ROMA, 15 SETTEMBRE 2013 - Viceministro Fassina, la coperta del bilancio pubblico è corta: se la sente di escludere la necessità di una manovra aggiuntiva?


«Guardi, io francamente non credo proprio che occorreranno nuove misure, il governo è impegnato a rispettare l’obiettivo del 3% di indebitamento e...».


La interrompo: a differenza di qualche tempo fa, ora Saccomanni non esclude leggeri sforamenti. Cos’è successo?
 

«E’ successo che negli ultimi giorni sono arrivati i dati Istat sul Pil del secondo trimestre e abbiamo visto che sono un po’ peggiori rispetto alle stime. Ovvio che questo possa riflettersi anche sulla finanza pubblica».
 

Appunto, e allora come può escludere una nuova manovra?
 

«Voglio essere chiaro: l’Italia rispetterà il vincolo europeo del 3% tra deficit e Pil, ma bisogna che governo e maggioranza facciano delle scelte».
 

Ossia?
 

«Dobbiamo rivedere le priorità indicate da qui a fine anno: evitare l’innalzamento dell’Iva, eliminare la seconda rata dell’Imu, finanziare la cassa integrazione in deroga e le missioni militari all’estero costerebbe circa 4 miliardi. Sono troppi, e a fine anno non sapremmo davvero dove prenderli».
 

Dunque?
 

«Occorre fare delle scelte. Io sono per privilegiare i produttori rispetto alle rendite, dunque, ad esempio, evitare a tutti i costi l’innalzamento dell’Iva».
 

A scapito di?
 

«Se reintroducessimo l’Imu sul 5% delle prime case di maggior pregio otterremmo un miliardo».
 

Il Pdl considera ormai chiusa quella partita...
 

«Il Pdl farebbe bene a confrontarsi con le priorità del Paese».
 

Un miliardo, comunque, basterebbe a far quadrare i conti?
 

«No, occorrerà fare altre scelte. Negli ultimi mesi c’è stata troppa demagogia».
 

La Troika ci sta nuovamente addosso, lei che ha lavorato al Fondo monetario internazionale che idea s’è fatto dell’approccio dei cosiddetti ‘tecnici’?
 

«Guardi, i tecnici non esistono. In materia economica, ogni scelta è politica. Negli ultimi anni, però, il Fondo monetario ha decisamente cambiato approccio, mentre la Commissione europea ha mantenuto inalterata la propria impostazione liberista».
 

Ci chiedono di intervenire su spesa pubblica e mercato del lavoro...
 

«Appunto, un disco rotto. Riformare il mercato del lavoro servirebbe solo ad abbassare le retribizioni, deprimendo ulteriormente l’economia».
 

Rischiamo ancora d’essere ‘commissariati’?
 

«Rispetto al novembre 2011, le consizioni macroeconomiche sono molto migliorate, il nostro vero problema è l’instabilità politica».
 

Quanto ci costerebbe una crisi di governo?
 

«Difficile dirlo, anche perché sono sicuro che i parlamentari più responsabili ci consentirebbero di andare avanti almeno per varare la legge di stabilità e approvare una nuova legge elettorale...».
 

Ma?
 

«Ma il danno per l’Italia sarebbe comunque enorme perché perderemmo credibilità».
 

A fronte di un danno così grande, il Pd non potrebbe essere più flessibile sulla questione Berlusconi?
 

«No, noi siamo e rimaniamo per il primato della legge: una comunità non può stare in piedi se l’interesse di uno è preponderante su quello di tutti».

 

di Andrea Cangini