Omicidio Willy, la condanna: ergastolo ai fratelli Bianchi. Il papà: “Sentenza giusta"

I giudici della Corte d'Assise di Frosinone hanno stabilito 23 anni di carcere Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli. La difesa: "Processo mediatico, ci appelleremo"

Frosinone, 4 luglio 2022 – Sono stati condannati all'ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, pichiato a sangue fino ad ucciderlo nella notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Frosinone, che ha anche stabilito una pena di 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli, entrambi imputati nel processo per il pestaggio di Colleferro. Il papà di Willy, Armando Duarte: “Sentenza giusta”. 

Dovranno pagare 500mila euro i fratelli Bianchi, a tanto ammonta il risarcimento civile previsto oggi dai giudici della Corte d’Assise. Ai genitori di Willy andranno 200mila ciascuno, mentre alla sorella dovranno essere versati 150mila euro.

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I fratelli Bianchi, nel riquadro Willy Duarte Monteiro

“Le prove prodotte erano più che fondate, la sentenza è giusta”, è il primo commento del pm Giovanni Tagliatela, che stamattina aveva chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi e 24 anni di carcere per gli altri due imputati. E la difesa risponde. “È stato un processo mediatico. Va contro tutti i principi logici. Leggeremo le motivazioni e poi faremo appello. Siamo senza parole". Così ha affermato l’avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Bianchi dopo la sentenza all’ergastolo deciso dai giudici della Corte d’Assise di Frosinone.

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Dopo la sentenza, i quattro imputati hanno gridato e imprecato dalla cella di sicurezza. Subito dopo gli agenti della Polizia penitenziaria li hanno fatti allontanare. È stata invece accolta da applausi e lacrime dai familiari di Willy, presenti in aula per ascoltare la lettura della sentenza. Oltre alla mamma e alla sorella, che hanno pianto, c’erano anche gli amici del 21enne ucciso, che hanno seguito passo per passo tutte le fasi del processo.

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Il pm: "È quello che speravamo"

“È quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione. Tuttavia le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto". È il commento del pubblico ministero Giovanni Taglialatela al termine della pronuncia della sentenza per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte.

È stata una "sentenza ineccepibile in linea con le conclusioni del pm, che legge le pagine processuali con un rigore assoluto e anche un riconoscimento di qualità per quanto riguarda l'attività investigativa iniziale delle forze dell'ordine". Lo hanno detto gli avvocati Domenico MarziVincenzo Galassi, difensore della famiglia di Willy Monteiro Duarte dopo la sentenza della corte d’Assise di Frosinone.

Una sentenza che "stabilisce un principio morale. La prevaricazione non può affermarsi come una vittoria. Mi auguro che serva per tutti quei giovani che continuano ad agire con violenza". Così l'avvocato Domenico Marzi, legale della famiglia di Willy Monteiro Duarte, alla lettura del dispositivo con il quale la Corte d'Assise di Frosinone.

Cosa è successo oggi: la requisitoria

Il tempo si è fermato tra Paliano e Colleferro, c’è un pesante clima di attesa per la sentenza dell’omicidio di Willy Montairo Duarte, il 21enne morto nella notte tra il 6 ed il 7 settembre 2020 durante un pestaggio. Stamattina i giudici della Corte di Assise del tribunale di Frosinone sono entrasti in camera di consiglio per decidere sulle condanne ai quattro imputati, la decisione non arriverà prima delle 13 di oggi. Quando la sentenza verrà letta, in aula ci saranno i genitori e la sorella del ragazzo ucciso a botte, oltre all’amico di Willy, testimone chiave nel processo.

I pm hanno chiesto l'ergastoplo per i fratelli Bianchi, mentre per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli la Procura ha chiesto 24 anni di carcere. Sono queste le pene chieste dai pm ne corso della requisitoria. Willy Montairo Duarte, il cuoco di Paliano, è stato aggredito a morte dopo essere intervenuto per proteggere un amico durante una lite.

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La difesa: “Non c’è stato istinto violento”

"Dissento dalla tesi della Procura. I fratelli Bianchi quando sono scesi dell'auto non hanno avuto alcun istinto violento. Non c'è stato nessun calcio frontale, le prove non ci sono. Marco Bianchi si è subito preso le sue responsabilità dicendo di averlo colpito al fianco. Gabriele non lo ha mai colpito Willy". Lo ha detto l'avvocato Massimiliano Pica, difensore dei fratelli Bianchi in sede di repliche, davanti ai giudici della Corte d'Assise di Frosinone che sono andati poi in camera di consiglio per decidere sull'omicidio di Willy Monteiro Duarte.

Il testimone chiave: “Meritano tutti l'ergastolo”

"Quella notte ero lì, al di là delle scuse e delle giustificazioni sulla poca illuminazione, si vedeva bene tutto e ricordo bene, anche se cerco di rimuovere, che hanno infierito tutti e quattro sul mio amico". A raccontarlo è Samuele Cenciarelli, testimone nel processo per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte e amico del 21enne, che in questo momento si trova in aula dove è attesa la sentenza.

"Ero con Willy quando lo hanno colpito – racconta – quando ho visto il primo calcio ho provato a intervenire, ma sono stato respinto anche io con un calcio. Ora si stanno arrampicando sugli specchi, ma sono colpevoli tutti e quattro e per loro, senza distinzioni, mi auguro sia ergastolo".

Visibilmente commosso, l’amico di Willy questa mattina è in tribunale a Frosinone per attendere la sentenza con gli amici di Willy. “Willy è stato un esempio di coraggio e amicizia. Mi ha salvato la vita. Non deve essere dimenticato il suo gesto in favore di un amico”. Quella terribile notte di due anni fa, il 23enne Samuele Cenciarelli era con Willy e ha assistito al pestaggio mortale.

“È difficile parlare di quanto avvenuto – aggiunge –. Non riesco a spiegare a parole con quello che provo nel vedere gli imputati dietro le sbarre. Non riesco a dimenticare. Certo devi andare avanti, ma fatichi a convivere con certe cose”. Quella notte i quattro imputati “li ho visti infierire, sono colpevoli: per me meritano tutti l'ergastolo”.