Domenica 22 Giugno 2025
REDAZIONE ROMA

Omicidio a Fregene, Giada Crescenzi resta in carcere. L’appello ai cittadini per trovare l’arma del delitto

La 31enne è accusata per l’uccisione della suocera Stefania Camboni. Lei si professa innocente, la difesa: “Giada non ha segni di colluttazione”. La famiglia ha chiesto agli abitanti di segnalare ritrovamenti sospetti al 112: “Anche un singolo singolo sacchetto può celare elementi probatori importanti”

Omicidio a Fregene, Giada Crescenzi resta in carcere. L’appello ai cittadini per trovare l’arma del delitto

Roma, 19 maggio 2025 – Resta in carcere Giada Crescenzi, la 31enne fermata per l'omicidio della suocera Stefania Camboni, assassinata nel sonno a Fregene. La 58enne è stata ferita con 20 coltellate su tutto il corpo: l’autopsia ha stabilito che ad ucciderla sono stati 4 fendenti a gola e cuore.

È successo nella notte dello scorso 15 maggio nel villino di via Santa Teresa di Gallura. L’aggressione è avvenuta mentre la vittima dormiva: la nuora era in casa e il figlio era uscito per andare al lavoro. È stato proprio il compagno di Giada Crescenzi a trovare il corpo senza vita della madre. 

Non sono ancora stati trovati l’arma del delitto e il telefonino della vittima. La famiglia ha lanciato un appello sui social rivolto agli abitanti di Fregene: “Se trovate indumenti o oggetti sporchi di sangue, non toccate nulla e chiamate il 112. Abbiamo fatto ricerche anche con un drone”, fa sapere l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni-Violoni.

La 60enne Stefania Camboni e la scientifica nella casa dove è stata trovata morta
La 60enne Stefania Camboni e la scientifica nella casa dove è stata trovata morta

Oggi l’interrogatorio di garanzia

La donna, nuora della vittima, si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di convalida del fermo che si è svolto oggi al tribunale a Civitavecchia. Al termine dell'interrogatorio di garanzia, il gip non ha convalidato l’arresto della 31enne, ma ha comunque deciso di proseguire la custodia cautelare in carcere per evitare il rischio di "inquinamento probatorio".

La "decisione dell'indagata di non rispondere all'interrogatorio di garanzia, che è comunque un suo diritto difensivo, riteniamo però aggravi la sua posizione e confermi tutto il quadro indiziario che il pubblico ministero ha già delineato in modo chiaro". Lo afferma il legale della famiglia di Stefania Camboni, la donna uccisa a Fregene, l'avvocato Massimiliano Gabrielli. "Da parte nostra abbiamo ricostruito la vicenda in modo ancor più dettagliato e stiamo contribuendo anche alla ricerca di numerosi altri elementi di prove a carico di questa indagata", conclude Gabrielli.

La difesa: “Giada non ha segni di colluttazione”

Nei suoi confronti il pm contesta il reato di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità. "È molto provata, ma ribadisce la sua estraneità ai fatti. Ricordiamo che l'arma e il telefono della vittima non sono state ancora trovate e che Giada non ha segni di colluttazione. Ora attendiamo di leggere l'ordinanza e poi valuteremo se fare o meno ricorso al Riesame", afferma la legale Anna Maria Anselmi, difensore della donna.

L’appello della famiglia 

“Rivolgiamo un accorato appello a tutta la cittadinanza – fa sapere l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni-Violoni – l’omicidio è oggetto di un'indagine penale tuttora in corso, con la Procura di Civitavecchia impegnata a ricostruire ogni dettaglio utile all'accertamento della verità, anche in ordine ad eventuali concorsi o tentativi di depistaggio”.

"Chiediamo con forza e senso civico – continua – a chiunque, nelle proprie passeggiate, attività di pulizia volontaria o per semplice caso, si imbatta in buste sospette abbandonate in secchioni, nella vegetazione, nella macchia, tra i rovi o in fossati di Fregene e zone limitrofe, soprattutto contenenti indumenti o oggetti sporchi di sangue, di non toccare nulla e di allertare immediatamente le forze dell'ordine, contattando il 112 o la Caserma dei Carabinieri di Fregene (06.665.64.333)".

“Anche un sacchetto potrebbe celare elementi probatori”

"Purtroppo il territorio di Fregene – aggiunge – è spesso vittima dell'inciviltà di chi abbandona rifiuti nei luoghi più remoti, e molti cittadini sono abituati a raccogliere e smaltire tali scarti per senso del decoro. Tuttavia, nel contesto di questo drammatico evento, anche un singolo sacchetto potrebbe celare elementi probatori fondamentali per la giustizia. Abbiamo fondata ragione di credere che l'autore dell'aggressione possa essersi disfatto nottetempo dell'arma del delitto e di altri oggetti compromettenti, occultandoli in zone di macchia poco frequentate e battute tra Fregane e Maccarese".

“Il nostro invito è quindi duplice: non aprire né spostare autonomamente buste o materiali sospetti, e comunicare tempestivamente ogni anomalia alle autorità competenti. Aiutare le indagini significa tutelare la sicurezza dell'intera comunità e rendere onore alla memoria della vittima, i cui familiari attendono verità e giustizia", conclude il legale.