Claudio Campiti era un tiratore esperto: la ricostruzione degli inquirenti

Il 57enne era iscritto dal 2018 al poligono di Tor di Quinto, dove i carabinieri hanno sequestratto documenti e filmati. Il killer ha sparato solo tre colpi, uccidendo le tre donne. Quali reati iscritti nel fascicolo. Le guardie giurate: "Falle evidenti nel tiro a segno"

Roma, 12 dicembre 2022 – Era un tiratore esperto Claudio Campiti, il 57enne frequentava da tempo il poligono di via di Tor di Quinto, dove, iscritto dal 2018, puntualmente si allenava. E ieri mattina non ha lasciato nulla al caso. A dimostrare la sua capacità nell'usare la pistola ci sono i tre colpi sparati e tre donne uccise: sono andati tutto a “segno perfetto”. 

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L'uomo però ieri in quel poligono non ha sparato neanche un colpo e si è allontanato per andare a compiere la strage. Si è presentato a Tor di Quinto fingendo di voler tirare al bersaglio, non destando nessun sospetto perché in quel posto era un cliente abituale. Si è fatto consegnare pistola – una semiautomatica Glock 45 – e munizioni, poi è uscito di nascosto per andare a Fidene a compiere la strage. L’obiettino era “uccidere tutti”, come ha urlato facendo irruzione nella riunione condominiale del consorzio Valleverde, e lo avrebbe fatto davvero se Silvio Paganini non lo avesse fermato: nelle tasche aveva 170 proiettili.

Nella casa ad Ascrea in cui abitava sono stati sequestrati una fototrappola usata come telecamera di sicurezza e un coltello da sub. La perquisizione è stata compiuta dai carabinieri del NucleoRadiomobile di Roma, del Nucleo investigativo di Rieti e della stazione Ascrea. 

Claudio Campiti
Claudio Campiti

Savip: “Falle evidenti”

“Mancano direttive su sicurezza nei tiri a segno”. Ne è convinto Vincenzo del Vicario, segretario del sindacato autonomo vigilanza privata. “Al Tiro a segni nazionale di Roma – continua – nessuno verificava da anni l'adeguatezza delle procedure di sicurezza per l'affidamento delle armi e delle munizioni ai tiratori, lasciando aperte falle fin troppo evidenti”, sottolinea il segretario del Savip. Tra le “falle aperte”, del Vicario evidenzia “l’armeria distante dalle linee di tiro, nessun controllo agli ingressi (in entrata e uscita), mancanza di vigilanza e di metal detector, assenza di conteggio delle munizioni esplose, assenza di effettive procedure per la rilevazione delle anomalie sulla linea di tiro e conseguente allarme, sono solo alcuni degli evidenti difetti che ogni Guardia Giurata ha potuto rilevare durante le esercitazioni periodiche, con l'assenza assoluta di controlli”.

Sull'utilizzo delle armi "non è il momento di fare polemiche, tutte le forze politiche e le istituzioni sono unite nell'esprimere il proprio dolore e la propria condanna a questo episodio, la vicinanza alle vittime, e il sostegno alle forze dell'ordine e magistratura che stanno facendo il loro lavoro”, dice il sindaco Roberto Gualtieri. “La mia posizione, da sempre è stata quella che le armi sono pericolose – continua – e dovrebbero usarle solo le forze dell'ordine. Le armi non sono uno strumento che rafforza la sicurezza, meno armi ci sono in giro e più si è sicuri”.

Fascicolo Campiti: i reati

A Campiti potrebbe venire contestata anche l'appropriazione indebita dell'arma. La Procura, con il pm Giovanni Musarò, contesta al 57enne l'accusa di triplice omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e il triplice tentato omicidio per le persone rimaste ferite.

Poligono: sequestrati verbali e filmati

La struttura del poligono intanto è sotto sequestro e i carabinieri stanno conducendo accertamenti. Gli uomini dell'Arma, coordinata dalla Procura di Roma, prenderanno la documentazione: i verbali di ingresso e uscita di ieri e analizzeranno le telecamere presenti all'interno del Tiro a segno nazionale. Obiettivo di chi indaga è capire come abbia fatto l'uomo ad uscire con la semiautomatica dal poligono e se ci siano state delle presunte falle nel sistema di sorveglianza. La Procura vuole ricostruire eventuali responsabilità di chi doveva vigilare, al momento però non ci sono altri indagati.

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Gualtieri: "Rafforzare i controlli"

Il prefetto Bruno Frattasi, al termine del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza che si è tenuto questa mattina a Roma, ha già annunciato “una stretta sui poligoni di tiro”. Lo chiede anche il sindaco capitolino, Roberto Gualtieri. “Al di là delle responsabilità specifiche del tiro a segno nazionale, sulle quali sta indagando la magistratura e la struttura è sotto sequestro – dice Gualtieri – mi sembra chiaro che c'è l'esigenza di un rafforzamento dei controlli sull'uso delle armi nei poligoni di tiro e nei tiro a segno nazionali”.

Qualcosa è andato storto, tante le ombre su quanto accaduto ieri in quel poligono. “All'articolo 4.1 del regolamento del tiro a segno nazionale – spiega il primo cittadino di Roma – è previsto che non ci si possa fermare da quando si riceve l'arma a quando si va a sparare, ma evidentemente non sono previste procedure rigorose. Forse sarebbe meglio consegnare l'arma sulla linea di tiro. Servirebbe maggiore informazione sui casi in cui vengono negati i porti d'armi (come è successo nel caso di Campiti, ndr): che le autorità sappiano che le persone cui è stato negato l'uso del porto d'armi sportivo esercitano comunque l'attività nei poligoni. E poi maggiore rigore nelle verifiche sulla possibilità di trafugare delle armi senza che nessuno se ne accorga”.

Sull'utilizzo delle armi "non è il momento di fare polemiche, tutte le forze politiche e le istituzioni sono unite nell'esprimere il proprio dolore e la propria condanna a questo episodio, la vicinanza alle vittime, e il sostegno alle forze dell'ordine e magistratura che stanno facendo il loro lavoro”, dice il sindaco Roberto Gualtieri. “La mia posizione, da sempre è stata quella che le armi sono pericolose – continua – e dovrebbero usarle solo le forze dell'ordine. Le armi non sono uno strumento che rafforza la sicurezza, meno armi ci sono in giro e più si è sicuri”.