Operaio morto alla Farnesina, interdittiva al titolare della ditta: omicidio colposo

Violate le norme sulla sicurezza del lavoro dall'impresa che stava eseguendo la manutenzione sugli ascensori del Ministero. Certificati falsi e mancata idoneità

Il Ministero degli Esteri. Nel riquadro: Fabio Palotti, morto a 39 anni

Il Ministero degli Esteri. Nel riquadro: Fabio Palotti, morto a 39 anni

Roma, 25 giugno 2022 – Era dipendente di una ditta in subappalto l’operaio precipitato nel vano di un’ascensore alla Farnesina, il titolare dell’impresa incaricata della manutenzione è gravemente indiziato del delitto di omicidio colposo. A complicare la sua situazione è l’aggravante di aver violato le norme sulla sicurezza e per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’uomo ha inoltre ricevuto dal tribunale un’ordinanza interdittiva: non potrà esercitare uffici direttivi nell’impresa per i prossimi sei mesi.

Violata la sicurezza sul lavoro

È il risultato delle indagini preliminari in corso per la morte del 39enne Fabio Palotti, morto lo scorso 27 aprile mentre lavorava alla manutenzione di un’ascensore nel palazzo del Ministero degli Esteri. Il suo corpo era stato trovato da un collega il mattino dopo la tragedia. A quanto pare, l’azienda di manutenzione – che lavorava alla Farnesina in regime di subappalto – era inadempiente sotto diverso profili burocratici. Mancavano la valutazione dei rischi e il piano operativo di sicurezza per il cantiere dove è morto l’operaio, mai sottoposto ai controlli medici periodici: perfino il suo certificato di idoneità alla mansione era scaduto il 10 febbraio del 2020.

In sintesi, secondo quanto accertato allo stato dalle indagini, la vittima “avrebbe operato in assenza di qualsiasi riferimento e consapevolezza dei rischi connessi all'attività lavorativa di ascensorista, svolta alle dipendenze della ditta appaltatrice”, dunque la sua morte rappresenta, secondo la ricostruzione del giudice delle indagini preliminari, “la concretizzazione del rischio che le norme cautelari violate miravano ad evitare”.

A rischio gli altri dipendenti

Il giudice per le indagini preliminari ha evidenziato il concreto il pericolo di reiterazione da parte dell'indagato – il titolare dell’impresa – di delitti della stessa specie di quello accaduto a Palotti, in particolare “il pericolo che si verifichino ulteriori infortuni anche con esito mortale ai danni dei dipendenti della ditta, nello svolgimento delle mansioni di ascensoristi, tenuto conto delle plurime violazioni alla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro”.

Il giudice ha altresì ravvisato anche il pericolo di inquinamento probatorio, desumibile dalla presentazione da parte dell'indagato, a seguito di ordine di esibizione emesso dagli uffici della Procura, di “una copia di un certificato di abilitazione alla manutenzione di impianti ascensori o montacarichi, risultato obiettivamente falso", perché mai rilasciato dalla Prefettura competente.