Giovedì 18 Aprile 2024

Ambasciata somala di Roma, sede occupata da un mese: l'allarme di Radio Mogadiscio

Il nuovo diplomatico incaricato dalla Somalia ha fatto irruzione in via Greccchi nella notte del 6 aprile, mentre l'ex ambasciatore vive barricato a Montesacro. Farnesina in attesa delle elezioni presidenziali di fine mese

L'ambasciata somala di Roma

L'ambasciata somala di Roma

Roma, 5 maggio 2022 – È rimbalzato in radio l’occupazione dell’ambasciata somala a Roma, un caso passato sotto silenzio che sta facendo il giro dell’etere, attraverso i microfoni di Radio Mogadiscio. Se ne è parlato oggi al notiziario quotidiano, trasmesso in lingua italiana alle 14.30 sulle frequenze della radio pubblica somala. Mentre le voci italiane di Radio Mogadiscio entrano nelle case dei somali, a Roma un’ingarbugliata vicenda sta mettendo a soqquadro le relazioni internazionali. Alertate le istituzioni italiane, la Frarnesina sarebbe in stand by in attesa delle elezioni presidenziali di fine maggio, che potrebbero cambiare gli assetti politici di un paese massacrato da 30 anni di guerra civile.

Un caso misterioso, ecco cosa sta succedendo tra Roma e Modadoscio: 

Via Gracchi, sede diplomatica occupata

Tutto inizia nella notte del 6 aprile scorso, quando Ahmed Adbirahman Sheik Nur, parente dell’attuale presidente designato come futuro ambasciatore somalo in Italia, fa irruzione nella sede diplomatica romana di via dei Gracchi e si barrica al suo interno, lasciando fuori il vecchio ambasciatore Mohamed Abdirahman Sheik Issa.

Issa avrebbe dovuto cedere il testimone a Nur dopo il consueto passaggio di consegne, atto formale e necessario che non si è mai realizzato, liquidato con un rapido e silenzioso cambio di serratura. Intanto, 9mila chilometri più a sud, in un clima turbolento, la Somalia si prepara alle elezioni presidenziali, previste a fine maggio.

L’ex ambasciatore barricato a Montesacro

Ma che ne è attualmente dell’ambasciata a Roma? L’ambasciatore Mohamed Abdirahman Sheik Issa ha esposto querela al Commissariato e ha fatto comunicazione al prefetto di Roma, ma fino a che la situazione politica non cambia a Mogadiscio nessuno si espone e la Farnesina sarebbe rimasta in stand by, una situazione imbarazzante, perché l’ambasciata da giorni non funziona e non risponde al pubblico.

Intanto Issa, il diplomatico esautorato, vive barricato nel domicilio diplomatico nel quartiere romano di Montesacro, in attesa di una protezione istituzionale. Ma a Mogadiscio, se accendete la radio alle 14.30, sentirete parlare in italiano.

“Roma, specchio di Mogadiscio”

"Quello che accade nel cuore di Roma è lo specchio di quello che sta succedendo a Mogadiscio" spiega al telefono della giornalista Marzia Coronati, Antar Marincola, nato in Somalia e cittadino italiano dal 1991, nipote di Giorgio Marincola, il partigiano ucciso in Trentino nell’ultimo sanguinario attacco nazista in Italia del 1945, efferata strage di cui proprio in questi giorni, il 4 maggio, ricorre l’anniversario.

"L’Italia ha sempre più mire in Somalia. L’ambasciata somala a Roma è importante perché stanno cambiando gli aspetti geopolitici, una cosa del genere non sarebbe mai successa a Washington o a Londra. In passato gli italiani hanno fatto molti investimenti in Somalia e ora, insieme alla Turchia e alla Cina, il bel paese vuole tornare a investire in quelle terre". L’Italia, che intesse con la Somalia un legame a doppio nodo da secoli, torna ad essere un luogo importante, per intrecciare di nuovi i fili di quel discorso che si è interrotto in 32 anni di guerra civile.

Cosa sta succedendo in Somalia

Come riferisce il sito Garowe Online, il neoeletto presidente della Camera bassa della Somalia, Aden Mohamed Nur Madobe, ha incaricato i comandanti dell’esercito e i vertici della sicurezza di fare riferimento direttamente a lui fino allo svolgimento delle elezioni, e il presidente uscente, Mohamed Abdullahi "Farmajo", ha prontamente risposto congelando tutte le nomine di governo e amministrative nella gestione delle istituzioni federali fino a dopo le elezioni.

Ahmed Adbirahman Sheikh Nur, la persona che ora vive barricata nell’ambasciata a via dei Gracchi, è parente del presidente somalo attuale Formajo, che ha avuto probabilmente fretta di fare insediare qualcuno di più prossimo al suo governo.

Radio Mogadiscio

L’idea di Radio Somalia, frutto di un accordo stipulato in questi mesi tra l’ambasciata italiana e il governo somalo, ricalca un vecchio progetto radiofonico che riscosse un certo successo soprattutto negli anni ‘70, ai tempi del presidente Siad Barre, e che adesso prevede, tra l’altro, l’avvio di corsi di italiano all’Università nazionale somala e la messa in onda di programmi di natura culturale.

Fino a alla fine del secolo scorso, in Somalia era anche attiva un’università sostenuta da Roma con lezioni in lingua italiana, ma con la guerra civile che imperversa da oltre trent’anni il legame tra le due culture si è andato progressivamente indebolendo, per tornare a rinforzarsi in questi ultimi anni, grazie al lavoro diplomatico tra i due Paesi.