Fedez indagato per diffamazione: canta di Pietro Maso che uccise i genitori a sprangate

L'uomo, libero dopo aver scontato 30 anni di carcere, ritiene che il testo del brano leda la sua onorabilità e che la vicenda non abbia rilevanza storica

Fedez indagato per diffamazione da Pietro Maso

Fedez indagato per diffamazione da Pietro Maso

Roma, 28 settembre 2021 - Il rapper Fedez accusato di diffamazione aggravata per un verso presente in una sua canzone pubblicata nel giugno scorso in cui cita Pietro Maso, l'uomo che nel '91 uccise a sprangate i genitori e che ha scontato 30 anni per il duplice omicidio. La Procura di Roma, dopo la denuncia presentata nelle scorse settimane da Maso, ha proceduto all'iscrizione nel registro degli indagati del cantante.  Al centro della vicenda giudiziaria il brano 'No Game-Freestyle' pubblicato prima dell'estate dal marito dell'influencer Chiara Ferragni.  La strofa incriminata, finita nella denuncia depositata a piazzale Clodio dal legale Alessio Pomponi, arriva al minuto 1'22' dall'inizio del brano. «Flow delicato, pietre di raso, saluti a famiglia da Pietro Maso, la vita ti spranga sempre a testa alta come quando esce sangue dal naso (…)», le parole che hanno scatenato la reazione di Maso, tornato libero nel 2013 dopo una condanna ad oltre 30 anni di carcere.  "L'invito all'utilizzo di un arnese come la 'spranga' rimanda mediante un linguaggio allusivo alle modalità con cui si è perpetrato il delitto - è detto nella denuncia finita all'attenzione dei magistrati capitolini e la locuzione che precede ironizza in maniera inaccettabile in merito alla mia vicenda personale". 

Maso: Espressioni diffamatorie"

Per Maso "le espressioni utilizzate, riferite e riferibili in maniera chiara, diretta ed esplicita al sottoscritto, indicato per nome e cognome, appaiono oggettivamente diffamatorie e non possono essere certamente ricondotte all'uso di immagini forti appartenenti al genere musicale o alla cifra artistica degli autori, ovvero a vicende personali assimilabili".  Nella denuncia il legale afferma inoltre che le "espressioni utilizzate, riferite e riferibili in maniera chiara, diretta ed esplicita appaiono oggettivamente diffamatorie e non possono essere certamente ricondotte all'uso di immagini forti appartenenti al genere musicale o alla cifra artistica degli autori, ovvero a vicende personali assimilabili".  Nell'esposto si aggiunge inoltre che la "libertà di espressione e di manifestazione del proprio pensiero, anche e soprattutto nel caso di specie (…) non può determinarsi in modo da ledere l'onorabilità altrui, atteso, vi è più, che la vicenda che ha interessato il sottoscritto, ad oggi, non assume alcun interesse in termini di attualità e rilevanza storica".  Il delitto dei coniugi Antonio Maso e Mariarosa Tessari, finiti a colpi di spranga e punteruolo, avvenne la notte tra il 17 e il 18 aprile del 1991 nella villetta della famiglia a Montecchia di Crosara, piccolo centro in provincia di Verona.  Un omicidio efferato che ha caratterizzato la cronaca nera degli anni '90. Pietro Maso, all'epoca dei fatti appena 19enne, dopo alcuni giorni confessò di essere l'autore del massacro, compiuto con l' aiuto di tre suoi amici, Paolo Cavazza, Giorgio Carbognin e un minorenne, al fine di appropriarsi della sua parte di eredità. Il nome di Maso è tornato d'attualità nel luglio dello scorso anno dopo che divenne di dominio pubblico la notizia del reddito di cittadinanza da lui percepito per alcuni mesi.