MILANO
RIUNIONI
galeotte. Contengono «indizi di reità», dichiara in sentenza il presidente Annamaria Gatto. La Procura della Repubblica le riveda in questa luce, non avendolo finora fatto: valuti e proceda. Persino per corruzione giudiziaria. Ed è un verdetto che implode nel verdetto. È, soprattutto, un nuovo, eventuale, processo per Silvio Berlusconi, ma anche per i suoi due avvocati di punta, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Con una comparsa suggestiva, e tutto sommato scontata, della Ruby Rubacuori. Dietro l’angolo si allunga, per gli amanti del genere, l’ombra di un Ruby ter.
Coda del dispositivo, che sale in testa. La prima riunione galeotta: Ruby, che dal luglio all’agosto 2010 ha reso quattro interrogatori ai pm e ha parlato variamente e confusamente del bunga-bunga di Arcore, la sera fra il 6 e 7 ottobre 2010 viene convocata a Milano, luogo non precisato, in compagnia di quello che sarà il suo futuro compagno, Luca Risso. A raccontare ciò che nessuno ancora sapeva (coperto dal segreto d’indagine, mentre la prima uscita sui giornali è del 26 ottobre 2010): e cioè quel che aveva detto ai pm.

PRESENTI,


«un emissario» rimasto oscuro di Silvio Berlusconi, Risso che riferisce in diretta al telefono le scottanti rivelazioni di Ruby alla sua, allora, fidanzata Serena Facchineri, una donna che verbalizza, e l’avvocato Luca Giuliante. Tutti nomi che compaiono nella lista di trentatre persone per le quali la quinta sezione penale ha trasmesso gli atti alla Procura.
Già la quarta sezione penale del processo a Berlusconi ne aveva trasmessi trentadue di nomi, questi per falsa testimonianza. Mentre ora le ipotesi di reato sono più inquietanti. Favoreggiamento, subornazione di teste. Corruzione giudiziaria. Ipotesi che restano tali fino alla lettura (fra 90 giorni) delle motivazioni della sentenza: ma un Ruby ter dipende solo dalle scelte della Procura.
E poi c’è la seconda riunione galeotta, a scandalo esploso e invito a comparire (a Silvio Berlusconi) ufficializzato il 14 gennaio 2011. È l’adunata del 15 gennaio ad Arcore, convocate le numerose ragazze che in quei giorni sono perquisite e interrogate. Quella riunione porta «indizi di reità» a carico dello stesso Cav e dei legali Ghedini e Longo, porta il sospetto sia stata organizzata per controllare le testimonianze delle Olgettine.

D’ALTRONDE,



alla scia delle due riunioni, il tribunale allega le «condotte ulteriori collegate», queste riferibili a ipotesi di falsa testimonianza, della stessa Ruby, di suo padre Mohamed El Mahroug, dei soliti Mariano Apicella, Carlo Rossella e Giorgio Puricelli. E di tutte quelle donne che non possono far mistero di percepire mensilmente 2mila 500 euro dall’ex premier.
Marinella Rossi