PARRE (Bergamo)
«HO
AVUTO ragione. Ho solo detto la verità». Vincenzo Bigoni esce dalla sua casa di Parre non appena un violento acquazzone smette di flagellare paesi e cocuzzoli della Val Seriana. Sfida le intemperie per sfuggire ai giornalisti che adesso lo cercano, braccano l’uomo che ha svelato la relazione segreta del collega e amico Giuseppe Guerinoni, autista di pullman come lui. Un racconto che si è rivelato vero nella sostanza, salvo alcuni particolari. Guerinoni gli aveva confidato di avere «messo nei guai» una ragazza di San Lorenzo, mentre Ester Arzuffi, madre naturale del presunto killer di Yara, è nativa di Villa d’Ogna. Bigoni datava i suoi ricordi ai primi anni ’60, quando invece Massimo Giuseppe Bossetti e la gemella Laura Letizia sono venuti al mondo nell’ottobre del ’70.
Contento, signor Bigoni?
«Sono contento se davvero hanno preso l’assassino della ragazza. Non sono contento per tutto quello che hanno scritto su di me i giornali e per le cose che mi hanno fatto dire».
Per esempio?
«Io ho sempre detto che conoscevo soltanto Giuseppe Guerinoni, il mio collega. Non conoscevo le altre persone della storia. Punto e basta. Non conoscevo la donna. Non ho mai conosciuto la famiglia Bossetti. Non ho mai saputo niente del bambino che era nato. Sapevo soltanto che il mio amico aveva messo nei guai una ragazza. Me lo aveva detto lui e non aveva aggiunto altro».
E adesso?
«Adesso sono stanco. Voglio stare tranquillo e non avere più attorno i giornalisti. Quel poco che sapevo l’ho detto ai carabinieri. E basta. Sono stufo di trovarmi gente in casa, gente che mi cerca, mi aspetta o mi telefona. Quelli che vengono mia moglie li caccia via».
Ha avuto ragione. La storia pare essere arrivata alla svolta decisiva.
«Se è cosi sono contento. Sono contento per Yara e per la sua famiglia. Sono contento se hanno trovato il vero colpevole. Su questo non mi pronuncio». L’ex autista che oggi fa il pensionato e il «nonno vigile» sta sperimentando una notorietà imprevista.
Gabriele Moroni