Milano, 25 aprile 2014 - IL MEA culpa inviato al pm Guariniello e ai Nas di Torino inizia con "Mi vergogno di aver avuto la leggerezza di poter alimentare false speranze nel falso metodo terapeutico di Davide Vannoni". Massimo Sher è neurologo e specialista in medicina legale a Milano.

Quanti pazienti, che usavano il metodo Stamina, ha visitato?
"Una trentina. Ho firmato un solo ricorso per un paziente al tribunale di Monza".

Lei è tra i 15 medici (non indagati) che hanno sostenuto le cure Stamina, stilando referti.
"Guardi, era l’estate del 2013. Ho ricevuto l’incarico dall’avvocato Capuana di Milano (legale per i ricorsi Stamina, ndr) che mi dice ‘ci sono cure compassionevoli da chiedere ai tribunali’. Io dovevo certificare. Perché non dargli cure compassionevoli? Mi sono fidato. Perché non dovevo fidarmi di una struttura come i Civili di Brescia? Ho anche pensato: ma questa gente se non fa le cure a Brescia, dove le fa?".

Li ha visitati per poter scrivere che funzionava?
"Sì, certo. I bambini che ho visto con la mia collaboratrice Maria, sapesse... Mai visti così tanti affetti da malattie rare nella mia vita. Con Maria abbiamo girato tutta Italia".

E cosa certificava?
"Mi sono comportato sempre come se dovessi rendere conto a un giudice di tribunale del mio operato. Leggevo la documentazione stilata da altri medici del paziente, parlavo con le famiglie, mi informavo e osservavo i bambini. Mai fatto un confronto per dire se la terapia stava funzionando, non potevo. Dovevo dire se vedevo effetti collaterali e io non li vedevo".

Cosa sapeva di Vannoni?
"Mi sono venuti i dubbi su di lui quando sono stato nella sua casa a Moncalieri. Altro che casa, era la villa di Diabolik! Poi ho visto la Porsche e una volta, a Roma, quando siamo andati per una riunione ho visto che lui alloggiava in un albergo da 500 euro a notte".

Altri segnali?
"Era dicembre 2013 e si parlava di indagini e di controlli dei Nas. Ho saputo della biologa che il giorno prima faceva la modella... Ho detto ‘cavolo, ma io che ci faccio con un ciarlatano?’".

Sta dicendo che non sapeva niente del metodo Stamina?
"Ho scritto nella lettera che mi vergogno di avere avuto la leggerezza di accettare a sottoporre a visita la maggior parte dei pazienti che hanno subito le infusioni del materiale prelevato dal loro midollo osseo o da quello di un familiare donatore per verificare l’assenza di effetti collaterali e raccogliere elementi clinici e strumentali che potessero provare l’efficacia del metodo".

Cosa diceva Vannoni?
"Preparava la sua salvezza fuori Italia con la cooperativa Capo Verde. Non mi convinceva affatto. Maria gli ha chiesto ‘e se qualcuno esce dalla coop?’ e lui ha risposto ‘e io non gli dò le cellule!’. Lì ho detto basta, il mio lavoro è finito".

Cosa ha visto a Brescia?
"Ai Civili nessuno seguiva questi pazienti".

Come ha motivato il ricorso perchè il giudice approvasse le cure compassionevoli?
"Ho confuso staminali con Stamina, ho scritto che sono conosciute in tutto il mondo. Poi ho saputo che era acqua fresca e anche dannosa".

È sinceramente pentito?
"Non ho remore ad ammettere di essere caduto in un inganno, ho partecipato per qualche mese a un incarico onesto, non ho esaltato questa terapia, ma l’ho spiegata".

di BRUNA BIANCHI