Giovedì 18 Aprile 2024

Ndrangheta, blitz contro la "locale" radicata nelle Capitale: 26 misure cautelari

L'operazione della Dia. Perquisizioni in corso a Roma e provincia. Le mani dell'organizzazione criminale su attività economiche, dai panifici alle pescherie

Roma, 9 novembre 2022  - E' in corso da questa mattina una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia per dare esecuzione a un'ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia, che dispone misure cautelari nei confronti di 26 persone, indiziate a vario titolo di far parte di un'associazione per delinquere di stampo mafioso, una cosiddetta locale di 'ndrangheta, radicata da anni sul territorio della Capitale.

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Come fa sapere la Dia in una nota, la 'locale' era "finalizzata ad acquisire la gestione e il controllo di attività economiche nei più svariati settori, ad esempio ittico, della panificazione, della pasticceria, del ritiro delle pelli e degli olii esausti, facendo poi sistematicamente ricorso ad intestazioni fittizie al fine di schermare la reale titolarità delle attività e di numerose ipotesi di attribuzione fittizia di valori. 

"L'organizzazione di matrice 'ndranghetista si ripropone, alla stregua di quanto ricostruito, in termini di gravità indiziaria, dalle indagini sviluppate dal Centro Operativo D.I.A. di Roma, anche il fine di commettere delitti contro il patrimonio e l'incolumità individuale, affermando il controllo egemonico delle attività economiche sul territorio", osserva la Dia. Sono tuttora in corso perquisizioni.  

L'attività d'indagine

Le indagini hanno consentito di ricostruire l'applicazione sistematica di uno schema collaudato, di un modello finanziario "ciclico": abbandono della società ritenuta compromessa, utilizzo di una società nuova, acquisizione della ditta e dei contratti di locazione con la distrazione di beni, insegne e avviamento dell'azienda appartenente alla società da abbandonare, individuazione dei nuovi intestatari fittizi attraverso i quali continuare a possedere le attività commerciali e mantenere il controllo. 

E' stato ricostruito, inoltre, come i vertici e i componenti della locale di Roma, una volta acquisiti gli esercizi commerciali, di frequente entravano in possesso anche degli immobili, versando, all'atto dell'acquisto, un anticipo spesso insignificante diluendolo, poi, in centinaia di rate, garantite da cambiali che, secondo le intercettazioni, erano in realtà pagate in contanti.

Sequestro di 100 milioni di euro

Un sequestro complessivo di 100 milioni di euro è stato messo in atto dagli uomini della Dia, coordinata dalla Dda di Roma, nell'ambito dell'operazione. Complessivamente sono state poste sotto sequestro 25 società. Gli indagati sono accusati, a seconda delle posizioni, di associazione mafiosa, sequestro di persona e fittizia intestazione di beni.

L'operazione di maggio 

L'operazione di oggi segue quella avvenuta nel maggio scorso. Secondo gli inquirenti, a capo della struttura criminale c'erano Antonio Carzo e Vincenzo Alvaro, legati a famiglie di 'ndrangheta operanti nella zona di Cosoleto (Reggio Calabria). In base a quanto accertato dai pm di Roma, coordinati dagli aggiunti Michele Prestipino e Ilaria Calò, il gruppo criminale puntava ad acquisire la gestione di attività economiche nei settori della panificazione, mercato ittico, pasticcerie e ritiro pelli. Le mani del clan erano finite anche sul business della ristorazione e dei bar.

I prestanome. In una intercettazione citata nell'ordinanza del gip, il boss Alvaro detta le regole nella gestione delle società. "Bisogna trovare un polacco, un rumeno, uno zingaro a cui regalare 500/1000 euro a cui intestare sia le quote sociali e le cose e le mura della società", spiega per poi aggiungere: "tutte queste cose che dicono e ti attaccano sono tutte minchiate…io ho fatto un fallimento di un miliardo e mezzo e ho la bancarotta fraudolenta…mi hanno dato tipo l'art. 7 e poi mi hanno arrestato...mi hanno condannato...e ancora devo fare l'appello...vedi tu...è andato in prescrizione…le prescrizioni vanno al doppio delle cose…".

Sostanzialmente il gruppo non operava in una singola area di Roma ma è riuscita ad infiltrarsi in vari settori come quello della ristorazione. Bar, supermercati, mercati all'ingrosso, ristoranti ma anche ritiro pelli e gestione degli olii usati: la 'localè era ovunque e poteva contare anche sull'omertà delle vittime. Per riscuotere i crediti la cosca aveva "appaltato" a gruppi locali, come la famiglia Fasciani, l'attività: esattori per conto terzi. Tra le persone arrestate anche la figlia di Alvaro, Carmela. Nei confronti di quest'ultima è contestato anche un episodio di sequestro di persona e di minacce. La donna è accusata di avere tenuto chiuso un uomo "per circa quindici minuti all'interno di un negozio di via Eurialo, in zona Tuscolano, abbassando la saracinesca». In una altra circostanza ha aggredito una persona che era stata nominata dall'amministratore giudiziario affermando: «non devi toccare i miei soldi, sei un infame, servo dello Stato…" e ancora "e allo Stato infame non lascio niente, brucio tutto". 

Coldiretti: dal pesce la pane, business da 24,5 miliardi 

"Dal pesce al pane fino ai dolci l'agroalimentare è diventato un settore prioritario di investimento della malavita con un business criminale che ha superato i 24,5 miliardi di euro", afferma la Coldiretti in riferimento all'operazione della Dia nella Capitale. 

"La criminalità comprende la strategicità del settore in tempo di crisi economica perché - continua Coldiretti - consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. Non solo si appropriano di vasti comparti dell'agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l'imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l'effetto indiretto di minare profondamente l'immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. Con i classici strumenti dell'estorsione e dell'intimidazione le agromafie impongono l'utilizzo di specifiche ditte di trasporti, o la vendita di determinati prodotti agli esercizi commerciali, che a volte, approfittando della mancanza di liquidità, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali. Un fenomeno che - conclude Coldiretti - minaccia di aggravarsi ulteriormente per gli effetti del caro prezzi provocato dalla guerra che potrebbe spingere le imprese a rischio a ricorrere all'usura per trovare i finanziamenti necessari. 

Piantedosi: "Agire con determinazione"

"Complimenti alla Direzione investigativa antimafia per l'operazione di questa mattina, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, nei riguardi di un sodalizio criminale 'ndranghetista radicato sul territorio romano e dedito alla gestione e al controllo di attività economiche". Così il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. "Agire con determinazione contro le aggressioni al tessuto economico e sociale - ha sottolineato il ministro - è fondamentale per dare una risposta concreta alle comunità locali. Ringrazio ancora una volta magistratura e forze di polizia per l'impegno straordinario che stanno profondendo per prevenire e contrastare le organizzazioni criminali che tentano di occupare zone cittadine e settori imprenditoriali".