dall’inviato Lorenzo Sani
BOLZANO
C’È UNA PROVINCIA

che oggi non festeggia. E’ una provincia che ha un presidente, Luis Durnwalder, che guadagna più di Obama o della Merkel. Sud Tirolo. Bolzano. Italia? «Amici sì, ma padroni a casa propria». Questo è l’apice della mediazione che Eva Klotz offre al Bel Paese. «Noi siamo stati annessi all’Italia dal regime fascista, con violenza fisica e psicologica. Smettiamola anche con questa storia che Roma ci riempie di soldi come regione autonoma: dove sarebbe questa autonomia se non possiamo decidere cosa festeggiare o no? I soldi, poi, sono quelli delle nostre tasse, che invece di sparire da qualche parte, come accade in Italia, restano qui, dove le cose funzionano».

LA SPINA

nel cuore della Pasionaria degli autonomisti è il monumento alla vittoria che Mussolini fece erigere nel 1928 a Bolzano. «Non c’è mai stata una battaglia per conquistare il Tirolo, non è caduta una sola goccia di sangue. Quel monumento è un falso storico e doveva essere intitolato a Cesare Battisti».
Figlia di Gorge Klotz, detto «il Martellatore della Val Passiria» per le decine di attentati dinamitardi compiuti negli anni Sessanta contro i simboli dello Stato italiano, fondatore di Libertà per il Sud Tirolo (Sudtiroler Freiheit), l’evoluzione del Sud Tritolo. «Chiederci di festeggiare l’unità d’Italia è come chiedere a una donna che è stata violentata di festeggiare col suo violentatore l’anniversario della violenza subita».

FIGLIA


di un terrorista? «Se mio padre era un terrorista, allora lo era anche Garibaldi». Possibilità di mediazione? L’avrete capito, poche. «Ci aveva provato il presidente Cossiga. Lui, da sardo, credeva nell’autodeterminazione dei popoli e nel 2008 aveva fatto un disegno di legge che prevedeva un libero referendum con quattro modelli tra cui scegliere: rimanere con l’Italia, andare con l’Austria o con la Germania, oppure creare uno Stato indipendente e sovrano».
A Bressanone non si festeggia, con una motivazione curiosa. Non è stata la Svp o un partito etnico a deciderlo, ma il Pd. «Siamo contrari a una festa per gli italiani, manifestazione che dividerebbe» spiega il vicesindaco Gianlorenzo Pedron. «Faremo un concerto a maggio così festeggeremo tutti insieme, italiani e tedeschi». Perché no anche due salsicce?
Quelli che oggi non festeggiano, l’altra sera hanno tifato Bayern. Come Pius Laitner, leader della destra di opposizione a Durnwalder (Die Freiheitlichen). La sparata anti italiana del presidente della provincia è una avance al suo elettorato? «Durnwalder è un affarista, per lui la politica è un negozio. Pure la questione etnica è in vendita. Alle ultime elezioni ha fatto i manifesti in italiano: se è stato eletto con la maggioranza assoluta lo deve soprattutto ai tanti italiani che l’hanno votato e che ora si sentono traditi. Ma se crede di recuperare quei voti a destra, si sbaglia».

SE PER I SUDTIROLESI



c’è poco da festeggiare, gli italiani si sono fatti riconoscere pure stavolta. È paradossale, ma tra Bolzano e Merano, i partiti non saranno uniti nemmeno per celebrare l’unità d’Italia. Si celebreranno addosso, ognuno per conto proprio. Se morirò il mio Paese mi farà una lapide, fu la profezia di Cesare Battisti, se vivrò mi lapiderà. Citazione ancora attuale. «È giusto che ognuno abbia le proprie opinioni sul 150°» conclude saggiamente Tania Cagnotto, bolzanina, che ha dedicato l’oro mondiale nei tuffi al presidente Napolitano. «Io mi sento italiana a tutti gli effetti, col privilegio di conoscere due culture diverse, entrambe fondamentali nella mia crescita».