Mercoledì 24 Aprile 2024

Omicidio Willy Monteiro Duarte, domani la sentenza. La mamma: "Attendiamo con serenità"

L'avvocato della donna ha parlato in vista del verdetto per il pestaggio mortale di Colleferro atteso per il 4 luglio dai giudici della Corte d'Assise di Frosinone

I fratelli Bianchi, nel riquadro Willy Duarte Monteiro

I fratelli Bianchi, nel riquadro Willy Duarte Monteiro

Roma, 3 luglio 2022 - E' il tempo della sentenza: domani 4 luglio è atteso il verdetto per il terribile pestaggio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne aspirante chef, massacrato di botte nel settembre del 2020 a Colleferro.  "Attendiamo con serenità questa sentenza così come abbiamo affrontato l'intero processo. Gli elementi raccolti su questa tragica vicenda sono a mio avviso univoci".

È quanto afferma l'avvocato Domenico Marzi, legale della madre e della sorella di Willy in vista della sentenza di primo grado attesa per domani dai giudici della Corte d'Assise di Frosinone nei confronti dei quattro imputati, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, tutti accusati di omicidio volontario. In mattinata sono previste brevi repliche delle parti e poi i giudici si ritireranno in camera di consiglio, da cui dovrebbero uscire nel pomeriggio.

Per i fratelli  Bianchi i pm Francesco Brando e Giovanni Taglialatela hanno chiesto l'ergastolo e per gli altri due imputati, Pincarelli e  Belleggia sollecitati 24 anni. I Bianchi, scrivendo anche dal carcere, si sono difesi, sostenendo di non aver colpito loro a morte Willy.

I fatti 

Willy venne pestato a morte la notte del 6 settembre del 2020 davanti ad un locale di Colleferro, centro in provincia di Roma. Ritornando a quella tragica serata, i pm affermano che "appare evidente, come non vi fosse alcun elemento per giustificare una condotta di quel tipo; condotta che, quindi, viene posta in essere nonostante l'assenza di un motivo valido, utilizzando quella discussione nata fuori ad un locale come mero pretesto per aggredire".

L'accusa

Secondo l'impianto accusatorio i fratelli Bianchi hanno dato "sfogo al loro impulso violento, approcciandosi alla folla con il solo intento di ledere e non recedendo dal proprio proposito criminoso nonostante i tentativi" di alcuni presenti "di spiegare come non vi fosse assolutamente la necessità di adoperare violenza". Per l'accusa, di fatto, non esiste un movente per quanto accaduto a Willy.

"Il movente della condotta è da ritenersi così banale, da rendere del tutto spropositata l'azione aggressiva con esiti letali ed in questi limiti contenutistici, si può senz'altro osservare come un 'non movente'". 

Le fasi del pestaggio mortale

Nella requisitoria del 12 maggio scorso i rappresentanti dell'accusa hanno ricostruito le fasi del pestaggio. "L'azione è partita da Marco e Gabriele Bianchi ma poi si salda con l'azione di Belleggia e Pincarelli e diventa una azione unitaria - hanno spiegato i pm -. Quello che è successo a Duarte poteva capitare a chiunque altro si fosse trovato di fronte" al branco.

Un ruolo centrale nella requisitoria ha avuto il modus operandi dei quattro e in particolare la loro conoscenza della Mma, l'arte marziale di cui i Bianchi sono esperti, che è stata utilizzata come arma per "annientare il contendente" e di "farlo senza considerare le conseguenze dei colpi". Il pestaggio è durato circa 50, interminabili, secondi. Per Willy non ci fu scampo, raggiunto ovunque da colpi a ripetizione: "50 secondi di sofferenza incredibile".