Luca Suprani
Ravenna
«LA DIOCESI

perde un pastore e un padre, la Chiesa perde un grande comunicatore, capace di far sentire la gente vicina alla Chiesa e viceversa». Con queste parole l’arcivescovo di Ravenna, Lorenzo Ghizzoni, ha annunciato ieri la scomparsa del cardinale Ersilio Tonini, che si è spento nella notte tra sabato e domenica, alle 2, in quella che da oltre 30 anni era la sua ‘casa’, l’Opera Santa Teresa. Nonostante avesse compiuto la bellezza di 99 anni appena nove giorni fa, «è rimasto lucido fino a poco prima della fine — ha raccontato Suor Virginia che lo assisteva da 12 anni — si è reso conto che stava per morire e ha detto che si preparava ad andare incontro al Signore».
La figura di ‘Sua Emittenza’ — così era anche chiamato per la sua grande attenzione al mondo della comunicazione — era conosciuta non solo in Italia, ma anche all’estero. Si teneva informato su tutto, leggendo ogni giorno quotidiani inglesi, francesi e tedeschi. E, sono in molti a sottolinearlo, è stato un antesignano dei valori di cui parla Papa Francesco, cioè la grande attenzione ai poveri, agli ultimi, perché un ‘pastore si deve sporcare con le pecore’. Clamoroso un suo gesto compiuto a Ravenna dove era arrivato come nuovo arcivescovo nel 1975: visto che non si trovava una casa in città per gli ex tossicodipendenti che volevano iniziare una nuova vita, decise di ospitarli in arcivescovado, mentre lui andò ad abitare all’Opera Santa Teresa (il ‘Cottolengo’ della Romagna in cui vengono assistiti anziani e malati) dove è rimasto fino alla morte.

NATO


a Centovera di San Giorgio Piacentino il 20 luglio 1914, Ersilio Tonini era diventato sacerdote nell’aprile 1937 e, dal 1953 al 1968, era stato parroco a Salsomaggiore. Nel 1969 poi, Papa Paolo VI lo aveva nominato vescovo della diocesi di Macerata-Recanati. Sei anni più tardi il trasferimento a Ravenna, in una terra famosa come ‘mangiapreti’, ma nella quale monsignor Tonini si è fatto subito benvolere per la grandissima capacità di entrare in sintonia con le persone.

INDIMENTICABILE

la sua omelia pronunciata, anzi quasi urlata, nel 1987 in occasione dei funerali vittime della Mecnavi, quando 13 operai persero la vita nella stiva di una nave «dove stavano lavorando in spazi ristretti come topi. Non si deve morire in quel modo, erano uomini, non topi». Sul versante della comunicazione aveva una marcia in più. Memorabili le sue apparizioni televisive al fianco di Sergio Zavoli o, nella trasmissione ‘I dieci comandamenti all’italiana’ di Enzo Biagi di cui era grande amico. E proprio per queste sue grandi doti di comunicatore Papa Giovanni Paolo II lo aveva elevato al soglio cardinalizio il 26 novembre 1994.
Ripeteva spesso: «Per vivere bene ci vogliono tre cose: un pezzo di pane, volersi bene e la coscienza pulita». Valori ereditati dalla sua famiglia di salariati agricoli. Le esequie si terranno domani nel duomo di Ravenna.