Peste suina Roma, altri due casi sospetti

Trovate 16 carcasse di cinghiali, due animali potrebbero essere infettu. Il virus dilaga, la Capitale si prepara agli "abbattimenti selettivi". Coldiretti: "Grave emergenza sanitaria"

Roma, 9 maggio 2022 – Trovate 16 carcasse di cinghiali morti, a Roma scoppia l’allarme peste suina. Dopo il caso zero e i due contagi sospetti al parco dell’Insugherata, la Capitale si risveglia in un incubo. Sono due i casi sospetti, l'eventuale conferma arriverà domani. "Sono 14 o forse addirittura 16" le carcasse di cinghiali morti ritrovati nell'area di Roma, "in buona parte si trovano all'interno del Grande Raccordo Anulare, ma forse una all'esterno, ed è quella pià interessante". A dirlo è Angelo Ferrari, direttore dell'Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, e commissario straordinario per l'emergenza peste suina.

Peste suina a Roma, cosa sappiamo: 

Cinghiali morti a Roma, è allarme

Dopo il caso zero e i due contagi sospetti emersi oggi al parco dell’Insugherata (questi ultimi farebbero parte dei 14 cinghiali morti trovati in città), la Capitale si risveglia in un incubo. Ad annunciarlo è il commissario straordinario per la peste suina, Angelo Ferrari. Nell'area di Roma, “sono state trovate 14 carcasse” di cinghiali morti, dice Ferrari, “spero negative” al virus della peste suina e “spero non al di là del Grande raccordo anulare, particolare che semplificherebbe le attività di contenimento del virus.

Ferrari conferma che al momento sono soltanto due i casi di cinghiali sospettati di essere stati colpiti dalla malattia. Si stanno facendo gli accertamenti e "entro domani avremo la conferma da parte dell'istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e Toscana". La speranza del commissario, anche alla luce del nuovo ritrovamento, e' che il fenomeno resti circoscritto all'interno del Gra: "Se fosse uscito ci complicherebbe la vita, perché significa che la malattia si sta diffondendo".

Sono anche in corso approfondimenti di tipo genomico per capire "se si tratti di un focolaio primario o secondario. Pensiamo che sia primario e che non sia legato a quello del Piemonte e della Liguria". In merito all'origine della malattia, i dati epidemiologici finora raccolti “depongono a favore di una origine diversa dai casi di Liguria e Piemonte”, regioni dove sono stati scoperti i primo focolai della peste africana e con i quali non sembrerebbero legati, “come quella alimentare dovuta ai rifiuti”.

Via libera agli “abbattimenti selettivi”

"Il sottosegretario Costa ha sottolineato l'esigenza del depopolamento, quindi degli abbattimenti selettivi" dei cinghiali. A dirlo il capo di gabinetto della Regione Lazio, Roberto Napoletano. "A Roma si dovrà procedere a questo, per creare un'area di vuoto e impedire che questa epidemia si possa espandere".

"Siamo nella fase uno, quella dell'isolamento – ha aggiunto Napoletano –. Stiamo provvedendo a recinzioni, varchi, prescrizioni anche per la cittadinanza come il no ai picnic, divieti assembramento e un'altra serie di informazioni che verranno adottate".

Due casi ad alto rischio

Altri due casi di peste suina, Roma si risveglia in un incubo. Con la presenza di cinghiali sempre più pressante in molti quartieri della Capitale, l’infezione virale africana fa paura. È la prima zona lontana dai focolai di Liguria e Piemonte ad essere coinvolta dalla peste suona che, al momento, è stata riscontrata solo sui cinghiali. Il primo episodio romano, il cosiddetto caso zero, era stato tracciato qualche giorno fa al parco dell'Insugherata, un’area naturale protetta tra la via Trionfale e la via Cassia. E oggi, dallo steso parco, arriva la conferma di altri contagi

"Da primi riscontri su analisi dei prelievi effettuati sui cinghiali, emergono con alta probabilità altri due casi di positività" alla peste suina "su 16 campioni prelevati". Lo rende noto l'assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D'Amato. "I casi – spiega l’assessore – sono riferiti alla stessa area del caso 0 (nell’area protetta dell’Insugherata, ndr). Proseguono tutte le attività previste dall'ordinanza regionale e i campioni individuati verranno ora inviati all'istituto zooprofilattico di Perugia per la definitiva conferma. Abbiamo chiesto al ministero di assegnare anche i test di conferma all'istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana per ridurre i tempi degli esiti".

L'Assessorato precisa di “proseguire tutte le attività previste dall'ordinanza regionale”, ovvero tra l'altro analisi su capi sospetti e sulle carcasse, nonché il loro smaltimento in sicurezza.

Coldiretti: “Grave emergenza sanitaria”

Sono 2,3 milioni i cinghiali presenti in Italia e che rappresentano il principale veicolo del virus della peste suina africana, che minaccia gli allevamenti nazionali di maiali. È la stima tracciata dalla Coldiretti dopo l’individuazione di altri due casi sospetti a Roma, sempre cinghiali, nella stessa area del caso zero, ovvero una zona del parco dell'Insugherata, il primo fuori dalle regioni Liguria e in Piemonte dove nella zona infetta sono stati fino ad ora individuati 113 casi dal primo contagio del 27 dicembre 2021. "Serve responsabilità delle istituzioni per un intervento immediato di contenimento della popolazione dei cinghiali”, chiede il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini nel sottolineare “la necessità della loro riduzione numerica attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 con l’articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette. Siamo infatti costretti ad affrontare una grave emergenza sanitaria perché è mancata l’azione di prevenzione come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali". Nei mesi scorsi, tante le proteste degli agricoltori a Roma e in altre regioni italiane.

Roma, rischio proliferazione della malattia

"Anche il presidente di Roma Natura, Maurizio Gubbiotti, certifica che il problema più grande collegato alla peste suina è dovuto al proliferare di rifiuti nelle strade della Capitale, che provocano la fuoriuscita della fauna selvatica alla ricerca del cibo. Dunque, più rifiuti sulle strade equivalgono a più cinghiali in giro per la città e, di conseguenza, a un diffondersi incontrollato della temibile malattia africana che colpisce gli animali selvatici, ma di cui anche gli esseri umani possono essere vettori'', commenta il consigliere capitolino Daniele Diaco (M5S). ''Senza un serio piano di contenimento etico della fauna selvatica però si rischia anche un'ecatombe animale. Roma e i suoi cittadini non possono attendere l'inerzia di questi amministratori: per giunta qui siamo dinanzi a un ente regionale, Roma Natura, che dice che la Capitale, amministrata da gente dello stesso partito che governa nel Lazio, è sporca".