di NINO FEMIANI
— ORTA DI ATELLA (CASERTA) —

«MI DIA un po’ di tempo, devo sistemare Maurizio in culla». Carmela Oliva rispunta dopo qualche minuto, con un leggero ansimare, e inizia a raccontare un anno «vissuto affannosamente». Perché lei, 33 anni, è la super-mamma che ha partorito, il 10 gennaio di un anno fa, sei gemellini nell’ospedale Rummo di Benevento. Unico caso al mondo di bimbi venuti alla luce e tutti sopravvissuti.
Siamo alla vigilia del loro primo compleanno, come stanno Paolo, Maurizio, Francesca Pia, Angelica, Annachiara e Serena?
«Tutti bene, grazie a Dio. Paolo, che pesava solo 610 grammi, è stato l’ultimo a lasciare nel mese di giugno il reparto di terapia intensiva neonatale di Benevento. Ora però sono tutti qui con me, ed è questo che conta».
Quando lei partorì, suo marito Pino lanciò un appello: le nostre condizioni economiche non sono rosee e io non ho neppure un lavoro, aiutateci. E’ arrivato questo aiuto?
«Pino ha un lavoro. Fa il carrellista in un supermercato in provincia di Napoli».
Un lavoro fisso?
«Non proprio, ma sa come è dalle nostre parti…».
Spieghi meglio.
«Il posto è sicuro, ma si svolge con modalità insolite e con orari molto flessibili. Poi si tratta di fare anche venti chilometri all’andata e altrettanti al ritorno e la paga non ci consente di uscire dal rigo… Con sei figli, appena sgarri di un euro, ti trovi con il conto in rosso».
E’ stato un anno difficile.
«Sì, ma io sono abituata a essere sempre ottimista».
Un anno fa, il centralino dell’ospedale sannita fu preso d’assalto, telefonate di solidarietà da tutt’Italia. Cessato quel clamore, cosa è rimasto?
«Sì, è vero, quando i sei piccoli vennero alla luce dovettero attivare un numero apposito per fronteggiare tutte le chiamate, perché i centralini dell’ospedale erano intasati. Tanta gente offriva aiuto, soprattutto oggetti per bambini: vestitini, culle, passeggini. Una casa farmaceutica ha offerto anche pannolini e latte per un anno. Ora l’attenzione è calata, come è ovvio».
Un posto d’onore in questa rete di solidarietà è quello riservato al sindaco di Benevento Fausto Pepe.
«Ci è stato molto vicino. Ci ha offerto un posto in albergo in mezza pensione per tutto il tempo in cui i bambini erano ricoverati al Rummo. Ci è stato tanto accanto che quando Paolo è uscito dal reparto ho voluto che il sindaco lo tenesse a battesimo e fosse il suo padrino”.
Come si svolge la sua giornata con tanti piccoli da accudire?
«Beh, la mia casa è sempre affollata, c’è tanta gente che mi sta accanto. Oltre mia madre, mia sorella e le mie cugine, il comune di Orta di Atella mi ha messo a disposizione quattro assistenti, due di mattina e due di pomeriggio. Ma anche con tre-quattro-persone, con questa folla che mi gira intorno, il lavoro in casa con i gemellini è impegnativo e continuo».
Cosa si aspetta per il futuro?
«Sono felice e non mi scoraggio di fronte alle obiettive difficoltà. Certo, qualcuno avrebbe potuto fare di più per noi. Ma ora non è più tempo di pensare al passato. Per il 2011 spero in una prospettiva più rosea per Pino. Lui, prima di essere disoccupato, lavorava in una fabbrica di scarpe qui in zona. Poi, per la crisi, si è trovato senza lavoro. Ora è ripartito e spero solo che possa ottenere un lavoro adatto alle sue capacità con qualche soldino in più».
Cosa ha portato la Befana ai suoi piccoli figli?
«Una calza simbolica e un peluche per ognuno. Ora sono ancora piccoli, ma già pregusto il momento in cui tutti insieme potranno scartocciare i doni e festeggiare».