La sinistra da Nanni Moretti a Barbara D’Urso. "Se si mette a dire una cosa è populista"

Il sociologo Panarari e la crisi del Pd: rotti tutti gli schemi. Zingaretti? Non si può aprire una crisi al buio ed essere considerati affidabili

La celebre scena di Nanni Moretti in Aprile (1998): "D’Alema, di’ una cosa di sinistra!"

La celebre scena di Nanni Moretti in Aprile (1998): "D’Alema, di’ una cosa di sinistra!"

Le Sardine acquartierate al Nazareno, Beppe Grillo che si propone "segretario elevato" scadenza 2050, Nicola Zingaretti autodissolto o forse mai pervenuto. Se ogni segretario di partito è fisiologicamente pro tempore, i segretari del Pd sopravvivono sempre meno alla sindrome da obsolescenza precoce. Eppure Massimiliano Panarari, professore di sociologia della comunicazione all’università Mercatorum di Roma ed esperto di comunicazione politica, stavolta si proclama "stupito per la qualità dell’avvitamento".

Veltroni, Bersani, Renzi. Ora tocca a Zingaretti. Qual è il punto di accelerazione di questa nuova crisi che perpetua la fragilità del partito dopo illustri fughe e fresche scissioni?

"La pandemia agisce come acceleratore e catalizzatore delle dinamiche sociali e dei corpi collettivi. Le fibrillazioni, le tensioni e le lacerazioni che contraddistinguono il Pd – perennemente in bilico tra adesione al riformismo e nostalgie di sinistra post comunista – diventano centrali e presentano il conto per quell’amalgama mai realizzato".

In questa crisi c’è un salto liturgico: con le dimissioni via Facebook, comunicate prima a Conte e agli alleati M5s che agli organi del partito, cala il sipario anche sull’idea di ’disciplina’ ereditata dalla tradizione comunista?

"La scelta di Zingaretti attiva una rottura evidente degli schemi: sul piano politico impattando sull’immagine del Pd come soggetto di affidabile continuità istituzionale; sul piano mediatico privilegiando una comunicazione di matrice populista".

Le elucubrazioni sulla sinistra dei film di Nanni Moretti oggi sembrano preistoria. Qual è la nuova suggestione?

"Zingaretti e il suo circolo dirigente ritengono che non si possa prescindere dal populismo come spirito dei tempi, come torsione politica della maggioranza e come format comunicativo. Vedi anche il tweet solidale a Barbara D’Urso – protagonista di un modo di fare tv molto criticato dai militanti. Non sono episodi, ma l’adesione sistematica a una trasfigurazione. Le stesse Sardine che inscenano Occupy Nazareno realizzano un autentico cortocircuito narrativo. Pensateci bene: un movimento di piazza, poi dormiente per mesi, che in favor di telecamera si trasforma in guardiano di sistema. Di quelle radici che Zingaretti vorrebbe rilanciare teorizzando – questo è il paradosso – un’alleanza sistemica coi 5 Stelle".

I sondaggi schiacciano il Pd al 14%. Il tracollo è vicino?

"Non si può essere partito simbolo della continuità istituzionale producendo una crisi al buio. Non si può essere la forza trainante del buon governo e della responsabilità avendo il populismo come software ideologico. È questo l’equivoco da risolvere. Con un’opzione astratta, Zingaretti e i suoi pensavano di cannibalizzare M5s, imitando Salvini. Sta accadendo il contrario, e proprio per una questione di egemonia culturale rovesciata. Grillo che si propone ’segretario elevato’ del Pd ne è la dimostrazione lampante".

Draghi al governo con il suo stile di comando, la Lega vociante azionista di riferimento, Forza Italia e Italia viva a presidio del centro, i 5 Stelle che con Conte rialzano la testa. Il Pd ha ancora spazio?

"Da Tangentopoli in poi, i partiti combattono con una transizione infinita del sistema politico-istituzionale. Questo gioco complesso, in un mondo che cambia, chiama l’offerta partitica a una proposta sempre più sfidante. Il Pd deve ridefinire la propria identità univoca in chiave europeista, riformista e inclusiva superando lo scollamento con il mondo del lavoro dall’industria alle partite Iva. È il modello emiliano reinventato da Bonaccini: una proposta che nell’attuale campo politico ha ancora alto potenziale di consenso, a patto di aprirsi ai ceti produttivi e alla società civile".