Covid Roma, no vax rifiuta le cure e prende a calci un’infermiera al San Camillo

Per la vittima 10 giorni di prognosi. L’uomo è stato allontanato dal personale di sicurezza dell’ospedale. Ordine degli Infermieri: "Esercizio della professione ogni giorno sempre più difficile"

Sanitari (immagini di repertorio)

Sanitari (immagini di repertorio)

Roma, 14 febbraio 2022 -  Una giovane infermiera è stata aggredita da un paziente no vax che ha rifiutato le cure. È accaduto al San Camillo venerdì scorso 11 febbraio. L'infermiera ha riportato una prognosi di dieci giorni. Il paziente era ricoverato perché positivo al Covid e si era aggravato. L'uomo, rifiutando le cure, l'ha buttata a terra e presa a calci in testa. Per lei una prognosi di 10 giorni. L'aggressore, bloccato dai colleghi della donna, e stato poi allontanato dal personale di sicurezza del San Camillo.

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Solidarietà dei colleghi

“La giovane collega aggredita e pestata all'Ospedale San Camillo ha tutta la solidarietà e l'affetto dell'Ordine degli Infermieri di Roma: ma il fatto è che la sicurezza del personale sanitario nelle strutture ospedaliere è messa in pericolo sempre, e il fenomeno cresce ogni giorno di più, con il protrarsi delle follie negazioniste sul Covid 19”, dichiara il presidente dell'Ordine delle professioni Infermieristiche di Roma, Maurizio Zega.

“A noi sembra che l'esercizio della professione sia reso ogni giorno sempre più difficile, e su questo le autorità pubbliche dovrebbero interrogarsi. Intanto ci pestano, ora qui ora là, poi gli infermieri sono bellamente dimenticati dal governo in sede di legge finanziaria, e così restiamo con compensi peggio che ridicoli. Sembrano semplicemente ignorare la nostra esistenza, anche se oggi leggeremo magari un diluvio di dichiarazioni di solidarietà alla nostra collega, che però avranno un bel sapore di ipocrisia: dopo essere stati dichiarati ‘eroi’, si vuole anche dichiararci martiri? Il colmo - ha concluso Zega - è che questo avviene mentre tutti lamentano che siamo troppo pochi, che c'è bisogno di più infermieri; e secondo autorevoli fonti scientifiche anche il numero di morti durante la pandemia, anomalo nel caso italiano, potrebbe essere dovuto proprio alla carenza di infermieri”.

“Non sarebbe il caso che ci si svegliasse? Alla nostra collega appena arrivata ad esercitare la sua professione va il nostro abbraccio e la nostra vicinanza: nella speranza che questo ennesimo orribile episodio faccia riflettere chi di dovere su una situazione ormai insostenibile. È ora di svegliarsi”, conclude.