Zelensky, il discorso al Parlamento italiano: "Mariupol come Genova"

Il presidente ucraino in videocollegamento con la Camera dei deputati chiede nuove sanzioni: "Putin vuole entrare in Europa". Draghi: "Resistenza eroica, rispondiamo con aiuti, anche militari"

Roma, 22 marzo 2022 - Dodici minuti: tanto è durato il discorso di Zelensky alla Camera dei deputati. Dopo la Camera dei Comuni, il Congresso, il Bundestag, e i parlamenti canadese e israeliano, il presidente ucraino è intervenuto in videocollegamento davanti al Parlamento italiano. Anche in Italia le parole di Zelensky sono state seguite in religioso silenzio dai deputati e salutate da una standing ovation. E dal Vaticano è arrivata la telefonata di Papa Francesco: "Caro popolo italiano, oggi ho parlato con sua Santità Papa Francesco e lui ha detto parole molto importanti", ha esordito Zelensky a Montecitorio.

Sommario 

Il discorso di Zelensky

Un intervento composto, scandito da paralleli tra Ucraina e Italia: "L'invasione russa sta distruggendo le famiglie, la guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti, è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata". E ancora: "Kiev ha bisogno di vivere nella pace, una pace continua, eterna, come deve averla Roma e qualunque città del nostro mondo. Ma a Kiev ogni giorno si sentono le sirene e cadono le bombe e i missili". 

Zelensky ha raccontato le devastazioni del conflitto, evocando il nazismo. "A Kiev torturano, violentano, rapiscono bambini, distruggono e con i camion portano via i nostri beni. L'ultima volta in Europa è stato fatto dai nazisti. Una settimana fa ho parlato ad un incontro a Firenze, ho chiesto a tutti gli italiani di portare il numero 79, che era il numero di bambini uccisi, ora sono ora 117, a causa del procrastinarsi della guerra. Con la pressione russa ci sono migliaia di feriti, centinaia di migliaia di vite distrutte, di case abbandonate, i morti nelle fosse comuni e nei parchi". 

Il presidente ucraino ha poi ricordato le azioni di solidarietà del passato, lontano e recente, che Italia e Ucraina si sono scambiati: "Gli ucraini sono stati vicini a voi durante la pandemia, noi abbiamo inviato medici e gli italiani ci hanno aiutati durante l'alluvione". Ma la vicinanza che in questo momento l'Italia sta dimostrando a Kiev, non è sufficiente, dice Zelensky, che è tornato a chiedere di più. "L'invasione dura da 27 giorni, quasi un mese: abbiamo bisogno di altre sanzioni, altre pressioni". Non si fa riferimento, stavolta, alla no fly zone.

Di fronte alle ambizioni del Cremlino, dice il presidente ucraino, l'Europa non è al sicuro: "L'Ucraina è il cancello per l'esercito russo e loro vogliono entrare in Europa, ma la barbarie non deve entrare". E ancora: "L'esercito russo è riuscito a minare anche il mare vicino ai nostri porti: questo è un pericolo anche per i Paesi vicini". 

Cos'ha detto Draghi 

Dopo Zelensky ha parlato il presidente Draghi: "Davanti all'inciviltà non ci giriamo dall'altra parte. A chi scappa dalla guerra dobbiamo offrire accoglienza, di fronte ai massacri dobbiamo rispondere con aiuti, anche militari, alla resistenza". Resistenza che il presidente del consiglio non esita a definire "eroica". L'appoggio del governo italiano a Kiev è totale, anche perché "l'Ucraina non difende solo se stessa ma la nostra pace, libertà e sicurezza".  "Voglio dire al presidente Zelensky: l'Italia è al fianco dell'Ucraina. L'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea". Draghi non nasconde la stima per il collega: "Dall'inizio della guerra l'Italia ha ammirato il coraggio, la determinazione, il patriottismo del presidente Zelensky e dei cittadini ucraini. Il vostro popolo è diventato il vostro esercito, l'arroganza del governo russo si è scontrata con la dignità del popolo ucraino". Il presidente del Consiglio ha poi parlato delle sanzioni. "Hanno l'obiettivo di far cessare le ostilità" e di far sedere Mosca a un tavolo di un'eventuale trattativa. Un passaggio anche sull'accoglienza. "L'Italia - ha detto il premier - ha mostrato la sua solidarietà". Ed è pronta a fare ancora di più, su tutti i fronti, per aiutare l'Ucraina. Un Paese che l'Italia "vuole nella Ue".

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I parlamentari assenti: il caso Petrocelli

Nessuna 'intemperanza' in Aula, né manifestazioni di dissenso, come anche qualcuno nella maggioranza temeva. L'intervento di Zelensky è stato apprezzato anche da Matteo Salvini ("le sue parole sono di pace"), al netto dei distinguo sulle armi dall'Italia ("non vorrei che ci portiamo la guerra in casa"). 

Chi, tra i parlamentari, non ha condiviso sin dall'inizio che il Parlamento italiano ospitasse Zelensky, ha optato per l'assenza, 'giustificata' da una missione o meno: tra questi il leghista Simone Pillon e il presidente della commissione Esteri del Senato, il pentastellato Vito Petrocelli. Proprio Petrocelli è al centro delle polemiche. "Non condivido la posizione italiana che vuole mandare armi a una delle parti in conflitto - ha ribadito oggi - E' contraria alla costituzione". Italia Viva chiede le sue dimissioni dalla presidenza della Commissione, facendo pressing su Giuseppe Conte. Lui non molla, anzi rilancia: "Non voterò più la fiducia al governo". Rischia l'espulsione dal Movimento, che però, al momento, minimizza. 

Il gruppo di Alternativa, nato dai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle, non ha preso parte alla seduta con Zelensky, definita "una forzatura" e "un'operazione di marketing". Nella galassia degli ex pentastellati le assenze non si fermano qui. Il senatore Nicola Morra, ieri spiegava che sarebbe stato "fuori per lavoro".

Per il M5s non c'erano la deputata Enrica Segneri, Davide Serritella ("per altri impegni fissati da tempo") e Vincenzo Presutto. Quest'ultimo spiega di essere "favorevole" all'intervento di Zelensky, ma di non poter partecipare per questioni organizzative. 

Emanuele Dessì, ora Partito Comunista, diserta il collegamento. Assente poi Bianca Laura Granato (Misto), finita nell'occhio del ciclone per aver sostenuto la necessità di far intervenire in collegamento con il Parlamento italiano anche Vladimir Putin. Alla Camera è diversificata la posizione di FacciamoEco che lasciava agli iscritti la facoltà di decidere in autonomia. Andrea Cecconi, per esempio, ha deciso di non andare in Aula.