Roma, detenuto afghano suicida a Regina Coeli. Garante: "Pnrr per aumentare la sicurezza"

L'uomo si è tolto la vita inalando una bomboletta del gas, lo hanno trovato in bagno i compagni di cella

Una cella carceraria

Una cella carceraria

Roma, 13 ottobre 2021 – Afghano suicida al carcere di Regina Coeli, il detenuto si è tolto la vita inalando il gas di una bomboletta. È successo questa notte nella quarta sezione nella casa romana di detenzione, l’uomo è stato ritrovato in bagno dai compagni di cella, ma ormai non c’era più nulla da fare. "Ancora un morto in carcere, questa notte a Regina Coeli. Ancora una volta uno straniero, un afghano, sempre con la solita bomboletta". A confermarlo è il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Stefano Anastasìa. Solo venerdì scorso, un detenuto tossicodipendente è deceduto all’ospedale Cardarelli di Napoli per motivi ancora tutto da accertare: anche in quel caso, il Garante campano ha preso posizione chiedendo di fare luce sulla vicenda, per molti versi ancora oscura.

"Sappiamo bene che i suicidi in carcere non si possono completamente evitare, come fuori e più di fuori. E sappiamo che il Ministero della Giustizia e le Regioni si sono impegnati per piani di prevenzione ad ogni livello e in ogni istituto – commenta Anastasìa –. Quindi, non si può lamentare l'inazione e tantomeno la sottovalutazione. Né ci piace il gioco del cerino, della ricerca della responsabilità ultima, di chi non ha intuito, non ha vigilato o non ha impedito''.

Il Garante si chiede se, “invece di nuovi inutili padiglioni” realizzati in carcere, non fosse “meglio usare fondi Pnrr per adeguamento istituti a normativa sicurezza vigente?”. Si chiede di fare luce sulle condizioni dei carcerati. ''Ogni caso di suicidio va indagato ed elaborato – prosegue Anastasìa –, per capire come sia maturato e che altro avrebbe potuto essere fatto per prevenirlo. Comprendeva la nostra lingua la persona che si è tolto la vita questa notte a Regina Coeli? Sapeva per quale motivo era in carcere e con quali prospettive? Era coinvolto in qualche attività? Aveva rapporti con i familiari o con altre persone care?", sono gli interrogativi ancora tutti aperti che dovranno trovare risposta nelle prossime ore, a verifica aperta. "E poi, quelle bombolette: sono almeno quindici anni che si discute delle piastre elettriche per gli angoli cottura delle camere detentive. Invece di costruire nuovi inutili padiglioni, per tenere in carcere autori di reati da niente, non era meglio usare i fondi del Pnrr per l'adeguamento degli istituti esistenti alla normativa di sicurezza e igienico-sanitaria vigente?'', conclude