ArchiveOmicron, vaccino Covid protegge dalla variante: "Linfociti T restano sul bersaglio"

Omicron, vaccino Covid protegge dalla variante: "Linfociti T restano sul bersaglio"

Studio dell'Irccs Santa Lucia: le cellule immunitarie difendono da casi gravi, garantendo una copertura dell'80% rispetto al ceppo originario del virus e "sorvolando" sulle mutazioni

analisi di laboratorio

analisi di laboratorio

Roma, 5 gennaio 2022 - La vaccinazione contro il Covid 19 riesce ad essere una difesa efficace contro i casi gravi di infenzione: quelli che portano in ospedale quando non nelle terapie intensive.  Un importante studio italiano conferma che la vaccinazione contro il Covid 19 protegge anche dalla nuova variante Omicron, molto più infettiva, che ha portato al dilagare della quarta ondata in tutta Italia e nel mondo. Le cellule immunitarie, infatti, emerge dallo studio, riconoscono la variante e proteggono da casi gravi. Omicron, gli ultimi studi: colpisce la gola, è meno letale. Il caso Israele E anche se gli anticorpi calano nel tempo e in più non riconoscono bene le nuove varianti, le cellule T del sistema immunitario rimangono di guardia.  Lo evidenzia un nuovo studio dell'Istituto di ricerca e ospedale di neuroriabilitazione Santa Lucia IRCCS di Roma, da cui emerge la capacità delle cellule T del sistema immunitario di riconoscere la nuova variante e quindi di proteggere dalla malattia grave e dunque dall'ospedalizzazione.  Per lo studio sono state condotte analisi immunologiche su campioni di sangue provenienti da 61 donatori che avevano effettuato diverse tipologie di vaccinazione.  Il protocollo utilizzato per la ricerca consiste nell'esposizione dei linfociti T dei donatori alla proteina Spike del ceppo originale di SARS-CoV-2, contro cui sono stati preparati i vaccini attualmente in uso.  Omicron spinge verso l’immunità di gregge

"I linfociti T riconoscono anche la variante Omicron"

Il 100% dei donatori ha risposto con l'attivazione dei linfociti T specifici per il coronavirus.  I linfociti T sono stati poi esposti ai frammenti mutati della proteina Spike della variante Omicron generando una risposta cellulare in circa il 70% degli individui. Tuttavia, questa risposta era ridotta di quasi il 50%, ossia era minore il numero di cellule che riconosceva la proteina Spike mutata. Alla luce di questi dati l'efficacia residua dei vaccini ad mRNA è stata quindi stimata di circa l'80% rispetto a quella contro la variante originale.  Omicron, G7: "La più grave minaccia alla salute mondiale" "Gli anticorpi - sottolinea Giovanna Borsellino, direttrice del Laboratorio di Neuroimmunologia del Santa Lucia IRCCS - sono solo una parte degli strumenti che il sistema immunitario mette in campo per combattere le infezioni. L'immunità cellulare è costituita da un esercito di cellule del sangue addestrate a riconoscere il virus, dotate anche di memoria e longevità: i linfociti T. Con questo lavoro è stato dimostrato che riconoscono anche la variante Omicron, seppur in misura ridotta rispetto al virus originale di Wuhan contro cui siamo stati vaccinati.  Questi linfociti T hanno, chimicamente, una visione più ampia del virus rispetto agli anticorpi, e riescono a sorvolare su piccoli cambiamenti nella sua struttura, rimanendo sempre sul bersaglio".

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