arrestano l'aggressore: si tratta di un 47enne albanese fermato grazie all'incrocio tra le immagini delle di telecamere di sorveglianza della zona e le testimonianze acquisite dagli inquirenti. Il movente del delitto, in questo caso, è di natura sentimentale: la gelosia dell'uomo per la relazione tra la moglie e la vittima.

Ragazzo rapito a Ponte Milvio

Nella stessa sera, tra il 22 e il 23 dicembrem a Roma nord tra Tor di Quinto e Ponte Milvio, dove il 'mondo di sotto' - ragazzi della periferia che tentano il rilancio sociale e i soldi facili spacciando droga - e il 'mondo di sopra' - rampolli di famiglie benestanti - si incontrano, un ragazzo viene rapito fuori da un ristorante di Sushi da un 'commando'. Lo stile sembra quello messicano: sei, forse sette persone prendono il giovane, lo caricano in auto, e sfrecciano via in direzione della Tangenziale.

Si tratta di Danilo Valeri, 20 anni,  figlio di Maurizio, anni 46, gambizzato a maggio scorso nel corso di un regolamento di conti maturato nell'ambito del narcotraffico e del racket delle occupazioni delle case popolari. Subito si pensa a una vendetta nei confronti del papà.

La polizia indaga e la Capitale resta con il fiato sospeso per 15 ore. Fino a sera quando, una nota della Questura, spiega che il giovane sta bene ed è stato ritrovato. A portarlo dalla polizia, poche ore prima, la madre. Proseguo le indagini per capire le ragioni e i mandanti del rapimento lampo.