Venerdì 19 Aprile 2024

La mafia uccide, il silenzio pure. La mostra in Campidoglio

Il sindaco Gualtieri: "Vigileremo sul Pnrr". L'esposizione di Lavinia Caminiti in occasione del trentennale degli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Roma, 7 novembre 2022  - Piazza la Marina e il quartiere Brancaccio. E ancora la siciliana Cinisi e il rione Sanità a Napoli. Racconta le ferite di Palermo e dell'Italia tutta, attraverso gli scatti dei luoghi di violenza, la mostra "La mafia uccide, il silenzio pure. Gli invisibili ammazzati dalla mafia e dall'indifferenza" al via da oggi 7 novembre visibile tutti i giorni in Piazza del Campidoglio a Roma fino al 30 novembre. 

La giornalista Lavinia Caminiti e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri
La giornalista Lavinia Caminiti e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri

L'esposizione, realizzata con la collaborazione del Procuratore della Repubblica Fernando Asaro, prosegue il suo viaggio iniziato nel 2014 e arriva a Roma proprio in occasione del trentennale degli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel percorso, inaugurato questa mattina alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, del neo prefetto Bruno Frattasi e di centinaia di ragazzi delle scuole della città, trovano spazio, in una delle piazze simbolo della Capitale, le foto di tanti luoghi in cui si sono consumati omicidi di mafia immortalati così come sono oggi dall'autrice della mostra, Lavinia Caminiti- con la gente indifferente, l'incuria e la sporcizia che offendono il ricordo -, accostate alle immagini e gli articoli di stampa (tanti de L'Ora, quotidiano di Palermo che con tenacia raccontò i delitti della criminalità) realizzati immediatamente dopo i tragici eventi.

Invisibili, inaugurazione della mostra sulla mafia in Campidoglio
Invisibili, inaugurazione della mostra sulla mafia in Campidoglio

"Credo nella topografia della memoria", ha detto  Gualtieri durante l'inaugurazione, "è giusto che questa mostra sia visibile in questa piazza della Capitale d'Italia. La memoria è fondamentale nella lotta alla mafia. Se lo Stato ha vinto alcune battaglie fondamentali l'ultima cosa da fare è abbassare la guardia e la memoria ci serve per contrastare le mafie, presenti anche in questa città. Stiamo cercando di fare il massimo per vigilare soprattutto per il Pnrr ma senza coscienza civica questa battaglia non può essere vinta".

"Con questa mostra Lavinia ci ricorda com la storia della Repubblica sia stata fortemente segnata dalle morti e dalle aggressioni di mafia. Ma nonostante tutto questo, la Repubblica e' in piedi, la violenza ha provato a piegarla ma non l'ha stravolta - ha dichiarato il giornalista Antonio Calabrò  in apertura della presentazione, spiegando che - le fotografie raccontano la violenza dei clan mafiosi sia verso gli uomini e le istituzioni, dai poliziotti ai magistrati, sia la guerra interna alla mafia stessa a partire dal 1981 per il controllo del traffico di droga". 

Presente anche Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). "Come Anm abbiamo voluto fortemente questa mostra - ha spiegato -. Il nostro congresso è  caduto a trent'anni dalle stragi di Falcone e Borsellino e utilizzare il linguaggio potente della fotografia ci è sembrato il miglior modo di ricordare quanto accaduto. I linguaggi artistici servono a rinnovare la memoria di eventi drammatici che non sono necessariamente consegnati all'eternità. Molti giovani non c'erano ancora all'epoca dei fatti raccontati in questa mostra, io invece ricordo quanto le stragi di mafia ci sconvolsero. Dobbiamo coltivare la memoria e il nostro impegno come Anm consiste proprio nel richiamare tutti ai doveri della cittadinanza e della legalità". 

Nei pannelli esposti fino a fine mese in piazza del Campidoglio la memoria diventa quindi racconto per immagini e parole. "L'idea della mostra nasce anche dal fatto che, spesso, i luoghi in cui si sono compiute le stragi peggiori oggi sono totalmente avvolti dalla quotidianità, fino a diventare indifferenti agli occhi di chi passa - ha raccontato l'autrice, Lavinia Caminiti -. Questa mostra vuole quindi soprattutto arrivare ai giovani e alle scuole, affinchè i ragazzi sappiano. Quando io ero ragazzina - ha raccontato - la parola 'mafia' non si poteva nemmeno pronunciare. Noi vogliamo dire ai giovani che siamo tutti delle vittime. Vogliamo che abbiano consapevolezza e che non crescano nell'indifferenza". "L'unico mezzo contro la mafia e' lo studio, perché la criminalità ci vuole ignoranti" ha concluso l'autrice, rivolta alle scuole presenti nel pubblico.