di Marco Girella e Massimo Selleri

BOLOGNA, 1 aprile 2012 - NON CAPITAtutti i giorni di ereditare una multinazionale. E, in aggiunta, soldi, titoli e immobili per un valore complessivo di un miliardo e settecento milioni di euro. E’ quello che è successo giovedì scorso alla curia bolognese. I suoi rappresentanti sono stati convocati nello studio del notaio che si occupava della volontà testamentaria di Michelangelo Manini, il proprietario delle quote di maggioranza della Faac, morto il 17 marzo scorso a 50 anni d’età.
Il documento, redatto nel 1992, quando morì la madre dell’imprenditore, parla chiaro. Nomina la curia bolognese erede unica di tutti i beni di proprietà di Manini. Se la curia non dovesse accettare (ha 90 giorni di tempo per decidere) subentrerebbe nel diritto la Croce Rossa. Se nemmeno la Croce Rossa accettasse l’eredità sarebbe la volta dello Stato italiano.

APPRESA la notizia con un certo stupore, perchè l’industriale scomparso non figurava nell’elenco dei benefattori della chiesa, l’arcidiocesi di Bologna ha avviato l’iter per recepire l’eredità. Ha nominato suo rappresentante nel consiglio di amministrazione di Faac l’avvocato Andrea Moschetti e ha cercato, insieme ai dirigenti dell’azienda, di stabilire il valore del lascito. Impresa non facile, perché la Faac rappresenta solo una parte dell’eredità, e probabilmente non quella maggiore.
«E’ la prima volta che la chiesa diventa proprietaria di una multinazionale — ha detto l’avvocato Moschetti —, ma l’intenzione è quella di andare avanti nella direzione tracciata da Michelangelo Manini».
Volontà confermata anche dall’economo dell’arcidiocesi, monsignor Gian Luigi Nuvoli, secondo il quale «c’era il timore che il socio di minoranza francese subentrasse nella gestione e chiudesse lo stabilimento. Perciò la curia intende garantire la continuità aziendale per non mettere in difficoltà più di duecento dipendenti dello stabilimento di Zola Predosa (su 1055 complessivi nel mondo, ndr), alla periferia di Bologna». Cosa farà la curia con i guadagni? «Li useremo per restaurare luoghi di culto e aiutare persone e famiglie bisognose» sancisce il monsignore.

RIMANE da stabilire l’entità esatta del patrimonio di Manini. Anche se la Faac è un’azienda leader mondiale nel settore dell’automazione e del controllo di accessi commerciali e direzionali, ha un fatturato di poco più di duecento milioni di euro. A ricognizione ancora in corso, l’amministratore delegato, Andrea Marcellan, ritiene che più del cinquanta per cento del miliardo e settecento milioni di euro di valore dell’eredità, stimato dalla curia, dipenda da immobili, titoli, beni e liquidità che non appartengono alla Faac.