Matteo Palo

ROMA, 3 aprile 2013 - IERI il via libera delle Camere alla risoluzione che consente di sbloccare i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese. Oggi l’atteso passaggio in Consiglio dei ministri. Il decreto sugli arretrati che le aziende reclamano avanza verso il traguardo. Ma con un possibile, pesante effetto sull’Irpef. Il consenso, però, è bipartisan: anche il Movimento 5 Stelle, alla fine, ha detto sì. La risoluzione è stata approvata ieri all’unanimità, prima alla Camera e poi al Senato. Al suo interno è stata inserita la revisione dei saldi di finanza pubblica del Def (Documento di economia e finanza). Un passaggio formale ma essenziale, che rivede al ribasso le previsioni per il Pil nel 2013, atteso a un misero -1,3%, e conteggia gli effetti del decreto in arrivo: la previsione per il deficit italiano passa così dall’attuale 2,4% al 2,9% nel 2013, a poca distanza da quel 3% che per Bruxelles costituisce un limite invalicabile.

NON a caso, quasi contemporaneamente, dall’Unione europea è arrivato un richiamo, per bocca del portavoce della Commissione, Olivier Bailly: l’esecutivo comunitario «non ha intenzione» di prendere in considerazione un allungamento dei tempi per il taglio del deficit sotto il 3% per «nessun altro oltre ai tre paesi già annunciati», che sono Spagna, Portogallo e Francia. Roma, per la verità, non ha ancora chiesto deroghe. Bruxelles, comunque, si è già premurata di rendere nota la sua eventuale risposta.
Tornando alla risoluzione, i partiti chiedono anche l’impegno del governo su una lunga lista di punti: dall’allentamento del patto di stabilità alla costituzione di un bilancio federale. Un pacchetto così strategico da convincere tutti, Movimento 5 Stelle incluso. L’esecutivo, allora, oggi si troverà ad analizzare un provvedimento dal valore di 40 miliardi tra il 2013 e il 2014: 19 saranno per gli enti locali, 14 per la sanità e sette per lo Stato. Per reperire queste risorse si starebbe lavorando all’anticipo al 2013 dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef in calendario per il 2014. Un’altra stangata, mentre il fabbisogno statale a marzo fa registrare un aumento a 21,4 miliardi dai 17,9 di marzo 2012.

MA Palazzo Chigi non discuterà solo di pagamenti. Sul tavolo anche l’ingorgo fiscale: salvo modifiche, tra giugno e luglio si dovranno pagare la prima rata della Tares, l’anticipo dell’Imu e un punto in più di Iva. Se ne parlerà in mattinata in consiglio dei ministri, ma anche in un incontro successivo, programmato per il primo pomeriggio tra il governo e l’associazione dei Comuni italiani (Anci), guidata dal presidente Graziano Delrio. L’ipotesi è di rinviare la Tares di un anno, ma per farlo serve almeno un miliardo.