Martedì 16 Aprile 2024

Marò, Massimiliano Latorre chiede i danni allo Stato: "Abbiamo rischiato la pena di morte"

La richiesta di risarcimento potrebbe diventare un boomerang per il Governo. L'Avvocatura dello Stato non sarebbe favorevole, mentre FdI ha appena depositato un disegno di legge per un Commissione di'inchiesta sul caso dei due fucilieri arrestato in India

Roma, 3 novembre 2022 – Una richiesta di risarcimento danni per i 106 giorni di prigionia e “per avere rischiato la pena di mortein India. Sarebbe essere questa la nuova strategia dei Marò, un caso che torna di scena e che rischia di creare un impasse politico per il nuovo Governo Meloni. Uno dei due fucilieri italiani, Massimiliano Latorre che nel 2012 fu accusato insieme a Salvatore Girone dell'omicidio di due pescatori indiani largo delle coste del Kerala – starebbe per “dichiarare guerra” contro lo Stato per ottenere un risarcimento, forte del fatto che – secondo i giudici che hanno dato ragione all’Italia nella lunga battaglia legale per la loro liberazione – i due militari avrebbero seguito le regole di ingaggio della Marina quando spararono e uccisero i due pescatori indiani.

Latorre chiede un risarcimento per non aver potuto fare carriera, mettere su famiglia e per diversi altri motivi. A difendere il militare, tuttora in Marina, sono gli avvocati Fabio Anselmo, già legale della famiglia Cucchi, e Silvia Galeone. Per il momento è in corso all'Ordine degli avvocati di Roma la mediazione che precede obbligatoriamente le cause civili. Ma presto potrebbe arrivare anche un'altra causa, da parte dell'altro marò Salvatore Girone. “Abbiamo scritto una lettera alla Marina chiedendo di riparare al sacrificio patito da Girone, con toni amichevoli – spiega il suo avvocato, Enrico Loasses –, ma è arrivata una risposta negativa di una sola riga. Ora stiamo valutando”.

La causa civile è lontana, il primo passo sarà il tentativo di trovare un accordo tra le parti. Ma l’imbarazzo politico è dietro l’angolo. L'Avvocatura dello Stato – il dipartimento legale che rappresenta l’Italia – non sembra essere ben disposta verso il marò. E questo perché il Caso Marò è stato molto costoso per il Paese: l’intricata vicenda giudiziaria è stata seguita da un pool di avvocati interazionali e lo Stato Italiano ha accordato un indennizzo di 40 milioni di rupie pari a questi 500mila euro – alle famiglie delle due vittime. L'azione legale per la richiesta di risarcimento danni allo Stato da parte del fuciliere di Marina Massimiliano Latorre è stata promossa nei confronti “del precedente governo”. A sottolinearlo è l’avvocato del marò, nel tentativo di non rompere gli equilibri con Fratelli d’Italia, sa sempre al fianco dei due militari nella lunga e intricata battaglia legale.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

L'avvocato: "Dieci anni di calvario"

“Credo sia una cosa che non sconvolge e che anche l'altro militare, Salvatore Girone, ne abbia una in cantiere uguale. È chiaro che quello che hanno sofferto i due militari merita considerazione da parte dello Stato. La gestione della vicenda da parte del governo italiano non è stata soddisfacente e in linea con il rispetto delle loro situazioni personali, umane e familiari”, spiega Fabio Anselmo, l’avvocato del fuciliere Massimiliano Latorre che ha richiesto un risarcimento danni allo Stato per la gestione della vicenda che lo ha visto coinvolto dal 2012, quando con il commilitone Girone fu accusato di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati, fino al 2021 quando il gip di Roma ha archiviato le accuse nei loro confronti.

“Penso – sottolinea il legale – si confidi anche sul fatto che l'attuale governo, i cui esponenti politici sono sempre sembrati particolarmente sensibili nei confronti dei due militari, si faccia carico di ciò che deve essere loro riconosciuto”. La richiesta di risarcimento, ha spiegato il legale, è nella fase che precede la causa vera e propria, ovvero una mediazione in cui si tenta di comporre in maniera ‘amichevole’ la lite giudiziaria. Nella richiesta “vengono rappresentate – evidenzia l'avvocato Anselmo - le sofferenze patite per tutta la gestione che viene criticata ivi compreso il ritorno in India con la pena di morte”. Quanto all'ammontare della richiesta di risarcimento, il legale non entra nel dettaglio ma spiega che “è chiaro che hanno passato circa dieci anni un calvario molto pesante, personale, giudiziario e non solo”. Quindi la richiesta sarà alta.

Proposta di legge sui Marò

A livello teorico, l’orientamento dell’Italia non è quindi favorevole per Latorre. Tuttavia, ora che il Governo è da Giorgia Meloni l’esito non è scontato. Sostenuti dal centrodestra nella battaglia di liberazione, i due Marò sono al centro della proposta politica di Fratelli D’Italia: un disegno di legge per istituire una “Commissione d’inchiesta sulla condotta delle autorità nazionali nella vicenda relativa ai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone". A firmare la proposta è stato il deputato Edmondo Cirielli.

"Questa è una vecchia battaglia di FdI fin dalla nostra costituzione", ha detto nei giorni scorsi Cirielli, spiegando che già in passato era stata proposta una Commissione di questo tipo "perché sono accadute vicende strane e gravi, finite con l'abbandono e poi addirittura la restituzione dei nostri militari all'India, nonostante rischiassero la pena di morte. Per quei fatti, addirittura rassegnò le dimissioni il ministro degli Esteri Giulio Terzi in segno di protesta".

Inchiesta archiviata

Lo scorso gennaio il gip di Roma ha archiviato l'inchiesta sui due fucilieri della Marina Militare. E in precedenza il Tribunale arbitrale dell'Aja aveva ordinato formalmente la chiusura del contenzioso tra Italia e India dopo che era stata attribuita all'Italia la giurisdizione sull'accaduto. "Al netto della vicenda giudiziaria, che ci ha dato ragione – ha osservato il deputato di FdI – occorre verificare se ci siano state responsabilità politiche. Sono passati 10 anni: questa vicenda rimane un vulnus e bisogna impedire che possa accadere ancora una volta che nostri militari non siano tutelati fino alla fine".