Sabato 20 Aprile 2024

Delitto Desirée Mariottini, Corte d'Assise: "Cinica volontà di non salvarla"

Le motivazioni della sentenza. Per i giudici Desiree subì "dolorisissima violenza", i carnefici della giovane volevano tenersi stretta la casa, luogo di spaccio e fonte di reddito

Un momento della lettura della sentenza per l'omicidio di Desirée Mariottini

Un momento della lettura della sentenza per l'omicidio di Desirée Mariottini

Roma, 9 marzo 2022 - "Non si trattò solo della cinica e malevola volontà di non salvare la giovane dall'intossicazione di cui loro stessi erano stati autori e di impedire le indagini delle violenze da lei subite, ma in forma più estesa, di conservare la propria 'casa' e le proprie fonti di 'reddito', oltre ad un tranquillo e sostanzialmente indisturbato luogo di consumo degli stupefacenti, che rendeva eccezionale e noto quel rifugio".

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È quanto scrivono i giudici della Prima Corte d'Assise nelle motivazioni della sentenza per l'omicidio di Desireé Mariottini, la 16 enne di Cisterna di Latina uccisa da un mix di droga e farmaci il 19 ottobre 2018 in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma.

Per questa vicenda, nella sentenza di primo grado, sono stati condannati all'ergastolo Mamadou Gara e Yussef Salia, a 27 anni Alinno China e 24 anni e sei mesi a Brian Minthe. 

Per i giudici anche "chi non ha partecipato, o non vi è prova abbia partecipato alla somministrazione delle sostanze tossiche che indussero allo stato comatoso della ragazza, ben può essere chiamato a rispondere dell'evento morte laddove le condizioni di fatto fossero risultate tali da imporre e pretendere anche da parte sua un dovere di protezione e di impedimento delle conseguenze di danno per il bene della vita di Desiree". 

Nelle motivazioni i giudici ricostruiscono le varie fasi della drammatica vicenda affermando che "gli imputati sapevano perfettamente che la ragazza poco prima aveva bevuto molto metadone e aveva fumato il crack. Gli imputati hanno mostrato un cinico assoluto disinteresse rispetto al progressivo decadimento delle sue funzioni vitali". 

Per i giudici d'Assise, infine, solo "una condizione di totale obnubilamento, associata all'effetto analgesico, sedativo ed antidolorifico secondario che il mix di sostanze le provocò spiegano come la giovane abbia potuto resistere ad una tale forma di dolorosissima violenza, senza alcuna reazione apparente e senza neppure sottrarvisi: tanto più che si trattava della prima esperienza sessuale completa".