
Papa Francesco all'uscita dal carcere di Regina Coeli a Roma, dove ha incontrato i detenuti (Ansa)
Roma, 17 aprile 2025 – Papa Francesco è in visita privata nel carcere di Regina Coeli. Il Pontefice è giunto nella casa circondariale a bordo della sua 500 bianca con i vetri oscurati per incontrare un gruppo di circa 70 detenuti. Non certo una novità. Come ha sempre fatto durante il Giovedì Santo, Bergoglio ha deciso di trascorrerlo fuori dal Vaticano con persone in difficoltà. Nel 2018 aveva scelto sempre il carcere romano per celebrare la messa in Coena Domini con il tradizionale rito della lavanda dei piedi.
Il Papa, che si è presentato senza i naselli per l’ossigeno, è stato accolto dall’ovazione dei detenuti: “Francesco, Francesco”. A riceverlo nel piazzale principale la direttore Claudia Clementi e il personale del penitenziario. All’uscita, ai giornalisti che gli chiedevano come vivrà la Pasqua, ha risposto: "La vivrò come posso". "Ogni volta che entro in un posto come questo mi domando perché loro e non io", ha aggiunto il pontefice lasciando la casa circondariale dopo circa mezz’ora.
Nonostante la convalescenza a Santa Marta da oltre una settimana, Francesco ha regalato diverse sorprese ultimamente recandosi anche fuori dal Vaticano (sabato è stato a Santa Maria Maggiore). Ieri, poi, è tornato all'attività pubblica incontrando i medici dell’ospedale Gemelli, una settantina di persone. Una prima udienza privata con tanta gente, dopo il difficile periodo che ha attraversato a causa della polmonite.
Il messaggio su X
"Molte paure ci abitano e tremende ingiustizie ci circondano, ma un mondo nuovo è già sorto", ha scritto Papa Francesco sul suo profilo su X aggiungendo che "Dio ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio, Gesù. Egli unge le nostre ferite e asciuga le nostre lacrime".
Nella sua omelia per la messa del Crisma che apre il 'Triduo pasquale', letta dal cardinale. Domenico Calcagno, il pontefice ha ricordato che "l'anno giubilare rappresenta per noi sacerdoti, una specifica chiamata a ricominciare nel segno della conversione. Pellegrini di speranza, per uscire dal clericalismo e diventare annunciatori di speranza''. ''Certo, se Alfa e Omega della nostra vita è Gesù, anche noi potremo incontrare il dissenso da Lui sperimentato a Nazaret. Il pastore che ama il suo popolo – scrive Francesco – non vive alla ricerca di consenso e approvazione a ogni costo. Eppure, la fedeltà dell'amore converte, lo riconoscono per primi i poveri, ma lentamente inquieta e attrae anche gli altri''.
''Passione, morte e risurrezione di Gesù, che ci apprestiamo a rivivere, sono il terreno che sostiene saldamente la Chiesa – osserva il Pontefice nell'omelia letta da Calcagno – e, in essa, il nostro ministero sacerdotale. E che terreno è questo? In che humus noi possiamo non soltanto reggere, ma fiorire? Per comprenderlo bisogna ritornare a Nazaret, come intuì tanto acutamente San Charles de Foucauld''.