Nino Femiani
NAPOLI
SERGIO

De Gregorio potrebbe uscire presto dal processo sulla cosiddetta «compravendita dei senatori» che lo vede inquisito con Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, tutti accusati di corruzione. A Napoli davanti al gup Amelia Primavera al via ieri l’udienza preliminare e De Gregorio ha fatto la sua mossa. Assistito dall’avvocato Carlo Fabbozzo, ha concordato con la Procura un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa.
Una scelta di coscienza: così De Gregorio ha commentato la sua decisione di ammettere le accuse che gli venivano contestate. «Ho risposto a un’esigenza intima e personale di voler rappresentare ai magistrati di Napoli la mia versione — ha detto ai cronisti a margine dell’udienza — Ho raccontato cose che ho visto», ha aggiunto spiegando di aver maturato questa scelta anche dopo aver sognato il padre defunto. Bisogna ora attendere le decisioni del gup che si pronuncerà il 19 luglio anche sulle richieste degli altri difensori circa l’incompetenza territoriale e il non luogo a procedere (il voto dei parlamentari è insindacabile, dicono). Intanto è stata ammessa la costituzione a parte civile di Codacons e Idv, rigettata quella di Di Pietro.

LA RICOSTRUZIONE


della procura di Napoli (i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco) racconta che, per cambiare schieramento e favorire la caduta del governo Prodi, De Gregorio ottenne tre milioni di euro, due dei quali al nero, sia in contanti sia sotto forma di finanziamenti al suo movimento politico. E aggiunge anche che quei soldi provenivano direttamente dal leader del Pdl Berlusconi, intenzionato a portare avanti la cosiddetta «Operazione Libertà». Tutto però ruota intorno all’interrogativo se sussista o meno il reato di corruzione nel comportamento di un parlamentare che cambia casacca in cambio di soldi o favori.

IL 19 MARZO

scorso i legali della difesa incassarono un primo provvisorio successo allorché il gip Marina Cimma respinse la richiesta di giudizio immediato non condividendo l’evidenza delle prove sostenuta dalla procura. E, una volta concluse le indagini preliminari, fu ribadita la richiesta di giudizio con rito ordinario. I pm nelle ultime ore hanno portato nuovi elementi a sostegno dell’accusa. Si tratta di verbali di interrogatori di due testimoni ascoltati di recente: l’imprenditore Bernardo Bartano, sentito nel carcere di San Vittore e l’ex parlamentare di Fli Italo Bocchino. Il primo ha rivelato che De Gregorio gli disse che Berlusconi era «la persona più ricattabile d’Italia». Bocchino raccontò che il Cavaliere voleva la candidatura di Lavitola per i servizi resi a far cadere Prodi.