Roma, 25 ottobre 2010 - MATTEO RENZI continua a rottamare e a invitare la vecchia guardia del Pd ad andare a casa. Lo fa anche in tv, a In mezz’ora di Lucia Annunziata, ma si becca una bella bacchettata dall’area Prodi. Per bocca di Angelo Rovati, che gli replica: no, grazie, noi preferiamo lo stile di Andrea Ceccherini, il giovane fiorentino che guida l’Osservatorio Permanente Giovani-Editori, e quest’anno porta i giornali sui banchi di un milione e 802mila studenti.
E’ il clou di un’altra giornata al vetriolo, tanto per attizzare il clima mentre si avvicina l’appuntamento dei rottamatori, la convention Prossima fermata l’Italia in agenda dal 5 al 7 novembre, proprio a Firenze, in casa del sindaco. Una giornata che vive sulle stilettate tra Matteo Renzi, leader dei ‘rinnovatori’ con Pippo Civati, e la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. E che si consuma sul piccolo schermo, dove Renzi coglie al volo la ghiotta occasione di In mezz’ora per rilanciare il grido «andate a casa». Il ragionamento non si muove di un millimetro: «Se una generazione — dice Renzi — ha provato a fare certe cose e non ci è riuscita, non è che può restare lì fino allo sfinimento... Questa generazione ha avuto le proprie chances e ha fallito». E ancora: «Se D’Alema va a casa, ce ne faremo uan ragione».
MA NON HA FATTO i conti con l’ospite in studio: Angelo Rovati, 65 anni, ex giocatore e dirigente di basket, marito della stilista Chiara Boni, braccio destro di Prodi a Palazzo Chigi fino all’affaire Telecom, oggi presidente di Hopa e vicinissimo a Giovanni Bazoli, presidente del comitato di sorveglianza di Intesa San Paolo. Il quale, ripercorrendo in poche battute l’esperienza politica di Prodi, non solo lo ha invitato a ragionare con calma e a «cercare di farsi capire». Ma alla fine, con una battuta secca, gli ha posto di fronte l’esempio di un altro giovane. Fiorentino, per giunta, «uno che è un suo amico, perché Ceccherini è un suo amico, no?». L’«esempio» citato da Rovati è Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e anima dell’iniziativa Quotidiano in Classe. «E’ un giovane — dice Rovati a Renzi — che utilizza non la rottamazione per potersi fare spazio: ha fatto un movimento incredibile sui giornali». Poi Rovati cita in rapida successione, Dino Frescobaldi che ha fatto reportage fino a 85 anni, Picasso che dipingeva a 90 anni, e conclude: «Pensi se avessimo rottamato Napolitano...».
E’ LA CHIUSURA di uno scambio serrato, ma non così velenoso come quello tra Renzi e la Finocchiaro, a stretto giro di agenzie di stampa. «Forse è meglio — gli aveva detto lei — se il rinnovamento si affronta evitando parole che sono un po’ maleducate». «A volte — replica il giovane sindaco — passiamo da arrogantelli, ma chiedere per favore alla Finocchiaro, che è in parlamento dal 1987, di lasciare il posto a una giovane precaria, a una ricercatrice, a una mamma, non credo si maleducato». Controreplica: «Gli ho dato del maleducato perché non si usa il termine ‘rottamare’ quando si tratta di persone».
La disputa continua. Era cominciata a fine agosto, dopo uno scambio di lettere tra Veltroni e Bersani. «Uno sbadiglio ci seppellirà. Mandiamoli a casa, questi leader tristi del Pd»: con queste parole fu Matteo Renzi il primo a parlare di ‘rottamazione’. Che però, notava venerdì Pierferdinando Casini, «sembra solo uno spot».
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