Ciampino, arrestata Maria Licciardi: mente finanziaria dell'Alleanza di Secondigliano

La 70enne era diretta dalla figlia a Malaga, forse aveva capito di essere nuovamente nel mirino della Procura. Maria "a peccerella" sarebbe la mente finanziaria del clan

Controlli in aeroporto

Controlli in aeroporto

Ciampino (Roma), 7 agosto 2021 – Era diretta in Spagna, precisamente a Malaga, per andare a trovare la figlia e per curare gli “affari di famiglia” Maria Licciardi, la 70enne ritenuta dalla Procura di Napoli a capo dell'omonimo clan fondato dal fratello Gennaro e ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano. La donna è stata fermata stamattina all'aeroporto romano di Ciampino dai carabinieri del Ros. I militari si sono avvicinati mentre stava per consegnare il bagaglio da imbarcare sull'aereo. Insieme a lei, in fila al banco del check-in per la consegna dei bagagli, c'erano anche due accompagnatori per i quali non sono state disposte al momento misure cautelari.

Maria Licciardi, quando è stata circondata dai militari, non ha opposto alcuna resistenza. Anzi, è rimasta tranquilla quando le hanno mostrato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Napoli che l'accusa di essere l'elemento di vertice del clan di cui porta il nome e uno dei componenti di spicco dello storico cartello mafioso. L'Alleanza di Secondigliano è un potente cartello tra le cosche del Napoletano, in grado di governare traffici milionari illeciti e leciti, come le aste giudiziarie e gli investimenti immobiliari. La 70enne è accusata di associazione di tipo mafioso, estorsione, ricettazione di denaro di provenienza illecita, turbativa d'asta. Tutti i reati sono aggravati dalle finalità mafiose.

Nella foto Maria Licciardi
Nella foto Maria Licciardi

Maria “a peccerella”: la mente del clan

Nel tempo, anche grazie all'arresto dei fratelli Pietro e Vincenzo, l'autorità della 70enne all'interno del gruppo è cresciuta, ma dentro la cosca Maria, detta “a peccerella”, è sempre stata la mente più fine, il braccio imprenditoriale. La donna, infatti, era in grado di gestire la “cassa comune” del clan e gli affari migliori, comprese le aste giudiziarie. Questo senza mai tirarsi indietro, nemmeno davanti alla violenza. Tra le contestazioni mosse a suo carico dagli inquirenti, che hanno portato al decreto di fermo di pm, anche le minacce rivolte in prima persona a una donna che non aveva rispettato i patti con il clan, versando la quota stabilita di un affare immobiliare. Proprio il settore della compravendita di immobili è quello in cui Maria Licciardi ha investito molto denaro del clan, occupandosene in prima persona.

Già nel 2001, all'epoca del primo arresto, le fu contestato tra gli altri il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti non escludono che la sua scelta di andare fuori dall'Italia fosse stata dettata dall'aver compreso, grazie al suo sistema capillare di “ascolto del territorio”, di essere nel mirino della procura e destinataria di una nuova misura cautelare dopo l'annullamento di quella emessa dal gip di Napoli nel 2019.