Bullismo a scuola e baby gang, aumentano i casi a Roma e nel Lazio: cosa succede e perchè

Minacce in classe con una pistola da soft air, il video virale sui social di una ragazza picchiata, un 17enne down aggredito per strada. Chi sono i bulli e come agiscono

Bullismo e baby gang

Bullismo e baby gang

Roma, 10 ottobre 2022 – Minaccia il compagno di classe con una pistola da soft air, la estrae e gliela punta alle gambe. È solo uno dei tanti episodi subiti dalla vittima, un ragazzino di 14 anni di una scuola superiore di Roma, perseguitato dai bulli. Terrorizzato,lo studente chiede aiuto e la scuole allerta la polizia, che fa irruzione in aula, trovando la pistola nello zaino di un coetaneo. La procura dei minorenni sta indagando, il ragazzo rischia una denuncia per minacce

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Ma quello accaduto all'Istituto Armellini non è l’unico caso avvenuto a Roma e nel Lazio, dove ogni mese ci sarebbero tra i 10 e i 15 casi di bullismo sommerso. “Nel Lazio ultimamente ci sono stati casi gravi, come il ragazzo che ha preso a cazzotti una compagna di classe, sbattendola a terra più volte”, ha raccontato in un servizio Rai Giovanna Pini, presidente del Centro nazionale contro il bullismo.

Sommario:

Cyberbullismo: video virali sui social

È un fenomeno in crescita in tutta Italia, complici anche i social dove sempre più spesso le bravate trovato un palcoscenico che incita i bulli ad alzare il tiro. Violenza, sottomissione e offese vengono filmate con gli smartphone e poi lanciate in rete.

I video dei bulli diventano spesso virali, segno che il problema è più ampio di quel che appare in superficie. Come nel caso della brutale aggressione di una studentessa di 14 anni in una scuola di Roma, filmata mentre veniva picchiata in classe da un compagno. Il video mostra il ragazzo che la spinge con violenza, la ragazza finisce contro il muro: lei cerca di difendersi, il bullo infierisce con una raffica di schiaffi, tra l’indifferenza generale.

Ragazzo down picchiato per strada

Ragazzo down picchiato da cinque 15enni, attirato in una trappola nel quartiere Ostiense di Roma e poi massacrato di botte dal branco. A tendere l’imboscata al 17enne è stata la fidanzatina di uno degli aggressori, che gli ha dato appuntamento all'uscita della metro di piazzale dei Partigiani e poi avrebbe assistito al pestaggio senza muovere un dito. I fatti risalgono allo scorso 2 maggio, ora la procura dei minorenni è arrivata alla chiusura delle indagini.

Baby gang: l'identikit

Ci soni anche le baby gang tra i fenomeni sotto i riflettori. I crimini che più spesso vengono attribuiti ai gruppi giovanili – come le lotte di territorio tra le bande di Roma Nord e della Garbatella sfociata in una maxi rissa con 100 persone  – sono reati violenti come risse, percosse e lesioni, atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici. Meno frequenti e di solito commessi da gruppi più strutturati sono lo spaccio di stupefacenti o reati appropriativi come furti e rapine. Le vittime più frequenti di questi gruppi sono altri giovani tra i 14 e i 18 anni.

A tracciare un identikit delle gang sono le forze dell’ordine: si tratta principalmente di gruppi composti da meno di 10 ragazzi, in prevalenza maschi e con un'età compresa fra i 15 e i 17 anni. Nella maggior parte dei casi i membri delle gang sono italiani, mentre gruppi formati in maggioranza da stranieri o senza una nazionalità prevalente sono meno frequenti.

I più diffusi sono i gruppi privi di una struttura definita, prevalentemente dediti ad attività violente occasionali – come, percosse e lesioni o i pestaggi di massa come quelli avvenuti a Roma o le violenze di massa a Peschiera del Garda – o devianti: presenti in tutte le macroaree del paese, sono il tipo maggiormente rilevato e più consistente numericamente. Questi gruppi sono caratterizzati da legami deboli, una natura più fluida, l'assenza di una gerarchia chiara o una organizzazione definita e spesso anche di fini criminali specifici.

I motivi della violenza

Alcuni fattori capaci di influenzare la scelta dei ragazzi di aderire a queste gang sono i rapporti problematici con le famiglie, con i pari o con il sistema scolastico; difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale; un contesto di disagio sociale o economico. Molti di questi fattori sono stati ulteriormente acuiti durante il periodo pandemico. Influente è anche l'uso dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione o auto-assolvimento.

Scontri tra gruppi di giovani più o meno organizzati, atti di violenza e teppismo che spesso hanno come vittime altri minori bullizzati, che faticano a denunciare”, racconta il direttore del centro intrauniversitario Transcrime, Ernesto Savona. La responsabile del Dipartimento giustizia Minorile e di comunità, Gemma Tuccillo, spiega che “l'osservazione e il trattamento del fenomeno, sempre più allarmante, della devianza giovanile di gruppo, costituisce uno degli obiettivi del dipartimento”.