Mercoledì 24 Aprile 2024

Zingaretti da Obama nel Renzi-day

L'idea: nei giorni della Leopolda volerà negli Usa per 'oscurare' Matteo

Nicola Zingaretti, segretario del Pd (ImagoE)

Nicola Zingaretti, segretario del Pd (ImagoE)

Roma, 24 settembre 2019 - Allontanare da Renzi i riflettori. Possibilmente chiuderlo in un cono d’ombra. Se avesse la bacchetta magica, Nicola Zingaretti avvolgerebbe Italia viva, figlia della scissione, in una coltre d’oblio. E non permetterebbe che tutta l’attenzione mediatica si concentri sulla Leopolda (che inizia il 18 ottobre) soprattutto in questa fase in cui deve per forza affermarsi il nuovo marchio. Ecco perché in queste ore sta ragionando con i suoi sul da farsi: "Ci sarà una sorpresa", confermano al Nazareno. Ma quale? Le bocche sono cucite, però pare che ci siano contatti in corso con l’ex presidente Barack Obama per un incontro negli Stati Uniti che dovrebbe avvenire nel week end del battesimo della creatura del Matteo fiorentino. Sarebbe un bel colpo. Che fa il paio con quello di Salvini che ha indetto la sua manifestazione anti-governativa a Roma il 19 ottobre.    E del resto: la questione Renzi ha tenuto banco anche alla Direzione del Pd. Primo effetto concreto dell’addio – al di là della botta psicologica – è la necessità di mettere mano al partito. I renziani rimasti, esponenti di Base riformista, la mettono giù piatta piatta: caro Nicola, se vuoi che non andiamo via bisogna ridiscutere tutto. Dal congresso che ti ha incoronato è cambiato il mondo. "C’è bisogno di uno sforzo corale di responsabilità che superi la fase post-congressuale", avverte Guerini. Ha voglia il vicesegretario Orlando di mantenere la delimitazione dell’attuale maggioranza: "Chi è indeciso se restare non può avere incarichi sul territorio". Zingaretti, che per non apparire un uomo solo al comando ha evitato di aprire l’assise, legittima le aspettative degli ex fedelissimi del senatore di Rignano annunciando un riequilibrio negli organi Pd: "Abbiamo bisogno delle minoranze, vedremo con quali modalità riorganizzare il dibattito interno". Qualcuno evoca un congresso ma quasi tutta la platea concorda: sarebbe sbagliato farlo ora. Però un punto – si riconosce – bisogna metterlo. Il primo passo si dice sia l’allargamento della segreteria, grazie anche al fatto che alcuni hanno lasciato il loro posto per entrare nell’esecutivo. Sarebbe la "prima apertura" di cui si parlerà martedì o mercoledì della prossima settimana, quando la Direzione tornerà a riunirsi. Altro luogo di discussione potrebbe essere la kermesse che inizia l’8 novembre a Bologna, sotto il patrocinio di Cuperlo. "Il mondo è cambiato – scandisce Delrio parlando all’assemblea dei deputati – dobbiamo adeguare la nostra analisi".    Ne è consapevole Zingaretti, che rilancia la necessità di una" fase straordinaria", partendo dalle giornate del tesseramento: "Dal 3 al 6 ottobre ci sarà una grande mobilitazione nelle piazze: non prendiamola sotto gamba". Tra ritorni e addii, c’è spazio per discutere di legge elettorale: si fa strada il maggioritario, sistema che non agevolerebbe il cammino di Renzi. Ma si discute anche di elezioni regionali: è ufficiale, in Emilia Romagna si voterà il 26 gennaio per la nuova giunta. Il governatore uscente Bonaccini avrà così almeno due mesi di tempo per definire l’alleanza con i grillini. Alla luce anche dei risultati in Umbria.